Crotone, un’altra madre rompe il silenzio sul caso dei bimbi rapiti e venduti

  • Postato il 4 giugno 2025
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Crotone, un’altra madre rompe il silenzio sul caso dei bimbi rapiti e venduti

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Una donna di Cutro rompe il silenzio sul caso dei bimbi rapiti all’ospedale di Crotone e venduti: «Mia figlia nacque viva e poi sparì».


CUTRO – Forse era un sistema. Un’altra madre rompe il silenzio dopo il clamore suscitato dal caso dei gemelli di Cutro rapiti e venduti 55 anni fa. «Ho partorito una bimba viva. Ma all’ospedale vecchio di Crotone non c’erano culle termiche. Una suora mi disse che avrebbero dovuto portare mia figlia all’ospedale Catanzaro. Ma dopo un’ora venne a dirmi che era morta. Non me la fecero mai vedere». A parlare è Stella Gigante, una 74enne anche lei originaria di Cutro ma emigrata a Torino col marito, Salvatore Frontera, pensionato 82enne.

«Eravamo giovani e ingenui. Io avevo poco più di 17 anni, mio marito 23. Ma il dubbio che mia figlia sia stata rapita e venduta, esattamente come sarebbe accaduto ai gemelli Oliverio, l’ho sempre avuto». Una testimonianza che, insieme ad altre che stanno emergendo, sembra avvalorare l’ipotesi di un traffico di neonati. Forse ci sono nuove chiavi di lettura per un caso ancora avvolto nel mistero su cui la Procura di Crotone non è mai riuscita a fare luce.

INCHIESTE ARCHIVIATE

Due le inchieste aperte e archiviate sulla storia di Franca e Mario Oliverio. I gemellini nacquero nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1970 all’ospedale “vecchio” di Crotone. Oggi là non c’è più manco l’ospedale. Lo stabile, di recente recuperato dal Comune, è divenuto un teatro. Negli stessi anni, almeno altre tre donne, provenienti dal Crotonese, avrebbero partorito all’ospedale vecchio, secondo le testimonianze raccolte da Roberta Spinelli per “Storie italiane”. L’ipotesi è quella di un traffico di neonati. Forse i bambini nati vivi venivano sottratti ai loro genitori con raggiri e poi adottati da famiglie facoltose.

BIMBA MAI VISTA

Ecco cosa racconta la signora Gigante al Quotidiano. «Non l’ho mai vista la mia bimba. La suora mi diceva “meglio di no”. A mio marito addirittura proibirono di entrare nella sala parto. Gli chiesero di prendere una piccola bara e di portarla a Crotone, al lotto 51 del cimitero. Dopo ci siamo trasferiti a Torino. Mi sono sempre chiesta se mia figlia fosse morta veramente. La storia della famiglia Oliverio mi ha svegliato». La signora Gigante, però, ricorda benissimo quando venne al mondo Mariella, il nome che era stato dato alla piccola. La scena è ancora impressa nella sua mente. «Erano le 7.30 del 9 agosto del ’68. Avevo l’orologio al polso quando nacque mia figlia».

CROTONE, BIMBI RAPITI E VENDUTI: TROPPE COINCIDENZE

Poi ha avuto altri cinque figli. Oggi ha 74 anni. «Sono sempre stata bene in salute. Lavoro ancora. Faccio la colf. Mio marito ha lavorato per quasi 40 anni nell’edilizia. I nostri cinque figli sono nati tutti a Torino, l’ultimo nel ’90». Mai chiarite le cause del presunto – più che mai presunto – decesso. A Cutro ci torna, una volta all’anno, la signora Gigante. Chissà se un giorno tornerà per riabbracciare la sua Mariella, che oggi avrebbe 57 anni.  Gli elementi per riaprire il caso potrebbero essere sufficienti perché troppe cose non tornano. E ci sono troppe coincidenze. Sono tutte storie maturate nello spesso periodo, sul finire degli anni ‘60 e i primi anni ’70. E ruotano tutte attorno a un presunto traffico di neonati tra gli ospedali di Crotone e Catanzaro. Una prassi forse diffusa in quegli anni. Troppe testimonianze sembrano confermarlo.

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