Crisi climatica, i negoziati di Bonn deludono. Strada in salita verso la Cop30 che si terrà in Brasile
- Postato il 27 giugno 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Prima di ogni Cop, la Conferenza delle Parti sul clima che si tiene a fine anno, si passa da Bonn. E nella città tedesca si sono chiusi il 26 giugno i negoziati ‘tecnici’, preparatori rispetto alla Cop 30 che si terrà a novembre in Brasile, a Belém. Dopo settimane in cui a livello geopolitico è accaduto di tutto e con gli Stati Uniti ancora più distanti dalle questioni legate alla crisi climatica. Anche più distanti rispetto a quanto non lo fossero all’ultima Conferenza delle Parti sul clima, ed era un’impresa. Questi negoziati avrebbero dovuto spingere in avanti l’agenda e costruire testi negoziali solidi verso la Cop brasiliana, ma il risultato è stato deludente. Sono stati i primi negoziati Onu sul clima dopo il dato storico del 2024, il primo anno con un’anomalia termica annuale superiore alla soglia di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Nonostante l’urgenza, però, dalle sale negoziali non sono arrivate molte risposte e diverse questioni restano aperte. Su alcuni temi a Belém si ripartirà da ‘note informali’, ossia testi privi di valore legale, non adottati formalmente dai Paesi. A Bonn, tra le altre cose, si sarebbe dovuto stabilire come implementare gli impegni presi alla Cop28 di Dubai (all’interno del Global Stocktake, il meccanismo di valutazione dei progressi nella risposta alla crisi climatica) per l’abbandono progressivo dei combustibili fossili.
Bencini (Italian Climate Network): “L’urgenza della crisi non trova riflesso nei negoziati” – E sul fronte dell’aggiornamento dei contributi determinati a livello nazionale, i Nationally Determined Contributions, sono una manciata i nuovi Ndc presentati, mentre le grandi decisioni climatiche su trasformazione economica, pianificazione e finanza – che era e resta l’elefante nella stanza – sono ora nelle mani di ministri e leader, anziché dei negoziatori. “L’urgenza dell’emergenza climatica non trova riflesso nei negoziati intermedi di Bonn” commenta il presidente di Italian Climate Network, Jacopo Bencini. E così la Cop30 dovrà ripartire da compromessi raggiunti a livello congiunto da G7, G20 e BRICS+ (che oggi raccoglie diversi Paesi oltre a Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, tanto da rappresentare quasi la metà della popolazione mondiale).
Dove erano rimasti i negoziati – La Cop 29 di Baku, in Azerbaigian, si era chiusa in un clima di delusione. I Paesi industrializzati erano riusciti a mettere sul piatto solo 300 miliardi di dollari all’anno finalizzati al New Collective Quantified Goal (NCQG), ossia 1.300 miliardi da ‘mobilitare’ entro il 2035. Quindi non solo forniti dagli Stati, ma provenienti da finanza pubblica e privata. Una piccola parte di quanto serve per la transizione, per l’adattamento e per le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici. “A questo primo impegno si affianca la necessità da parte di tutti gli attori internazionali coinvolti – ricorda il think tank Ecco – nel collaborare per mobilitare 1.300 miliardi di dollari all’anno, sempre entro il 2030”. L’obiettivo è quello di rilanciare l’ambizione “nel decennale dell’Accordo di Parigi e dopo tre Cop dai toni quantomeno ambigui” aggiunge Bencini, sottolineando “il contesto internazionale sicuramente non facilitante” e il cruciale il nuovo ruolo della Cina nelle discussioni sul budget (“entriamo di fatto in un’epoca di negoziati con baricentro a Est”).
Adattamento: nessun accordo sulla valutazione dei piani nazionali – Le discussioni sul Global Goal on Adaptation sono proseguite fino all’ultimo giorno soprattutto sui temi della finanza e degli indicatori per il processo di valutazione globale, con divisioni profonde tra i Paesi sviluppati e in via di sviluppo. È stato adottato un testo decisionale parziale, limitato ai primi 21 paragrafi su 39 inizialmente previsti, con lo scopo di non bloccare i lavori del gruppo di esperti sugli indicatori, per preparare dei documenti tecnici necessari alle negoziazioni di Cop30. Se si è raggiunto l’accordo per monitorare i finanziamenti e gli altri mezzi di attuazione per l’adattamento, a Bonn è stato impossibile trovare un’intesa anche sulla valutazione collettiva dei Piani nazionali di adattamento, tema già rinviato dalla Cop29, che dovrebbe valutare quanto i piani abbiano effettivamente rafforzato la resilienza e la capacità di adattamento nei Paesi in via di sviluppo.
