Diabete, la scoperta dell’uva del deserto: il frutto che può aiutare a ridurre la glicemia
- Postato il 4 novembre 2025
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- Di Blitz
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Una nuova ricerca condotta in Cina suggerisce che una piccola bacca del deserto potrebbe offrire un aiuto naturale contro il diabete di tipo 2. Si tratta della Nitraria roborowskii Kom, conosciuta come “uva del deserto”, un arbusto resistente che cresce nelle regioni più aride dell’Asia centrale.
Tradizionalmente usata nella medicina cinese per lenire infiammazioni e disturbi digestivi, questa pianta è oggi al centro dell’interesse scientifico grazie a uno studio pubblicato sul Chinese Journal of Modern Applied Pharmacy. I ricercatori hanno scoperto che l’estratto delle sue bacche può contribuire a ridurre la glicemia e migliorare la sensibilità all’insulina, due fattori chiave nella gestione del diabete di tipo 2.
Lo studio
Il gruppo di ricerca guidato dalla professoressa Yue Huilan, del Northwest Institute of Plateau Biology di Qinghai, ha condotto un esperimento su modelli murini affetti da diabete. Dopo sette settimane di trattamento con l’estratto naturale, i risultati sono stati notevoli: riduzione della glicemia a digiuno fino al 40% e miglioramento della risposta insulinica di circa il 50% rispetto ai soggetti non trattati.
Ma non si tratta solo di numeri. Le analisi microscopiche hanno mostrato una protezione evidente dei tessuti epatici e pancreatici, due organi duramente colpiti dalle complicanze del diabete. Nei topi trattati con l’estratto, le cellule del pancreas responsabili della produzione di insulina risultavano in gran parte integre, mentre nei controlli apparivano danneggiate.
Gli autori dello studio ipotizzano che l’effetto sia dovuto alla riattivazione della via di segnalazione PI3K/AKT, un complesso meccanismo cellulare che regola la risposta all’insulina e l’equilibrio energetico. In parole semplici, l’estratto sembra “riprogrammare” il metabolismo, riportandolo verso un funzionamento più sano e reattivo.
Una bacca del deserto con poteri antiossidanti

L’uva del deserto non si limita a influenzare il metabolismo degli zuccheri. I ricercatori hanno notato che l’estratto possiede una potente azione antiossidante, capace di ridurre i livelli di stress ossidativo — uno dei principali responsabili del danno cellulare nei diabetici — fino al 60%.
Lo stress ossidativo è un processo in cui l’eccesso di radicali liberi danneggia le cellule e accelera l’invecchiamento dei tessuti. Ridurlo significa proteggere organi chiave come fegato, cuore e pancreas.
Inoltre, l’estratto sembra favorire un miglior equilibrio del colesterolo, aumentando la quota di HDL, il cosiddetto “colesterolo buono”, e abbassando i livelli di LDL, quello “cattivo”.
Tutti questi effetti combinati suggeriscono che la Nitraria roborowskii Kom possa agire in modo olistico, offrendo una protezione metabolica globale e non soltanto un temporaneo abbassamento della glicemia.
Cosa dicono gli esperti
“La nostra ricerca – ha spiegato la professoressa Yue Huilan – mostra che gli estratti di Nitraria roborowskii Kompotrebbero contribuire a migliorare la funzione insulinica e a ridurre le complicanze metaboliche legate al diabete. È un risultato promettente, ma servono ulteriori studi clinici sull’uomo per confermare l’efficacia e la sicurezza.”
Gli studiosi, tuttavia, invitano alla cautela. Nonostante i risultati siano incoraggianti, si tratta di dati preliminari ottenuti su modelli animali, non ancora confermati su soggetti umani. Ciò non toglie che la scoperta apra la strada a nuovi approcci terapeutici basati su principi naturali.
Cosa rende speciale l’uva del del deserto”
Dal punto di vista biochimico, le bacche di Nitraria roborowskii Kom sono ricche di flavonoidi e polifenoli, composti naturali già noti per i loro effetti antinfiammatori e antiossidanti. Queste sostanze sembrano agire come veri “scudi molecolari”, migliorando la comunicazione tra le cellule e riducendo i processi infiammatori cronici che spesso accompagnano il diabete di tipo 2.
La combinazione di antiossidanti e molecole bioattive potrebbe spiegare la capacità dell’estratto di riattivare il metabolismo dell’insulina. È un’azione diversa rispetto a quella dei comuni farmaci ipoglicemizzanti, che si limitano a stimolare la produzione di insulina o a ridurre l’assorbimento degli zuccheri.
Qui, invece, il corpo sembra “ritrovare” il proprio equilibrio interno. È questa la parte più interessante per la ricerca medica: la possibilità di un approccio metabolico più profondo e naturale, capace di agire su più livelli contemporaneamente.
Dalle sabbie del deserto ai laboratori moderni
La Nitraria roborowskii Kom cresce spontaneamente nelle regioni desertiche del nord-ovest della Cina e in alcune aree dell’Asia centrale. È una pianta resistente, abituata a sopravvivere in condizioni estreme: siccità, vento, salinità del suolo.
Questa capacità di adattamento potrebbe essere alla base della concentrazione elevata di fitocomposti protettivi che si trovano nei suoi frutti. “Le piante che vivono in ambienti ostili sviluppano molecole particolarmente attive per difendersi dallo stress — spiegano i ricercatori — e alcune di queste sostanze possono avere effetti benefici anche sull’organismo umano.”
Non è la prima volta che dal deserto arrivano scoperte sorprendenti: basti pensare all’aloe, alla moringa o al fico d’India, tutte piante capaci di sopravvivere a condizioni estreme e oggi valorizzate per le loro proprietà salutistiche.
La strada, però, è ancora lunga. Prima di poter parlare di integratori o farmaci derivati dell’uva del deserto, saranno necessari studi clinici approfonditi su esseri umani, per definire dosaggi, effetti collaterali e possibili interazioni con altri trattamenti.
I primi dati, però, sono incoraggianti. In un’epoca in cui il diabete di tipo 2 rappresenta una delle principali sfide sanitarie mondiali — con oltre 500 milioni di persone affette secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità — ogni nuova scoperta che punti a un approccio più naturale e sostenibile è motivo di speranza.
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