Crisi Amt, due settimane per un piano di rientro dall’emergenza finanziaria: le ipotesi

  • Postato il 8 luglio 2025
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Genova. Due settimane: è il tempo che resta alla direzione di Amt per presentare il piano di rientro dal rischio di stato di crisi chiesto dal collegio sindacale dell’azienda di trasporto pubblico locale alla luce delle tante incognite che pesano sul bilancio. L’appuntamento è per il 21 luglio con la presentazione al cda e al collegio sindacale.

Amt ha incaricato due consulenti esterni (Giovanni Bravo e Giancarlo Strada, professionisti che ai tempi della giunta Vincenzi avevano seguito il concordato preventivo dell’ex azienda di trasporto pubblico provinciale Atp Esercizio) di coadiuvare la partecipata nell’elaborazione delle linee guida per recuperare risorse di cassa ma non è escluso che nella strategia finiscano indicazioni di livello anche più strutturale.

Nessuno ha in mano la bacchetta magica, ovviamente, e se da un lato i sindacati – nella riunione di ieri con Amt e il Comune hanno ribadito la contrarietà a qualsiasi ricaduta negativa sui lavoratori – dall’altro sono stati gli stessi sindacati a ricordare come l’attuale contratto di servizio (non aggiornato ai costi di materie e personale) e la ripartizione dei fondi tra ferro e gomma oggi porti l’azienda di trasporto pubblico genovese in una situazione di squilibrio strutturale.

E allora quali saranno le leve a disposizione di Amt per rientrare da una crisi di liquidità che mette in dubbio il pagamento dei fornitori e quello di parte degli stipendi? Sembra inevitabile che il primo passo sarà una revisione della politica tariffaria di sperimentazione delle gratuità.

Niente di nuovo sotto il sole, o quasi. Nella primavera scorsa Amt presentando al Comune di Genova i risultati parziali della sperimentazione aveva ipotizzato l’introduzione di mini abbonamenti legati alle Citypass dei profili che hanno diritto alle gratuità, in particolare gli over70 residenti a Genova e provincia. La giunta comunale di centrodestra, al tempo, aveva preferito non accettare quella soluzione puntando sulle previsioni di aumento di ricavi per il 2025 e aveva deciso di mantenere la politica tariffaria invariata fino a settembre.

Ora, questa rimodulazione non avrà una grande incidenza sul piano dei ricavi di Amt ma consente di capitalizzare quei costi dell’azienda in modo da toglierli dal conto economico. Di sicuro la giunta Salis dovrà trovare il modo, nel caso, di un piano di comunicazione forte per spingere i cittadini a non rinunciare a quella che sarà una quasi-gratuità anche tenendo conto dell’aumento consistente di utenti sui mezzi di trasporto pubblico. Da capire, inoltre, che cosa succederà alla gratuità “orizzontale” oggi in vigore per metropolitana, ascensori, funicolari e cremagliera.

L’altra leva su cui Amt Genova – e il Comune come forza politica – dovrà premere per recuperare finanze è il recupero dei crediti dal ministero dell’Ambiente: 12,5 milioni per un progetto relativo al 2023 che vede come interlocutore anche la Regione Liguria e altri 20 milioni per il 2024.

A questo proposito giova ricordare che durante l’approvazione del rendiconto in consiglio comunale l’ex giunta Piciocchi inserì in maniera prudenziale un accantonamento di 14 milioni e 250mila euro proprio nell’ottica delle risorse che erano in attesa dal Mase. Denari che, tuttavia, non possono essere sfruttati direttamente per risolvere i problemi di liquidità ma che nell’ambito di un ragionamento più complessivo sulle voci di bilancio potranno comunque rientrare in gioco.

A proposito di “crediti”, un’altra partita aperta è quella della riscossione delle sanzioni. Ma in tal senso ci sono due ordini di criticità. Il primo è quello della consistenza, perché si parla di 34mila posizioni aperte, solo il 40% delle quali concretamente solvibili e alcune risalenti fino a 7 anni fa. L’altro è quello dell’atteggiamento della banche, perché un’eventuale cessione di crediti esigibili a istituti finanziari oggi si scontra con il quadro ben poco roseo che, soprattutto nei giorni scorsi, la giunta Salis ha dato dell’azienda di trasporto pubblico: la stima prospettata dalla stessa sindaca durante un consiglio comunale era di 36 milioni di euro.

Nell’immediato, intanto, è ormai certo un anticipo di 16 milioni di euro da parte della Città metropolitana (azionista di Amt) rispetto al contributo di agosto e settembre del contratto di servizio per pagare Tfr, quattordicesime e alcuni fornitori in attesa che si reperiscano altre risorse.

Ad ogni modo, una volta presentato il piano di rientro – sempre che sia accettato e sempre che non si apra comunque uno stato di crisi – si dovrà aprire una discussione più ampia sulla situazione di Amt. Nel medio e lungo periodo – i sindacati e la stessa azienda lo ripetono da tempo – sarà necessaria una revisione del contratto di servizio visto che l’accordo di programma che lo regola è fermo al 2018 e oggi i costi di personale e carburante sono aumentati del 20%.

Contestualmente si dovrà prevedere una revisione della rete che, però, è legata a doppia corda a quella delle assunzioni. In una situazione di pre-crisi come quella attuale Amt non può aumentare l’organico e già oggi circa 80 uscite non sono state coperte e altri 20 pensionamenti sono previsti a luglio.

E su tutto pende anche l’esito del contenzioso con Trenitalia sui costi dell’integrazione tariffaria treno + bus per cui le Ferrovie hanno chiesto ad Amt quasi 10 milioni di euro.

Autore
Genova24

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