Consiglio regionale, la minoranza contro Balleari: “Regole violate, asseconda il bullismo di Bucci”

  • Postato il 29 aprile 2025
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Genova. “Sconcerto” da parte dell’opposizione in Regione Liguria sulle modalità di conduzione dell’aula da parte del presidente del Consiglio Stefano Balleari. A esprimerlo in una lettera sono tutti i gruppi di minoranza dopo l’ennesimo episodio oggetto di contestazione avvenuto la settimana scorsa: l’approvazione della legge sul bonus affitti per l’entroterra avvenuta oltre il termine di convocazione della seduta senza che si riunisse prima l’ufficio di presidenza integrato, come previsto invece dal regolamento. Già a marzo era arrivata un‘esplicita richiesta di dimissioni dopo una furiosa lite in aula che aveva coinvolto anche Bucci.

“Il termine sconcerto è quello più appropriato rispetto ad una conduzione che non si può più derubricare ad episodica, ma che rappresenta la cifra di questi primi mesi della nuova consiliatura. Mesi in cui l’autonomia del Consiglio regionale rispetto alla giunta si è affievolita in maniera talmente evidente da perdere anche i contorni minimi del decoro istituzionale e del rispetto dello Statuto e del regolamento”, accusa la minoranza

“Da diversi mesi – prosegue la lettera indirizzata al presidente Balleari – assistiamo ad un atteggiamento del presidente del Consiglio che asseconda il bullismo istituzionale del presidente della giunta regionale, il quale nelle singole sedute si permette di intimare al presidente non solo di chi deve parlare, ma chi deve essere richiamato, come si devono organizzare i lavori, quando devono essere aperti e addirittura quando i lavori stessi devono essere chiusi, in violazione delle più elementari regole dell’aula. In ogni occasione dubbia, al comando del presidente della giunta, è arrivata la pronta ed ubbidiente adesione del presidente del Consiglio. Un presidente del Consiglio che deve rispondere, lo ricordiamo, non alla giunta, ma al Consiglio stesso. Il Consiglio ha anche una funzione di controllo dell’operato della giunta, mentre invece qui ci troviamo di fronte ad un presidente in balia delle indicazioni della giunta. Una vicenda sconcertante”.

Quindi l’accusa rispetto ai fatti del 22 aprile: “Per prassi – si legge – tema della eventuale prosecuzione viene posto esplicitamente in discussione in aula qualora si sia nella fase finale di un provvedimento (dichiarazioni di voto finali del provvedimento) e solo qualora si veda che esista una palese e completa adesione alla prosecuzione si ritiene assorbito il passaggio in Upi. Una prassi non consolidata, perché negli anni si sono rinviati provvedimenti alla seduta successiva non solo quando si era ancora in fase di voto ma anche qualora ci si trovava in sede di dichiarazione di voto finale. Nella scorsa seduta invece il presidente del Consiglio ha disposto, senza neppure un confronto con l’ufficio di presidenza, la continuazione oltre l’ora di convocazione, violando nei fatti il regolamento e nei fatti facendo votare un testo di legge oltre l’orario della seduta, nei fatti senza una copertura organizzativa-amministrativa. Inoltre è stato negato, in forma anch’essa contraria al regolamento, il richiamo all’ordine dei lavori, di cui all’articolo 59 del regolamento interno” che “per regola e per prassi ha precedenza rispetto alla discussione principale, anche prima del voto su un provvedimento. In quella seduta non è stato possibile porre il tema della convocazione dell’Upi, perché il presidente, autonomamente, ha imposto il voto sul provvedimento e la chiusura della seduta stessa”.

Da qui i dubbi dei capigruppo di Pd, M5s, Avs e Lista Orlando: “La seduta è valida se è proseguita oltre i termini senza aver rispettato le procedure che ne dispongono l’apertura e la chiusura dei lavori? Si ha così scarsa attenzione, per rispondere ad esigenze politiche della maggioranza, alle più elementari regoli di formazioni degli atti legislativi, con il rischio di ombre, dubbi su come si svolgono le procedure? E infine quale valori hanno le regole di un’assemblea legislativa, se ogni volta vengono interpretate e distorte, per assecondare le richieste di chi urla più forte? A chi si deve rivolgere la minoranza, per terzietà e imparzialità, se il presidente del Consiglio è diventato un esecutore dei diktat del presidente della Regione, in spregio allo Statuto?

“Se le regole non esistono, e valgono solo come un canovaccio a seconda delle convenienze o come una clava nei confronti della minoranza per silenziarne le ragioni, viene meno qualsiasi forma di confronto possibile tra maggioranza e opposizione in uno spazio democratico quale dovrebbe essere il Consiglio regionale, perché chi è chiamato a garantirle in realtà non è arbitro, ma giocatore. Noi contrasteremo in ogni forma questo tentativo di piegare il Consiglio regionale alle urla del capo, usando tutti gli strumenti che lo Statuto e la Costituzione ci consente per riaffermare lo spazio di discussione che è il cuore di ogni democrazia. Le istituzioni sopravvivono ai capi pro tempore, e vanno preservate da chi cerca di svilirle”, conclude la missiva.

Autore
Genova24

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