“Discriminata perché donna”: il ricorso di una giudice contro il Csm. Che deve fare marcia indietro sulla nomina
- Postato il 11 giugno 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Per la prima volta la storia della magistratura registra il ricorso al Tar contro il Csm di una giudice, la super esperta in diritto di famiglia Monica Velletti, che protesta per essere stata discriminata per il posto di presidente del Tribunale di Treviso proprio in quanto donna. Produce le statistiche e dimostra come, da quando si è insediato nel 2023, l’attuale Csm su 197 posti direttivi ne ha attribuiti 139 agli uomini e 58 alle donne, solo il 29%. E stima che per raggiungere un’effettiva parità bisognerebbe aspettare ancora ben 53 anni.
Di numeri ne troveremo ancora in questa storia. Ma prima dobbiamo guardare chi sono i protagonisti e in quale città si scatena la guerra per il posto di presidente del Tribunale. Di fronte a ben due candidate donna, entrambe più che titolate, invece viene scelto un maschio. Siamo a Treviso. Già, proprio la città dov’è nato e dove abita il ministro della Giustizia Carlo Nordio. E certo a lui, che non ha mai nascosto le sue simpatie per la corrente di Magistratura indipendente, non si può fare il torto di piazzargli lì una toga progressista. Se le aspiranti al posto di presidente di Tribunale sono due donne con una nuova carriera come Daniela Ronzani, che a Treviso già guida la prima sezione civile del tribunale, e appunto Monica Velletti, presidente di Sezione del Tribunale civile di Terni, più anziane e con più titoli, non ci si può che stupire per la vittoria di Andrea Carli, votato all’unanimità il 6 febbraio che arriva da Biella, dov’è stato presidente della Sezione che si occupa del diritto di famiglia. E chi è il factotum politico di quella città? Ma il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove che, come recitano le sue biografie, è iscritto proprio all’albo degli avvocati di Biella. Ma non basta, perché Andrea Carli è nato a Padova 58 anni fa. E chi ha lo studio di avvocato a Padova? Ma il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, che lì ha costruito la sua fortuna non solo difendendo il presidente della Regione Luca Zaia, ma anche il sottosegretario ai trasporti Armando Siri, nonché Luca Morisi, lo spin doctor di Matteo Salvini.
Ebbene, non è certo un caso se proprio da Zaia arrivi la reazione entusiastica alla nomina di Carli, ben documentata dalla stampa locale il 6 febbraio: “Siamo lieti di accogliere un magistrato della sua esperienza e competenza che, sono certo, contribuirà a proseguire il lavoro e le collaborazioni per rendere sempre più efficiente la giustizia nella nostra Regione” recita il comunicato numero 192 della Regione Veneto. È un fatto che la nomina di Carli, a danno delle due candidate donne, vede schierata tutta Magistratura indipendente, proprio la sua stessa corrente. La nomina finisce all’unanimità tranne tre astensioni, quelle di tre magistrati, due di Area, Marcello Basilico e Antonello Cosentino, e Roberto Fontana, togato indipendente di sinistra. Ma ben presto la faccenda precipita nelle mani del Tar, tant’è che lo stesso Csm è costretto a fare marcia indietro e bloccare la nomina, addirittura “in autotutela”, anche se poco dopo sarà lo stesso Tar a dare ragione alla Ronzani esclusa, come altri, per aver presentato una domanda “troppo lunga”. Perché incredibilmente il nuovo Testo unico sulla dirigenza le impone “corte”.
Intanto Carli è e resta al suo posto. Anche se non è più legittimato a starci. Tant’è che giovedì la quinta commissione del Csm sugli incarichi direttivi affronta di nuovo il caso. Nel frattempo, Monica Velletti il 3 aprile non solo deposita il suo ricorso al Tar, ma ottiene anche che a presentarne uno dello stesso tenore sia la consigliera di parità del Comune di Roma, l’avvocata Gianna Baldoni, nominata dal ministero del Lavoro, che di fronte al ricorso di Velletti segnala “l’anomala violazione della parità di trattamento tra uomini e donne in magistratura”. È un precedente che potrà fare la storia delle giudici italiane. Entrate nel 1963 grazie alla Consulta, ma nei fatti sempre discriminate, anche se ormai sono molte più degli uomini. Proprio come puntigliosamente scrive Velletti nel suo ricorso: “A marzo 2024, quando i magistrati erano 9.300, le donne erano 5.229, il 56,2%, un’evidente prevalenza a fronte di 4.071 toghe maschili”. Però “a dirigere gli uffici ci va solo il 28,8%, insomma tre magistrati incaricati su quattro sono maschi”. Né ha cambiato l’antifona la nomina di Margherita Cassano a prima presidente della Cassazione nel marzo 2023. E qui Velletti dimostra che “siamo di fronte alla sistematica violazione dell’articolo 2 del testo unico sulla dirigenza giudiziaria nella parte in cui prevede che il Csm, nel conferire gli incarichi direttivi, rispetti le pari opportunità e promuova l’equilibrio tra i generi”. C’è di più quando Velletti sottolinea “il comportamento discriminatorio del Csm quando valuta le esperienze fuori ruolo dei magistrati maschi e delle magistrate femmine che diventano titolo di merito per i primi, laddove addirittura rappresentano un ostacolo per seconde”.
Quanto ai numeri, diciamo la verità, tra Velletti e il prescelto presidente Carli non c’è storia. Negli anni 2021-2023 lei ha emesso 2.200 provvedimenti, mentre il suo concorrente 1.006. Lei può vantare la pubblicazione delle sue sentenze, ben duecento, su rilevanti riviste giuridiche, quando lavorava al tribunale di Roma. Lo stesso è avvenuto quand’era a Terni con cento provvedimenti pubblicati mentre, sottolinea la stessa magistrata, il suo concorrente ne conta solo tre. Non basta. Lei può vantare pubblicazioni sulla Treccani e sul Foro italiano. Ma inspiegabilmente la comparazione tra i due sotto questo profilo non è stata fatta, né tantomeno c’è traccia del diploma informatico di progettista di banche dati della Velletti, tant’è che il Tribunale di Roma gli aveva affidato la selezione e raccolta dei provvedimenti da inserire nel sito e lo stesso Csm l’aveva nominata nel gruppo di esperti che devono lavorare per la banca dati europea. Da super esperta, in Italia e all’estero, di diritto di famiglia lei fa parte anche della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidi in qualità di esperta giuridica. Così, quando al Csm un’esponente di Mi le ha chiesto: “Ma cos’ha fatto a Terni?”, lei, che per due anni ha retto il Tribunale, ha potuto rispondere: “Ho scritto il progetto pilota contro la violenza di genere”. Poi divenuto legge.
Ma tutto questo non conta nulla se, dall’altra parte, c’è un candidato fortemente sponsorizzato dal centrodestra. Perché a Treviso, la città di Nordio, non ci può andare una di sinistra. Forse l’unica pecca di Monica Velletti è di essere vicina alla corrente di Area, pur senza mai aver avuto cariche associative, e di essere sposata con un altro magistrato che, ahimè, è di Magistratura democratica e si chiama Glauco Zaccardi. Imperdonabile quest’ultimo dettaglio.
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