Consumo di suolo: ogni giorno spariscono 230mila metri quadrati. Record in Emilia-Romagna e Lombardia, colpite da alluvioni e allagamenti

  • Postato il 24 ottobre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nell’anno in cui Lombardia ed Emilia-Romagna sono state le regioni più colpite da allagamenti, esondazioni fluviali e alluvioni, proprio in questi territori il consumo di suolo ha continuato ad aumentare. Se in Italia, infatti, nel 2024 è cresciuto di quasi il 16% rispetto al 2023, con un ritmo di 230mila metri quadri al giorno, le maggiori perdite si sono registrate proprio in Emilia-Romagna (1.013 ettari di nuove aree artificiali) e Lombardia (834 ettari) che, tra l’altro, è già la regione in assoluto con la maggiore copertura superficiale. È quanto emerge nell’edizione 2025 del Rapporto Snpa (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

A poche settimane dall’esondazione del Seveso che ha lasciato sott’acqua Milano, il dossier fa il punto sull’onda di impermeabilizzazione del Paese. Con effetti devastanti sulla perdita di servizi ecosistemici (e quindi sul clima) che variano da un minimo di 8,66 a un massimo di 10,59 miliardi di euro all’anno andati in fumo a causa del consumo di suolo avvenuto tra il 2006 e il 2024. I dati sulle nuove coperture artificiali permettono di distinguere tra consumo di suolo reversibile e impermeabilizzazione (consumo di suolo permanente). “Una quota importante dell’incremento di superficie artificiale è rappresentata da 12,9 chilometri quadrati di consumo permanente” a cui, spiegano gli autori, vanno aggiunti “altri 11,6 chilometri quadrati passati, nell’ultimo anno, da suolo consumato reversibile (rilevato nel 2023) a permanente, sigillando ulteriormente il territorio”. Il risultato? L’impermeabilizzazione è cresciuta complessivamente di 24,5 chilometri quadrati. E dove cresce semina disastri. Come mostrano le alluvioni di Monza e Brianza. Eppure qual è la provincia che si conferma al primo posto per percentuale di suolo artificiale, con quasi il 41% del territorio consumato? Monza e Brianza.

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Coperto oltre il 7% del territorio, mentre la media europea è al 4,4% – “Il consumo di suolo si concentra spesso nelle aree più accessibili e i cambiamenti rilevati nell’ultimo anno sono particolarmente elevati nella Pianura Padana, con maggiore intensità nella parte lombarda e veneta (in particolare lungo l’asse Milano-Venezia) e lungo la direttrice della via Emilia” raccontano gli autori del report. Ma il problema riguarda tutta Italia. Il fenomeno rimane molto evidente nel Salento, lungo quasi tutta la costa adriatica, nel Lazio, in Campania, nella Sicilia occidentale e meridionale, nelle principali aree metropolitane. Nel 2024, 83,7 chilometri quadrati di territorio sono stati trasformati in aree artificiali, con un ritmo che raggiunge i 2,7 metri quadrati al secondo. La crescita delle superfici artificiali è solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali, pari a poco più di 5 chilometri quadrati. Di fatto, il consumo netto arriva a 78,5 chilometri, che è il valore più alto degli ultimi dodici anni, con una crescita del suolo consumato a livello nazionale dello 0,37%. Oggi, le infrastrutture, gli edifici e le altre coperture artificiali occupano più di 21.500 chilometri quadrati, il 7,17% del territorio italiano. In Europa la media è del 4,4%.

Ispra ricorda la legge Ue sul ripristino della natura (contro cui ha votato l’Italia) – Da qui il monito di Ispra: “Il consumo di suolo in Italia è un fenomeno in accelerazione che richiede risposte urgenti e coordinate. La sfida è duplice: da un lato, contenere l’espansione urbana e infrastrutturale e dall’altro, promuovere il ripristino ecologico e la resilienza territoriale”. In particolare, ricorda sempre l’istituto, “il regolamento europeo sul ripristino della natura impone l’azzeramento della perdita netta di aree verdi urbane entro il 2030 e il loro incremento dal 2031”. Si parla del regolamento approvato in via definitiva dall’Unione europea il 17 giugno 2024, con il voto contrario proprio dell’Italia che, però, deve elaborare e presentare un piano di ripristino e non ha neppure una legge nazionale unica sul consumo di suolo. Il Parlamento europeo, però, ha approvato il 23 ottobre 2025 la prima Direttiva sul suolo, che definisce un quadro comune per monitorarne la salute e contrastarne il degrado.

Il rischio idrogeologico e gli impatti sul clima – Nel frattempo, il consumo di suolo aumenta anche all’interno delle aree a pericolosità idraulica (+1.303 ettari in zone a pericolosità media). Anche nelle aree a pericolosità di frana torna ad accelerare il consumo annuale (+608 ettari), dopo il rallentamento registrato nel 2023. Il consumo di suolo ha effetti diretti o indiretti su circa due terzi del territorio nazionale, con un impatto significativo sulla frammentazione ecologica (più del 42% del territorio risulta a frammentazione alta o molto alta) e sul microclima urbano. Le analisi sull’isola di calore urbana mostrano differenze di temperatura tra aree urbane e rurali che superano i 10°C, con picchi di +11,3°C al Nord. La vegetazione urbana si conferma fondamentale: nei quartieri dove la copertura arborea supera il 50%, le temperature sono fino a 2,2°C più basse.

In Lombardia più suolo artificiale, in Emilia-Romagna le maggiori perdite – Le regioni con maggiore copertura artificiale rimangono Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%), mentre le maggiori perdite di suolo nel 2024 si registrano in Emilia-Romagna (1.013 ettari di nuove aree artificiali), Lombardia (834 ettari), Puglia (818 ettari), Sicilia (799 ettari) e Lazio (785 ettari). La Valle d’Aosta si conferma la regione con il consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 10 ettari alla sua superficie consumata. Tra le altre, solo la Liguria (28 ettari) e il Molise (49 ettari) hanno contenuto il loro consumo al di sotto di 50 ettari. La provincia di Monza e Brianza si conferma al primo posto per percentuale di suolo artificiale, con un aumento di 47 ettari solo negli ultimi dodici mesi. Le province che hanno mostrato il maggiore consumo di suolo annuale sono Viterbo (424 ettari), Sassari (245 ettari) e Lecce (239 ettari). Dal 2006 al 2024 nel 98% dei comuni italiani (7.739 su 7.896) si è registrato un aumento del suolo consumato. I valori più alti di questo incremento a Tarquinia (Viterbo) con più di 150 ettari, Uta (Cagliari), con 148 ettari e Montalto di Castro (Viterbo) con 140 ettari). Se si esclude il contributo dei nuovi impianti fotovoltaici a terra, in netta crescita nel 2024 con più di 1.700 ettari rilevati, i comuni con la maggiore crescita annuale di aree artificiali sono Ravenna (84 ettari), Venezia (62 ettari), Sassari (60 ettari) e Roma (57 ettari).

Ecco a cosa sono destinati gli ettari di suolo – Le aree destinate a nuovi cantieri (4.678 ettari) sono la componente prevalente (il 56%) del consumo di suolo annuale. “Si tratta di aree generalmente in transizione – spiega il report – che saranno in gran parte convertite, negli anni successivi, in aree a copertura artificiale permanente (come edifici e infrastrutture) e, in misura minore, saranno ripristinate”. Nel 2024, la crescita degli edifici ha consumato 623 ettari, quella delle aree estrattive 436 ettari, per le infrastrutture sono stati sacrificati 351 ettari. Altri 581 ettari sono andati a piazzali, cortili, campi sportivi o discariche. Se si escludono le nuove aree di cantiere, il consumo permanente rappresenta il 35% del totale, con una prevalenza di edifici, piazzali pavimentati e strade. I pannelli fotovoltaici a terra (+1.702 ettari, di cui l’80% su superfici precedentemente utilizzate ai fini agricoli) rappresentano una porzione importante del nuovo suolo consumato reversibile, in forte aumento rispetto ai 420 ettari rilevati nel 2023, ai 263 ettari del 2022 e ai 75 del 2021, seppure con impatti diversi a seconda del tipo di impianto. Per quanto riguarda le destinazioni d’uso, le aree destinate alla logistica, nell’ultimo anno, sono aumentate di 432 ettari, soprattutto in Emilia-Romagna (+107 ettari), in Piemonte (+74 ettari) e in Lombardia (+69 ettari).

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