Finanza, l’elefante nella stanza. Ma si punta sempre su quella privata – Il piano di lavoro della roadmap Baku to Belém, che dovrebbe portare a centrare il nuovo obiettivo collettivo quantificato sulla finanza climatica di almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 verso i Paesi in via di sviluppo è iniziato a febbraio con la richiesta a tutti gli attori, interni ed esterni alla Convenzione Onu sul Clima, di inviare le proprie aspettative, oltre che temi ed esperienze. Il risultato sarà un report preparato dalle presidenze di Cop29 e Cop30, che verrà presentato come bozza l’8 settembre e, in versione definitiva, a Belém. “Le consultazioni hanno mostrato con chiarezza che il tema della finanza climatica è tutt’altro che chiuso” spiega Bencini. I Paesi in via di sviluppo sono particolarmente scontenti del New Collective Quantified Goal e hanno approfittato dell’occasione per puntare i piedi: “Per loro, la finanza pubblica deve essere lo zoccolo duro dell’azione climatica dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in riferimento ad adattamento e a perdite e danni, e i Paesi sviluppati devono aumentare la loro ambizione”. Come racconta Jess Beagley, responsabile politico della Global Climate and Health Alliance, che riunisce oltre 200 professionisti sanitari e organizzazioni e reti della società civile sanitaria per affrontare il cambiamento climatico “un gruppo di Paesi ricchi ha bloccato l’aggiunta di un punto all’ordine del giorno incentrato sulla fornitura di finanziamenti da parte dei Paesi sviluppati ai Paesi in via di sviluppo. Ciò ha ritardato l’adozione dell’ordine del giorno della riunione fino al secondo giorno, con una conseguente perdita di tempo prezioso”. Di fatto, le consultazioni sulla roadmap per aumentare i finanziamenti per il clima fino agli 1,3 trilioni di dollari richiesti dai Paesi in via di sviluppo lo scorso anno, hanno visto un forte accento sulla finanza privata piuttosto che su quella pubblica. “Senza finanziamenti pubblici sufficienti basati su sovvenzioni, i paesi in via di sviluppo rimarranno ulteriormente intrappolati in cicli di debito, povertà e malattie” spiega Beagley .
Mitigazione e bilancio globale – A Bonn si è discusso a lungo della proposta di creare una piattaforma che favorisca l’implementazione degli obiettivi climatici nei Paesi in via di sviluppo. Supportata dalla quasi totalità dei Paesi in via di sviluppo, la proposta è stata osteggiata dai Paesi sviluppati e dai piccoli Stati insulari “che ritengono che la priorità del gruppo di lavoro debba essere rilanciare l’ambizione globale nella mitigazione attraverso messaggi politici”. Nei negoziati sulle modalità e le questioni logistiche del secondo Global Stocktake, “nonostante discussioni costruttive e alcuni progressi, il testo resta ancora interamente tra parentesi”. Un altro tavolo negoziale ha riguardato la definizione delle modalità operative del Dialogo degli Emirati Arabi Uniti, meccanismo istituito per garantire un seguito concreto (soprattutto sul fronte della finanza) all’attuazione degli esiti del primo Global Stocktake del 2023. “Durante la prima settimana le discussioni si sono concentrate su aspetti procedurali, ma con l’inizio della seconda settimana, il tema caldo del mandato – spiega il presidente di Italian Climate Network – ossia cosa debba essere effettivamente coperto dal Dialogo, è inevitabilmente esploso”. Le nuove bozze di testo, pur tentando di sintetizzare i punti emersi, hanno fatto riemergere con forza le divisioni politiche. La contesa è sfociata in un blocco procedurale: nessun testo adottato, ma solo una bozza senza alcun punto fisso e il rinvio di ogni decisione alla Cop30 di Belém.
L'articolo Crisi climatica, i negoziati di Bonn deludono. Strada in salita verso la Cop30 che si terrà in Brasile proviene da Il Fatto Quotidiano.