Cosa ci faceva Infantino a Sharm el-Sheikh alla firma della tregua per Gaza? I legami tra il presidente Fifa e Trump
- Postato il 14 ottobre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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A Sharm el-Sheikh, tutti chiamati da Donald Trump per suggellare l’accordo di tregua per Gaza, c’erano tra i più importanti leader mondiali. E poi c’era lui: Gianni Infantino, il presidente della Fifa. La scena vista durante il summit aveva del surreale: dopo aver stretto la mano a tutti gli altri capi di Stato e di governo, nonché ai vertici delle organizzazioni internazionali e regionali, Trump ha salutato anche Abu Mazen. Il leader palestinese è stato accompagnato dal presidente francese Emmanuel Macron fino al palco e ha parlato con il presidente Usa per circa un minuto e mezzo. Un momento storico, interrotto proprio da Infantino, che è stato l’ultimo a salire sul palco per stringere la mano all’amico Trump.
Che cosa ci faceva Infantino a Sharm el-Sheikh? Il 55enne svizzero, autentico monarca del pallone mondiale, è stato invitato direttamente dal presidente americano. Il motivo se lo sono chiesti in molti. La versione ufficiale del presidente della Fifa è pregna di retorica: un impegno per ricostruire le infrastrutture calcistiche distrutte a Gaza e in Palestina, in collaborazione con l’Associazione Calcistica Palestinese. “Il ruolo del calcio è quello di sostenere, unire e portare speranza nella regione. A Gaza e in Palestina, aiuteremo a ricostruire tutte le strutture calcistiche. Aiuteremo a riportare il calcio in ogni angolo del Paese. Porteremo palloni, costruiremo campi, invieremo istruttori, aiuteremo a organizzare competizioni e lanceremo un fondo per ricostruire le infrastrutture calcistiche in Palestina”, ha scritto Infantino in un lungo post su Instagram. Poi ha aggiunto: “Ho chiarito a tutti i leader mondiali che la Fifa è qui per aiutare, per dare supporto e per mettersi a disposizione in qualunque modo possiamo, affinché questo processo di pace si realizzi e abbia il miglior esito possibile”.
L’amicizia sempre più stretta fra Trump e Infantino
Ma questi buoni propositi non giustificano da soli la presenza di Infantino a Sharm el-Sheikh. Dietro ci sono gli affari. E un ruolo di Infantino sempre più influente nell’asse che lega Trump e i Paesi arabi del Golfo. L’amicizia tra il numero 1 del calcio mondiale e il presidente americano è cosa nota. Un legame quasi smaccato, se si pensa che Infantino ha fatto traslocare il quartier generale della Fifa dalla Svizzera alla Trump Tower. Senza dimenticare il primo Mondiale per Club giocato quest’estate proprio negli Usa – con tanto di trofeo originale regalato a Trump ed esposto alla Casa Bianca – e il Mondiale 2026 che si terrà sempre negli Stati Uniti, oltre a Canada e Messico. Infantino e Trump condividono un certo approccio agli affari, in particolare le manie di gigantismo: Infantino continua a volere competizioni sempre più grandi e diffuse, per incrementare il consenso nelle periferie del mondo e ingrossare il bilancio dell’organizzazione. E la promozione della Fifa nel mondo arabo è uno degli aspetti cruciali della sua strategia.
L’altro viaggio di Infantino al fianco di Trump
Detto dell’amicizia fra Trump e Infantino, si era accennato appunto agli affari che legano entrambi al mondo arabo. Infantino si è legato in maniera sempre più stretta all’Arabia Saudita: non c’è solo l’assegnazione del Mondiale 2034 a dimostrarlo. La multinazionale del petrolio saudita (Aramco) è lo sponsor principale della Fifa. Il fondo Pif – l’arma economica del regime di Bin Salman – ha anche comprato il 10% di Dazn proprio prima che la piattaforma andasse in soccorso di Infantino, acquistando i diritti tv del Mondiale per Club che nessuno voleva per un miliardo di dollari. Già, proprio quel Mondiale per Club giocato negli Usa e tanto apprezzato da Trump. Ritorna il nome del presidente Usa, per un altro motivo cruciale, che in pochi hanno ricordato quando ieri hanno visto Infantino fare la sua apparizione a Sharm el-Sheikh: il numero 1 della Fifa aveva già accompagnato il tycoon in un suo viaggio nel Golfo.
Siamo a maggio. Infantino presenzia insieme a Trump in tutte le tappe del suo tour. Una serie di incontri con Qatar (che ha organizzato i Mondiali del 2022), Arabia Saudita (che li ospiterà nel 2034) ed Emirati Arabi Uniti in cui il leader statunitense ha raccolto investimenti per circa mille miliardi di dollari. Trump e Infantino a braccetto a fare affari con i regimi dei petroldollari, tra regali sfarzosi come un pallone d’oro regalato dall’emiro del Qatar al presidente Usa. Quel tour, come raccontato dal Fatto Quotidiano, aveva fatto imbestialire l’Uefa e le federazioni calcistiche europee, che hanno accusato Infantino di perseguire “interessi politici privati”. Ma a Infantino della vecchia Europa interessa ben poco: i suoi affari e la sua idea di gestione della Fifa guardano verso il resto del mondo, dove trova mercati sconfinati e soldi freschi. Il tutto sotto l’ala di Trump, che lo ha voluto al suo fianco anche nel delicato scacchiere mediorientale.
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