Cotronei, chiesti 9 anni per il medico Oliveti nel processo White Collar
- Postato il 29 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Cotronei, chiesti 9 anni per il medico Oliveti nel processo White Collar
White Collar, chieste 5 pene tra cui quella per Oliveti ds di una Rsa a Cotronei, si sarebbe rivolto al figlio del boss per impossessarsi di una rsa per disabili
COTRONEI – Cinque richieste di condanne pesanti, tra cui spiccano quella a nove anni di reclusione per il medico Robert Oliveti, 68enne direttore sanitario di una rsa per disabili a Cotronei. Le ha avanzate, davanti al Tribunale penale di Crotone, il pm antimafia Pasquale Mandolfino nel processo scaturito dall’inchiesta che nel marzo 2023 portò all’operazione “White Collar”. Il pm ha chiesto nove anni a testa anche per Marianna Poerio (50), di Cotronei, moglie di Oliveti, e Pietro Curcio (41), di Petilia Policastro. Sette anni la pena chiesta per Younes El Kharchi (40), originario del Marocco ma residente a Petilia. Sei anni quella proposta per Salvatore Rachieli (67), di Cotronei.
COTRONEI, OLIVETI NELL’INCHIESTA WHITE COLLAR
Nel troncone processuale svoltosi col rito abbreviato, la Corte d’Appello di Catanzaro ha di recente confermato la condanna a dodici anni di reclusione inflitta dal gup distrettuale a Nicola Comberiati, figlio di Vincenzo, il boss di Petilia Policastro, per associazione mafiosa, tentata estorsione e usura. Secondo la ricostruzione della Dda di Catanzaro, confermata anche in Appello, a lui si sarebbe rivolto, per risolvere i dissidi con la sorella Marcella, l’imprenditore Oliveti, direttore sanitario di una rsa per disabili della quale lo stesso Comberiati era dipendente. L’obiettivo era la gestione esclusiva della struttura residenziale “Santino Covelli”.
L’INCHIESTA
Il presunto tentativo di estorsione era al centro dell’inchiesta condotta dai carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro che portò a sei arresti. Fratello e sorella sono soci dell’impresa “Centri Assistenziali Mons. Oliveti s.r.l.”, esercente a Cotronei l’attività di gestione delle strutture residenziali per disabili “Carusa”, “Spirito Santo” e “Santino Covelli”. Oliveti quale mandante, la moglie quale concorrente morale e Comberiati quale esecutore materiale avrebbero concorso nell’incendio dell’auto Fiat “600” di un’educatrice, stretta collaboratrice di Marcella Oliveti, per costringere quest’ultima a cedere a pretese divisorie e spogliarla delle proprie spettanze.
Ci sono anche accuse di estorsione, come quella contestata a Comberiati (con Curcio, El Kharchi e Rachieli), che si sarebbe accaparrato un’auto Alfa Romeo “Stelvio” con metodi minacciosi, impedendo una trattativa privata. E di violenza privata, perché il figlio del boss irrompeva all’Hotel National Park di Trepidò pretendendo di parlare col titolare.
L’INCENDIO
A far scattare l’inchiesta fu però l’incendio dell’auto. L’intercettazione in cui Oliveti parlava con la moglie, che pure lo metteva in guardia da eventuali intercettazioni è una sorta di confessione, dal punto di vista degli inquirenti. «Quanto ci ho messo a fare accendere un fiammifero?».
Fitto il calendario delle prossime udienze. Interverranno l’avvocato Francesco Verri per la parte civile costituita contro Oliveti e i difensori degli imputati, gli avvocati Renzo Cavarretta, Vincenzo Cicino, Vincenzo Galeota, Tiziano Saporito, Gregorio Viscomi.
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