Elezioni Regionali a -7, irrompe il condono edilizio: ecco i punti chiave della polemica
- Postato il 16 novembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Andiamo con ordine: la destra invoca per la manovra un condono edilizio.
Si apre il finimondo: con la sinistra che grida allo scandalo, perché è una mossa in cerca di voti, in specie per la Campania dove l’abusivismo delle costruzioni è piuttosto in uso.
Insomma, sarebbe soltanto una proposta per cercare di battere Roberto Fico, candidato della sinistra alle ormai vicinissime elezioni regionali.
Chi va al voto ed abita in una casa che non è in regola con la legge potrebbe essere invogliato a dare la propria preferenza all’attuale maggioranza anche se la pensa diversamente.
Elly Schlein e Giuseppe Conte (per una volta uniti) sostengono quanto siano poco seri gli esponenti che guidano il Paese. Insomma, a farla breve, una furbizia che avrebbe la durata di qualche giorno per poi svanire nel nulla.
È l’ennesima miccia che provoca un ulteriore incendio pure nei Palazzi romani oltre che a Napoli e dintorni. La segretaria del Pd, capita l’antifona, si rivolge ai sindaci ritenendoli “un patrimonio, la migliore espressione della nostra cultura politica”.
Il fantasma del fascismo

Quando si sente in imbarazzo la sinistra ricorda il fascismo, una inventiva che fa sempre bene anche se la storia lo ha cancellato da oltre ottant’anni. Dunque, l’opposizione ha ragione quando ritiene che questo progetto sia soltanto “passeggero”, il tempo di votare e magari di ribaltare il pronostico che dà la sinistra favorita in Campania?
Ok, però se facciamo un passo indietro e ricordiamo che cosa provocò il reddito di cittadinanza nel Mezzogiorno, non ci si dovrebbe meravigliare se ad una settimana dal voto, la maggioranza cerca di guadagnare consensi con iniziative che potrebbero convincere pure gli oltranzisti della politica.
È inutile rammentare che cosa provocò quel reddito nel Meridione. Molti disoccupati (non pochi purtroppo) furono abbagliati da quell’idea e si convinsero a votare per i 5Stelle, i padrini di quella ingegnosità. Per Giuseppe Conte fu un vero e proprio trionfo, l’inizio di una marcia trionfale che lo portò a togliersi di mezzo pure Beppe Grillo.
Dal reddito al condono
Com’era facile prevedere, il successo non ha avuto tanto spazio, se è vero, come è vero, che nelle recentissime elezioni in Calabria, Pasquale Tridico, il candidato della sinistra che rispolverò il reddito, è stato travolto dalla destra con una maggioranza schiacciante.
Adesso, c’è chi riprova ad attirare il popolo meridionale con l’introduzione di un “reddito regionale”, ma ben presto ci si è accorti che il gioco non valeva la candela e si sono preferiti altri discorsi.
Ad ingarbugliare le acque dell’opposizione ecco tornare nel proscenio politico i vecchi big come Romano Prodi, il quale insiste nel ritenere che è necessario cambiare aria se si vuole contrastare il passo e di creare un’alternativa ala “moderata Meloni”.
L’atteggiamento della odierna sinistra è, per il cultore dell’Ulivo, un “inutile bertinottismo”, perfida frecciata ad un esponente politico che ritenne l’Ulivo in stato preagonico ai tempi in cui Prodi fu costretto a lasciare Palazzo Chigi.
Il condono diventa dunque un obiettivo sul quale insistere. La destra non lo abbandona, ma Roberto Fico promette che non se ne farà niente quando lui sarà diventato governatore.
Chi ha buona memoria gli risponde che quando si trattò di risolvere il caso della sua casa al Circeo non ebbe il minimo dubbio ad accettare l’accordo, visto che anche in quel caso si parlava di abusivismo.
Dovremo avere pazienza nei sette giorni che mancano alle elezioni in Campania, Puglia e Veneto perché i colpi bassi saranno all’ordine del giorno. Maurizio Landini continua a perorare gli scioperi dicendo che sono il sale della democrazia e si scaglia contro chi pensa che sette giorni prima di un’astensione dal lavoro chi vuole aderire alla manifestazione debba comunicarlo all’azienda in cui lavora. “Altro che fascismo”, sostengono i fedelissimi del segretario della Cgil. “Qui si vuole andare contro un caposaldo della nostra Costituzione”.
La replica di chi non la pensa come il sindacato non si fa attendere: “Invece che incitare i musicisti della Fenice di Venezia a battersi contro la direttrice dell’orchestra pensi a difendere gli operai abbandonati al loro destino”.
“È necessario che tutti vadano a votare. “Obbligatoriamente”, si afferma da una parte. “Eccola la libertà di pensiero invocata dalla sinistra”, è la risposta. Insomma, siamo nel pieno di un periodo caotico in cui si cerca solo di portare acqua al proprio mulino.
Finirà fra una settimana o poco più? È la speranza di chi ha buon senso. Altrimenti pur di combattersi si va alla ricerca del pelo nell’uovo chiamando addirittura in causa Sinner e Alcaraz. Chi vorresti vincesse? Un noto filosofo (meglio non nominarlo) dice senza ombra di dubbio: “Lo spagnolo, è creativo come la sinistra che sogno. Sinner, no: è un carro armato”. Scandalizzarsi sarebbe inutile.
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