Culture of The Spirit Festival: l’Oriente e l’Occidente si incontrano nella comune ricerca dell’Armonia Mundi
- Postato il 24 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Domenica 26 ottobre, dalle 10 alle 20, si terrà la terza edizione del fortunato Festival internazionale Culture of the Spirit, sempre nella meravigliosa cornice del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Nel corso della giornata si alterneranno conferenze e spettacoli, dialoghi e musiche che intrecceranno, in un dialogo consapevole delle differenze, la sapienza orientale e quella occidentale. Infatti, la scelta del Museo Etrusco non è solo legata alla bellezza del luogo (antica residenza rinascimentale progettata da Il Vignola, il Vasari e Bartolomeo Ammannati): le conferenze e i concerti seguiranno il filo aureo che lega la spiritualità etrusca (dove arte e musica erano pilastro della ritualità quotidiana) alla sapienza universale dei mistici di ogni epoca. Tra i temi affrontati nelle edizioni precedenti: l’archetipo della Grande Madre nella storia della spiritualità occidentale, la disciplina etrusca come fondamento della tradizione profetica romana, la relazione tra filosofia e neuroscienze nella ricerca della felicità.
Quest’anno il tema sarà l’Armonia Mundi, un concetto che risale all’antica sapienza pitagorica e che, attraverso Platone, diverrà il perno della conoscenza esoterica rinascimentale, ripreso in particolare da Keplero nel trattato del 1619 Harmonices Mundi, in cui evidenza le analogie fra l’armonia musicale, le forme geometriche e i fenomeni fisici. Temi che ritorneranno di grande popolarità divulgativa negli ultimi decenni grazie a Il Tao della Fisica di Fritjof Capra.
L’Armonia Mundi non è solo un concetto astronomico o musicale, è il fondamento della visione spirituale dell’esistenza. Dall’etimologia di Yoga (“unione”, secondo Mircea Eliade) all’insegnamento del Tao, in Oriente, dalla “coincidentia oppositorum” di Nicola Cusano a Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno di William Blake, in Occidente, fino al Mysterium Coniunctionis di Carl Gustav Jung: l’armonia degli opposti come percorso di ritorno all’Uno.
È il principio stesso su cui si fonda l’esperienza unica della meditazione, soprattutto nell’accezione di Sahaja Yoga, il metodo rivoluzionario donato da Shri Mataji Nirmala Devi: nel silenzio interiore il meditante può raggiungere spontaneamente uno stato di gioiosa quiete interiore, al di là dell’illusorio bombardamento dei nostri pensieri, definito “consapevolezza senza pensieri”; nella grazia della pace meditativa si accede a una dimensione di profonda consapevolezza e sottile gioia distaccata.
Per una lucida mente occidentale, il pregiudizio sospettoso è, oserei dire, quasi obbligatorio: il rischio di minestrone “fricchettone”, di qualunquismo spirituale confuso che mescola diverse tradizioni a proprio comodo è dietro l’angolo. Per questo, nel Festival, i temi verranno introdotti da studiosi ed esperti meditanti in grado di affrontare con serietà ciascuna sfumatura e differenza: ad esempio Duilio Cartocci, autore del bellissimo libro La felicità possibile (La Cultura della Madre) o la dottoressa Sujata Tommasi Kenjale, stimata esperta di Ayurveda, Noemi Serracini (autrice dell’apprezzato Rock ‘N’Soul edito da Arcana) e Caterina Monaco, fondatrice della Scuola del Corpo Maieutico.
Personalmente, avrò l’onore di tenere la conferenza introduttiva sul tema del Festival, accanto a Lorenzo Ghirardi, mente matematica che da ormai quasi quarant’anni studia le connessioni tra meditazione e scienza occidentale.
Coerentemente col tema, la musica e l’arte avranno un ruolo fondamentale nell’evento. Durante la giornata si alterneranno sui diversi palchi artisti di grande talento e respiro internazionale: Monia Giovannangeli e Victor Vertunni (da sempre pilastri del Festival), Jeremy Clancy, Akhila Pandit, Valeria Vespaziani, Laura Ditta, il maestro Carlo Gizzi con il Narada Quintet, Anton Pyvovarov e molti altri interpreteranno, attraverso musica e danza, la ricerca dell’armonia tra spirito e bellezza. Segnalo inoltre la presenza di due nomi importanti nella scena della world music: la travolgente Anandita Basu, una delle voci più potenti della musica Sufi e Qawwali; lo straordinario progetto Indialucia, creato chitarrista Miguel Czachowski, con Leo Vertunni e Manish Madankar, che mescola con sorprendente eleganza il flamenco e la musica classica indiana.
Ecco in breve il senso del Culture of The Spirit Festival: una sinfonia di voci, strumenti e riflessioni, dove l’Oriente e l’Occidente si incontrano nella comune ricerca dell’Armonia Mundi.
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