Crollo del ponte Morandi, la Procura chiede 18 anni e 6 mesi di reclusione per Giovanni Castellucci
- Postato il 14 ottobre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Il pm Walter Cotugno ha chiesto 18 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex amministratore delegato di Aspi e Atlantia Giovanni Castellucci nel processo che lo vede imputato insieme ad altre 56 persone per il crollo del ponte Morandi e la morte di 43 persone.
“In questi giorni ho pensato che sarebbe stato difficile venire qui con la faccia serena perché codice alla mano per la maggior parte dei 43 morti la pena per omicidio colposo sarebbe di circa 2 mesi e 20 giorni – ha detto il pm – Però poi mi sono convinto di poter comunque qui a venire a chiedere una pena con faccia serena perché il limite che il legislatore fissa per tutti i morti che ci possono essere è di 18 anni. E mi sono detto: Se non ora quando? Per chi, se non per Castellucci chiedere il massimo vista la gravità dei fatti e la quantità di morti?”
Ieri nella requisitoria il collega Marco Airoldi ha articolato le una serie di scelte strategiche fatte da Castellucci, scelte che potevano essere compiute solo da chi occupava il livello apicale della società. E che portarono, stando ai pm, alle mancanze in fatto di manutenzione e sorveglianza per massimizzare i profitti. “Castellucci non è sotto processo perché era un amministratore delegato – ha detto il pm – ma perché nello svolgimento della sua attività non solo aveva informazioni sul viadotto Polcevera ma anche perché ne ha preso in carico concretamente la gestione” ha detto ieri Airoldi.
Castellucci “organizza la sorveglianza in modo confuso – ha ribadito oggi il collega Cotugno – depotenzia Spea dopo averla messa sotto controllo, fa sì che Spea debba pagarsi tutti i controlli straordinari che sono compresi nel forfait”. Ancora oggi, a sette anni dal crollo “ci stiamo pagando ancora le conseguenze di questo tipo di gestione che ha reso molto felici i soci, ma ha messo a rischio gli utenti, che ora che non sono piu a rischio da quando è cambiato il management ma sono molto infelici perché si pagano le conseguenze della mancata manutenzione per 20 anni”.
L’unica sua preoccupazione di fronte alla necessita di una valutazione di sicurezza del viadotto Morandi, della cui situazione è pienamente cosciente fin dal 2009 “è quello di allontanare da sé il problema”.
“Castellucci accetta il rischio dell’evento da ritardo – ha detto Cotugno – Se qualcuno può dire “Castellucci non me lo faceva fare, lui non puo dirlo percHé sopra di lui non c’era nessuno e aveva anche tutti i soldi per farlo”. E l’unica contromisura che prende per non fare i lavori è quella di “aumentare il premio assicurativo“.
Il pm: “Dopo Aqualonga non ha modificato le modalità della sorveglianza”
“Il 21 luglio 2013 cambia il mondo perché muoiono una quarantina di persone di persone ad Aqualonga: il suo modello di gestione della sicurezza ha fallito per cause che dipendono da un sistema di monitoraggio assurdo, ovvero passando in macchina per controllare il guard rail” ricorda il pm citando l’evento per il quale l’ex ad di Aspi si trova attualmente nel carcere di Opera, dopo la condanna definitiva a 6 anni di reclusione.
“Se ti capita di aver contribuito a una cosa del genere come è avvenuto ad Aqualonga come minimo stai attendo alla sicurezza di tutti e come minimo stai attendo a non fare la stessa cosa di nuovo” incalza Cotugno. Invece no. E neppure dopo il crollo del viadotto Polcevera e la morte di altre 43 persone il sistema cambia, dice il pm mostrando il video dei controlli di Spea nella galleria Berté.
Cotugno: “Difficile quantificare pene con un numero così alto di morti”
Cotugno aveva iniziato la sua requisitoria ponendo il tema della difficoltà di quantificare le pene per tutti gli imputati, visto che non siamo qui per “non per furti di portafogli” come capita spesso nei tribunali ma “per la perdita di 43 vite”. “Abbiamo delle difficoltà a gestire il numero giuridico quando si ha a che fare con 43 vite umane, un numero così alto di morti non mi è mai capitato e spero non mi capiti mai più” ha esordito. Poi ha chiesto ai giudici che qualsiasi sia la sentenza di motivare adeguatamente le pene perché si tratta di un processo “dove si sente il distacco tra il sentire comune e la norma”.
Egle Possetti: “Soddisfatti dalla richiesta, fondamentale che ci sia una condanna”
“Ovviamente siamo un po’ frastornati oggi in questa giornata, sicuramente mi è piaciuto molto il discorso del Pm, che ha fatto un ragionamento lineare sulle enormi responsabilità che ci sono state, sulla continua cecità di fronte alle problematiche di questo ponte che erano perfettamente note negli anni e quindi la richiesta di questa pena elevata è ovviamente per noi molto importante. Chiaramente sappiamo tutti, come ha anche ricordato il Pm alla fine, che data l’età dell’imputato ci saranno delle agevolazioni legate all’età, legate agli arresti domiciliari. Per noi è essenziale che ci sia una condanna, stante anche tutti gli elementi che tutti abbiamo conosciuto in questa fase processuale e che sono oggi stati riassunti, per cui direi che per quanto si possa dire c’è soddisfazione in questa prima richiesta”.