Debito pubblico, la Francia taglia l’assistenza sanitaria. E con le spese militari al 5% sarà ancora peggio

  • Postato il 27 giugno 2025
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Ancora tagli alla spesa pubblica di quasi 5 miliardi di euro, più esattamente 4,7 miliardi, entro la fine dell’anno per rispettare l’impegno di riportare il deficit pubblico dal 5,8% del PIL nel 2024 al 5,4% nel 2025. È quanto ha annunciato ieri il ministero francese dell’Economia, precisando che, di questi 4,7 miliardi, 3 miliardi saranno tagliati “sui crediti dello Stato” e 1,7 miliardi riguarderanno le spese dell’Assurance Maladie, l’assistenza sanitaria. In una nota, il ministero ha precisato che i tagli sono necessari perché ci sono grossi rischi di superare la spesa prevista nel Bilancio per il 2025, “anche se le entrate fiscali – è scritto – sono per il momento in linea con le aspettative”. “Il risanamento delle nostre finanze pubbliche è una condizione indispensabile per la nostra sovranità economica”, ha affermato il ministro dell’Economia, Eric Lombard.

In Francia è dunque ancora la sanità a dover stringere la cinghia, per quanto il Paese si dica sempre affezionato al suo “modello sociale come nessun altro”: saranno in particolare ridotti i rimborsi delle spese mediche e sull’acquisto di certi farmaci, gli aiuti alle famiglie e le indennità versate ai lavoratori in caso di interruzione sul lavoro. In vista anche l’aumento delle tariffe delle visite mediche specialistiche e l’evoluzione della regolamentazione dei trasporti sanitari, tra cui i taxi convenzionati (costati allo Stato 6,7 miliardi di euro nel 2024, secondo fonti di stampa). Per il governo, si tratta di mantenere ad ogni costo gli obiettivi sul debito pubblico, anche perché su questo si gioca la credibilità internazionale della Francia: “Allo slogan ‘costi quel che costi’ lanciato da Emmanuel Macron durante la crisi sanitaria del Covid-19, i responsabili di Bercy oggi hanno sostituito un altro slogan: ‘qualunque cosa accada’”, ha scritto il quotidiano Le Monde.

Lo scorso febbraio, il premier François Bayrou era riuscito a far adottare una dura legge di Bilancio per il 2025 (scavalcando il voto dei deputati, decisione che ha rischiato di far cadere il governo, dopo mesi di instabilità politica), che prevedeva uno sforzo di 50 miliardi di euro, tra tagli alla spesa e aumenti delle tasse. Da allora, come fa notare Le Monde, sono stati “gelati” già 12 miliardi di euro in due tempi, a febbraio e poi ad aprile, con 3,1 miliardi annullati per decreto, a danni dell’ecologia, della ricerca e dell’istruzione. Per il momento, sono quindi già stati sospesi circa 17 miliardi di euro di spese pubbliche inizialmente previste dalla legge di Bilancio.

Per il progetto di Bilancio del 2026 (che dovrebbe essere presentato entro metà luglio), il ministro Lombard ha già annunciato che bisognerà mettere in conto uno sforzo di ulteriori 40 miliardi di euro il prossimo anno. Una nuova prova per il governo minoritario di Bayrou, indebolito anche dal recente fiasco sul cosiddetto “conclave” che avrebbe dovuto far evolvere la legge delle pensioni, ma che si è chiuso, dopo mesi di dibattiti, senza accordi (per questo i socialisti hanno depositato una mozione di sfiducia, che passerà al voto martedì, ma che ha poche probabilità di ottenere la maggioranza).

Intanto proprio questa settimana, al vertice Nato dell’Aia, Parigi ha dato il suo ok ad aumentare la spesa militare al 5% del Pil entro il 2035, cedendo alle pressioni del presidente del presidente Usa, Donald Trump. Più volte François Bayrou ha assicurato che il riarmo del Paese si realizzerà “senza abbandonare nulla del modello sociale”. Ma ovviamente il dibattito su come verrà finanziato il riarmo è aperto, anche perché, sul piano economico, continuano a piovere brutte notizie: le ultime previsioni dell’Insee, l’Istituto nazionale di statistica e studi economici, sono pessimiste. Proprio ieri l’Insee ha indicato che il debito pubblico della Francia è aumentato ancora di 40,5 miliardi di euro nei primi tre mesi del 2025, raggiungendo i 3.345,8 miliardi di euro, ovvero il 114% del PIL. La crescita del Paese attesa sarà dello 0,6% e non più dello 0,7%, mentre il tasso di disoccupazione salirà al 7,7% a fine anno. “Le nubi si accumulano sull’obiettivo del 5,4% di deficit nel 2025”, ha scritto scettico Le Figaro.

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