Delitto di Garlasco, è iniziato l’incidente probatorio negli uffici della Questura di Milano

  • Postato il 17 giugno 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il giorno X è arrivato. Negli uffici del gabinetto regionale di Polizia scientifica della Questura di Milano è iniziato l’incidente probatorio, disposto dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli, della nuova indagine sul delitto di Garlasco, in cui è indagato il 37enne Andrea Sempio, amico di Marco Poggi. A distanza di quasi 18 anni dai rilievi nella villetta di via Pascoli dove fu massacrata Chiara Poggi, gli esperti delle parti hanno cominciato a lavorare sui reperti, vecchi e nuovi, nell’ambito di quell’incidente probatorio i cui risultati varranno come prova nell’eventuale processo.

Un lungo lavoro, sono stati concessi 90 giorni, al quale partecipano la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani – entrambi periti nominati dalla gip di Pavia – insieme ai consulenti della Procura e agli avvocati e consulenti della famiglia della vittima, dell’indagato nella nuova inchiesta, Andrea Sempio, e del condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, Alberto Stasi. E fuori dall’edificio di via Fatebenefratelli sono già presenti decine di giornalisti e cameramen.

Negli uffici della Scientifica il primo atto dell’accertamento irripetibile riguarderà la verifica della catena di custodia dei reperti, fra cui frammenti del tappetino del bagno, confezioni di tè, cereali, biscotti, yogurt, sacchetti della spazzatura, e la corrispondenza fra i verbali di consegna e il contenuto effettivo di scatoloni e buste chiuse. C’è l’ormai nota impronta 33, la palmare destra attribuita dalla Procura di Pavia ad Andrea Sempio e individuata sulla parete destra delle scale. A questa si aggiunge – come anticipato dal Fatto quotidiano – la traccia 97F, catalogata come traccia di sangue strisciata individuata sul muro di sinistra che accompagna i gradini fino alla tavernetta e al termine dei quali, il 13 agosto 2007, i carabinieri di Garlasco ritrovarono il corpo senza vita di Chiara Poggi. È di una mano sinistra e potrebbe essere, in una visione in 3D, di uno stesso copro la cui mano destra è l’impronta 33.

E proprio la verifica della catena di custodia dei reperti divide già le parti. “Credo che i reperti siano stati conservati come dovevano”, ha detto l’avvocata Giada Bocellari, una dei legali di Alberto Stasi, entrando in questura a Milano: “Se facciamo le analisi è perché ci aspettiamo qualcosa. Poi se ci sia effettivamente qualcosa, è un altro discorso. Chiaramente lo vedremo, sono passati 18 anni”, aggiunto. Ma per il consulente della famiglia di Chiara Poggi, Dario Redaelli, è “oggettivo avere dei dubbi” sulla conservazione dei reperti. Questo perché, ha detto l’ex poliziotto al suo arrivo in questura per l’atto istruttorio, “pare che questi reperti siano stati conservati a temperatura ambiente, però li vedremo”. “Lo stato di conservazione e la catena di custodia dei reperti sono assolutamente importanti. Adesso li dobbiamo aprire, non li abbiamo visti, perché li abbiamo solo ritirati. Li vedremo e ci ragioneremo“, ha dichiarato Luciano Garofano, ex generale del Ris e oggi consulente della difesa dell’indagato Andrea Sempio.

Uno dei primi obiettivi sarà quello di tracciare una road map degli accertamenti da svolgere nel contraddittorio nei 90 giorni concessi dalla gip per depositare l’elaborato finale entro il 17 settembre, da discutere all’udienza del 24 ottobre. L’ipotesi più probabile è che le analisi nei laboratori dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano comincino dalla spazzatura, plico repertato all’epoca del delitto e mai approfondito con indagini specifiche volte a rilevare la presenza di flussi biologici sopravvissuti al tempo. Successiva dovrebbe essere la fase di acquisizione di eventuali residui biologici dalle 35 strisce para-adesive utilizzate nel 2007 dal Ris per rilevare le impronte della villetta di via Pascoli. Un accertamento distruttivo, motivo per cui andranno prima fotografate per poter eventualmente confrontare le impronte in futuro. Fra queste anche la traccia 10 rinvenuta sulla superficie interna del portone d’ingresso dell’abitazione di Garlasco: un contatto papillare evidenziato con gli ultravioletti e fotografato dai Ris di Parma il 17 agosto 2007. Ritenuto all’epoca “non giuridicamente utile” la nuova consulenza dattiloscopia ha escluso che quella impronta appartenga ai soggetti noti dell’inchiesta. Il lavoro è lungo ed è appena iniziato.

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Il Fatto Quotidiano

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