Diga del Melito mai finita, 259 milioni di danno erariale: 3 indagati
- Postato il 22 maggio 2025
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Diga del Melito mai finita, 259 milioni di danno erariale: 3 indagati
A Catanzaro sono tre gli indagati per la mancata diga sul Melito che ha generato un danno erariale di oltre 259 milioni di euro. Il progetto, carente e mai completato, ha comportato spreco di denaro pubblico e degrado ambientale. A giudizio i presunti responsabili.
CATANZARO- Un’opera pubblica cruciale per la Calabria, destinata a non vedere mai la luce, si trasforma in un salato conto per le casse dello Stato. La mancata realizzazione dell’invaso “Diga sul Fiume Melito” ha generato un danno erariale che supera i 259 milioni di euro. Una cifra monstre che include un finanziamento di quasi 260 milioni di euro. Questo inizialmente concesso dalla Cassa per il Mezzogiorno e poi dai Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, completamente revocato. A questo si aggiungono oltre 102 milioni di euro già spesi, risorse che si sono rivelate un impiego inutile per un’opera irrealizzabile.
RISORSE SPRECATE E DANNO AMBIENTALE IRREVERSIBILE
L’impiego di queste ingenti risorse pubbliche non è stato solo inutile, ma anche dannoso. La costruzione di manufatti in cemento armato ha deturpato zone di altissimo pregio ambientale, lasciando un segno permanente sul territorio. La pesante contestazione mossa dalla Procura della Corte dei conti al “Consorzio di Bonifica Ionio-Catanzarese” (già Consorzio di Bonifica Alli – Punta di Copanello) e, in solido, a due dirigenti pro tempore.
INDAGINI PPROFONDITE SVELANO LE RESPONSABILITÀ
Le indagini, lunghe e meticolose, sono state coordinate dal Procuratore regionale Romeo Ermenegildo Palma e condotte dal Sostituto Procuratore Generale Fernando Gallone, con il supporto investigativo decisivo dei militari della Guardia di Finanza di Catanzaro. Al centro dell’inchiesta, lo sbarramento artificiale sul fiume Melito e il sogno infranto della “Diga sul fiume Melito” (o “Lago Azzurro”). Questa sarebbe dovuta sorgere tra i comuni di Gimigliano, Sorbo San Basile e Fossato Serralta, nel Catanzarese. Le investigazioni, delegate al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, hanno permesso di far emergere numerose responsabilità erariali.
Le indagini, delegate dalla Procura contabile al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, hanno permesso di disvelare numerosi profili di responsabilità erariale da parte dei destinatari del provvedimento di citazione. In particolare, è stato accertato che fin dalla consegna dei lavori è stata contestata dagli organi tecnici del Ministero della infrastrutture – Servizio Italiano Dighe – cui compete la rigorosa verifica della perfetta realizzazione delle dighe nel territorio nazionale – la carenza del progetto iniziale e la necessità di operare importanti integrazioni per assicurare la perfetta tenuta dell’invaso artificiale, altrimenti pericoloso per le popolazioni a valle dell’opera.
Integrazione progettuale che, sebbene realizzata dallo stesso progettista responsabile dell’originario progetto. E ritenuto carente dal Servizio Dighe (progettista poi deceduto) non è mai stata ritenuta idonea a superare i problemi di sicurezza di un’opera che, nelle more dei numerosi contenziosi azionati con l’impresa aggiudicataria continuava a determinare l’avanzamento della spesa fino a ben 102 milioni di euro per un’opera già allora non realizzabile in quanto priva delle necessarie autorizzazioni.
PER LA DIGA DEL MELITO TRE GLI INDAGATI CITATI A GIUDIZIO: IL CONSORZIO E DUE DIRIGENTI
La Procura regionale ha quindi citato a giudizio il Consorzio di bonifica Ionio- Catanzarese, in persona del Commissario Liquidatore e legale rappresentante, il RUP dall’anno 2003 al 2015 ed il Direttore Generale dal 1998 al 2014, mentre non è stato possibile procedere, in quanto defunti, nei confronti del Presidente e legale rappresentante del Consorzio ed il Progettista e Direttore dei lavori pro tempore.
All’entità del considerevole danno patrimoniale si affiancano ulteriori effetti negativi messi in luce brillantemente dai militari della Guardia di Finanza di Catanzaro: l’infrastruttura, inserita nel programma di opere strategiche per il territorio regionale calabrese avrebbe dovuto costituire, nell’iniziale schema progettuale, uno dei più grandi interventi idrici nel panorama nazionale, che avrebbe: risolto l’annosa questione della carenza d’acqua per mezzo milione di cittadini calabresi e per centinaia di aziende agricole, ciclicamente interessate da fenomeni di siccità; consentito la produzione di energia idroelettrica in grado di soddisfare le esigenze di circa cinquanta comuni posti a valle dell’invaso.
Il Quotidiano del Sud.
Diga del Melito mai finita, 259 milioni di danno erariale: 3 indagati