Erik e Lyle Menendez potranno tornare in libertà dopo 35 anni di carcere per l’omicidio dei loro genitori: pena ridotta e diritto alla libertà condizionale

  • Postato il 14 maggio 2025
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Svolta importante per Erik e Lyle Menendez, dopo che la loro vicenda è tornata sulla bocca di tutti grazie al successo della serie tv Netflix “Monsters”. I due fratelli vranno una nuova possibilità di tornare in libertà dopo 35 anni di carcere per l’omicidio dei loro genitori. Il giudice della Corte Superiore della Contea di Los Angeles Michael Jesic ha ridotto la pena dei due da ergastolo senza possibilità di libertà condizionale a 50 anni di reclusione.

Ora hanno diritto alla libertà condizionale in base alla legge californiana sui giovani autori di reati, poiché hanno commesso il crimine quando avevano meno di 26 anni. La Commissione statale per la libertà condizionale deve ancora decidere se rilasciarli dal carcere. I fratelli sono stati condannati nel 1996 per l’omicidio del padre, Jose Menendez, un potente dirigente discografico, e della madre, Kitty Menendez, nella loro casa di Beverly Hills nel 1989.

“Non spetta a me decidere se debbano uscire oggi – ha detto Jesic -, ma credo che meritino una possibilità”. I due uomini possono ora presentarsi davanti a un giudice per la libertà vigilata, che dunque potrebbe aprir loro le porte del carcere di San Diego in cui sono reclusi e da cui si sono collegati durante l’udienza del riesame.

Lacrime e sorrisi. Così hanno reagito Lyle ed Erik Menendez alla notizia della revisione della loro sentenza, secondo quanto ha riferito uno dei loro avvocati, Cliff Gardner, ai giornalisti assiepati fuori dal tribunale di Van Nuys, a Los Angeles. All’interno del palazzo, dopo un’udienza di circa otto ore.

Nel corso della giornata, familiari, legali e conoscenti hanno testimoniato che i Menendez sono completamente riabilitati e non rappresentano un pericolo per la società. Anerae Brown, ex compagno di prigione dei due, ha raccontato tra le lacrime che “senza Lyle ed Erik forse sarei ancora lì a fare cose stupide”.

“È grazie a loro se ho abbandonato la rabbia e ho ricominciato ad avere speranza”, ha dichiarato l’uomo che oggi è tornato in libertà, è diventato padre e ha un lavoro. Una delle cugine dei Menendez, Anamaria Baralt, ha detto: “Da tutte e due le parti della famiglia crediamo che 35 anni siano abbastanza. Li abbiamo perdonati“.

Familiari e difensori da anni lavoravano per questo risultato, sostenendo che l’omicidio avvenne dopo decenni di violenze sessuali subite da parte del padre José, con la complicità della madre Kitty. La sentenza del 1996 non tenne conto degli abusi, ma considerò che i due giovani volessero accedere alla fortuna accumulata dal padre, dirigente dell’etichetta musicale Rca. Ancora oggi la procura è contraria alla riduzione della pena, perché “i due non hanno assunto appieno la responsabilità dell’omicidio commesso“, sostiene il procuratore di Los Angeles Nathan Hochman.

All’epoca i fratelli avevano 18 e 21 anni. Mentre gli avvocati della difesa hanno sostenuto che i fratelli hanno agito per legittima difesa dopo anni di abusi sessuali da parte del padre, i pubblici ministeri hanno affermato che i fratelli hanno ucciso i genitori per un’eredità multimilionaria.

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