Dopo dieci anni dalla Laudato Si’ di papa Francesco, le coscienze si sono scosse solo temporaneamente

  • Postato il 24 maggio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

2015: un anno cruciale per l’ambiente. A Parigi si tiene la ventunesima Conferenza delle Parti, e i 198 paesi (le Parti) che aderiscono alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici ratificano un trattato per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Nel 2015 un altro documento dà una forte scossa alle coscienze: Francesco pubblica l’Enciclica Laudato Si’, con un messaggio senza precedenti.

Per la prima volta un’autorità religiosa chiede la conversione ad una scienza: la conversione ecologica è la conversione all’ecologia. E non la chiede solo a chi pratica la fede cattolica ma a tutta l’umanità. Parla di Creato ma usa parole dell’ecologia, come biodiversità e funzionamento degli ecosistemi, ben prima che, nel 2022, siano inserite tra i valori fondanti del nostro vivere civile, nell’Articolo 9 della Costituzione.

Nella Bibbia ci sono le premesse. Il Creatore dà un solo compito ad Adamo: dare il nome agli animali significa conoscere la biodiversità. E quando dice a Noè di costruire un’arca, gli dice di mettere a bordo una coppia di tutti gli animali: senza il resto della biodiversità non possiamo pensare di “iniziare da capo”. Senza la biodiversità, gli ecosistemi non funzionano.

Laudato Si’ ha davvero scosso le coscienze? Un pochino, ma solo temporaneamente. La Commissione Europea, ad esempio, ha emanato il Green Deal, e il Next Generation Eu, innescando una politica volta alla sostenibilità attraverso la transizione ecologica secondo le indicazioni della Convenzione di Parigi. Senza una conversione all’ecologia, però, la transizione è illusoria. Per convertirsi all’ecologia bisogna studiarla, impararne i fondamenti. A parte casi di insegnanti illuminati/e, l’ecologia non ha una posizione preminente nei programmi di formazione. Spesso proprio non c’è.

Biodiversità ed ecosistemi non sono ancora considerati irrinunciabili in un bagaglio culturale decente. La conversione è avvenuta solo a parole e la transizione trova enormi difficoltà. Non ci può essere transizione senza conversione. Fa sorridere il fatto che il primo e unico ministro della Transizione ecologica sia stato un tecnologo con deboli basi conoscitive di ecologia.

Progettare una transizione verso l’ecologia senza l’ecologia è un’attività diffusa. La scuola ha troppe cose da insegnare e le ore sono poche, dicono. Non voglio fare qui l’elenco di cose che ho dovuto imparare sentendomi dire: ora studia, poi vedrai che ti servirà! Di molte ancora non ho capito l’utilità.

Ci siamo messi nei guai, compromettendo il funzionamento degli ecosistemi, perché siamo ignoranti di cose che, invece, dovremmo conoscere bene. Spesso, a pianificare la transizione ecologica sono chiamati quelli che l’hanno resa necessaria, proponendo dissennati modelli di sviluppo. Il Pnrr avrebbe dovuto finanziare anche la transizione ecologica. Nessuno si sognerebbe di pianificare una transizione verso la salute senza il contributo dei medici, ma per l’ecologia è così.

Un modo per mettere l’ecologia nei programmi scolastici ci sarebbe. Dalle primarie alle fino alla quinta superiore c’è l’ora di religione. Se in quell’ora, nell’arco di 13 anni, si insegnasse Laudato Si’, spiegando il significato di tutto quello che predica, qualche seme di conoscenza sarebbe piantato. Ma gli insegnanti di religione sono preparati a questo compito? Temo che, a parte i laureati in discipline che prevedono corsi di ecologia, anche gli altri insegnanti sarebbero impreparati.

E qui interviene il Comma 22. Come fanno a insegnare ecologia docenti che non hanno seguito corsi di ecologia? Il problema richiede un piano di formazione dei formatori. Lo stesso Comma 22 vale per gli economisti, gli ingegneri, i tecnologi, i sociologi, gli architetti che sono totalmente digiuni di ecologia e che sono chiamati a gestire una transizione verso ciò che non fa parte della loro cultura. Gli ecologi dovrebbero essere chiamati a insegnare la loro materia in tutti i corsi di laurea, visto che tutto va inserito in un contesto ambientale.

Mancano le basi. Ma questa viene giudicata una pretesa arrogante: che c’entra l’ecologia con la transizione ecologica? Nel frattempo, alla transizione ecologica si sta preferendo la transizione militare. E Leone XIV per il momento non parla di ambiente. Parla di pace, come Francesco, ma si concentra sull’intelligenza artificiale. Dopo dieci anni… stiamo andando indietro. Per chi ignora l’ecologia stiamo andando avanti: finalmente queste velleità ambientaliste sono messe da parte. In Usa è vietato parlare di ambiente, e da noi è reato manifestare per richiamare l’attenzione sulla crisi climatica.

L’ecologia è un intralcio allo sviluppo, alla crescita. La costruzione di armi è un forte stimolo alla crescita. Ah, come dice il ministro della Protezione Civile, per i danni causati da eventi climatici estremi lo stato ha finito i soldi: assicuratevi. La conversione e la transizione ecologiche sono archiviate.

Ora la minaccia sono i cosacchi che potrebbero arrivare ad abbeverare i loro cavalli nelle nostre fontane. E a stuprare le nostre madri, mogli e figlie. In caso di emergenza, comunque, la soluzione c’è: scappare in farmacia o in chiesa. Ma anche una bella assicurazioncina non sarebbe male. Pessimismo e fastidio.

L'articolo Dopo dieci anni dalla Laudato Si’ di papa Francesco, le coscienze si sono scosse solo temporaneamente proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti