Elly Schlein, il piano bipartisan in Parlamento per stanarla

  • Postato il 8 dicembre 2025
  • Politica
  • Di Libero Quotidiano
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Elly Schlein, il piano bipartisan in Parlamento per stanarla

È possibile che il parlamento approvi una legge sull’antisemitismo con i voti della maggioranza, delle sigle moderate della sinistra e dei riformisti del Pd, come Graziano Delrio, Simona Malpezzi e Filippo Sensi? È credibile, insomma, che su un tema così importante si raggiunga un’intesa che tagli fuori Elly Schlein e la dirigenza del suo partito, insieme ad Avs e ai Cinque Stelle? Per il Pd sarebbe un terremoto, per il campo largo un punto di non ritorno.

La risposta è che l’intesa, nei fatti, c’è già. È scritta nei disegni di legge presentati in Senato. Il problema è tutto della segretaria del Pd, determinata a farla saltare, perché ne va della connotazione pro-Pal del suo partito, e anche dell’idea che ha della propria leadership. Situazione molto diversa da quella di Giuseppe Conte: il M5S è tutto schierato dalla parte di chi vuole liberare la Palestina «dal fiume al mare», e così lui può godersi l’impazzimento della sua rivale per la candidatura a premier.
Sono state depositate quattro proposte per il contrasto dell’antisemitismo.

Quella di Delrio e degli altri esponenti del Pd, sottoscritta anche da Carlo Calenda e Marco Lombardo, i due senatori di Azione, è l’ultima arrivata. Le altre tre hanno come primi firmatari il leghista Massimiliano Romeo, il renziano Ivan Scalfarotto e il forzista Maurizio Gasparri. Il loro iter è iniziato, sono state assegnate alla commissione Affari costituzionali di palazzo Madama.

 

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Tutte e quattro hanno in comune l’elemento decisivo: prevedono di adottare la «definizione operativa» elaborata dall’Ihra, l’Alleanza internazionale perla memoria dell’Olocausto, per distinguere un atto antisemita da uno che non lo è. L’antisemitismo, in base a questa formulazione, «è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei» e si concretizza in «manifestazioni verbali o fisiche dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o le loro proprietà».

Secondo Il Manifesto, il quotidiano da cui è partita la campagna contro l’iniziativa di Delrio, è una definizione «utilissima a contrastare ogni tipo di critica allo Stato di Israele e al suo governo, nonché ad accusare di antisemitismo il movimento di solidarietà con la Palestina e contro il genocidio». Anche Francesca Albanese e molti altri la pensano così.

Eppure, come ha ricordato Emanuele Fiano, presidente dell’associazione Sinistra per Israele, l’Italia adottò quella definizione tramite un atto del governo Conte II, di cui facevano parte Pd e Cinque Stelle. E nessuno, dentro questi partiti, obiettò. Da allora, però, sono cambiate molte cose. Soprattutto, è diventato evidente che oggi l’antisemitismo alligna più a sinistra che a destra.

L’obiettivo di Schlein, quindi, è impedire che dalla sintesi di quelle quattro proposte nasca un testo che possa essere votato congiuntamente da chi le ha presentate. Il suo tentativo di costringere Delrio, Malpezzi e gli altri a ritirare il loro ddl, però, è fallito: in privato e in pubblico le hanno ribadito che non faranno «abiure».

 

 

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La sfida della destra è di segno opposto: approvare all’inizio del 2026, e magari il 27 gennaio, in coincidenza del Giorno della Memoria, una legge che contrasti gli atti di antisemitismo, che dovrebbero essere identificati proprio tramite la definizione dell’Ihra. Gli esponenti della maggioranza ripetonoche questa non limiterebbe in alcun modo il diritto di criticare lo Stato di Israele.

Stessa convinzione di Benedetto Della Vedova, deputato di Più Europa: quella definizione, dice, «non c’entra assolutamente nulla con la legittimità della contestazione, anche dura, dell’operato dei governi israeliani». E il testo di legge di Delrio è «ponderato e misurato».

Gasparri fa sapere di averne parlato con Delrio. «Abbiamo intenzione di trovare dei punti di intesa. I dettagli li discuteremo». Un lavoro complesso sotto l’aspetto politico, ma non dal punto di vista tecnico, proprio perché in quelle proposte «ci sono molte cose che coincidono». La commissione redigerà un “testo base”, che dovrebbe contenere il meglio dei quattro disegni di legge esaminati. «Quando lo avremo, faremo le valutazioni», chiosa Gasparri. Delrio gli risponde chiedendo un confronto «senza strumentalizzazioni».

Strumentali o no, da destra ieri sono piovute attestazioni di solidarietà per i “dissidenti” del Pd. Il vicecapogruppo di Fdi alla Camera, Alfredo Antoniozzi, sostiene che l’attacco di Schlein e dei suoi colonnelli nei confronti degli altri dem dimostra «l’ambiguità di un partito che cede ai ricatti degli estremisti». Anche per la leghista Simona Loizzo «i diktat ricevuti da Delrio dimostrano che il Pd è ostaggio di una minoranza pro-Pal».

Questo mentre a sinistra, al contrario, i toni si fanno più duri. Si segnala la politologa Nadia Urbinati, che bolla «il cattolico Delrio» come «fascistello». Nel suo disegno di legge, il senatore prevede che l’organismo di vigilanza di ogni università individui al proprio interno «un soggetto preposto alla verifica e al monitoraggio delle azioni per contrastare i fenomeni di antisemitismo», e tanto basta per mettere il fez in testa a chi ha scritto la norma. L’accusa tradizionalmente riservata agli esponenti di Fdi ora non risparmia nemmeno gli eletti del Pd.

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Autore
Libero Quotidiano

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