Errori, Var, polemiche e soldi: l’autunno di fuoco degli arbitri italiani

  • Postato il 24 settembre 2025
  • Di Panorama
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Più delle parole è stato significativo il modo con cui il designatore degli arbitri italiani, Gianluca Rocchi, è andato in televisione a spiegare che l’ultimo week end non è stato fatto un buon lavoro. Non c’è soddisfazione tra i vertici arbitrali per un avvio di stagione in cui direttori di gara e Var stanno scivolando su bucce di banana apparentemente innocue. Tanti errori, variamente distribuiti, con la costante di essere di quella tipologia che fa saltare dal divano il tifoso da bar per esclamare: “Ma come è possibile?”.

Bocciate le direzioni di gara dei match con in campo la Juventus a Verona e il Napoli con il Pisa, una settimana dopo il polverone alzato per il cortocircuito sul rigore prima dato e poi tolto al Milan con il Bologna. Che è stato l’unico errore senza conseguenze sul risultato e sulla classifica, a differenza di quanto accaduto al Bentegodi e al Maradona.

Rocchi non si è tirato indietro e ci ha messo la faccia. La scelta della trasparenza da parte dell’AIA è ormai irreversibile e, così, non deve sorprendere che l’allenatore degli arbitri vada in tv a elencare pregi e difetti della sua squadra. Una rivoluzione totale rispetto all’epoca delle veline che arrivavano ai giornali attraverso le confessioni degli amici degli amici: oggi è tutto chiaro nel rapporto con i club e con il grande pubblico. Si sbaglia, si ammette e si spiega. Si fa bene, ci si attende che ci sia applauso anche se da questo lato il triangolo tra arbitri, società e tifosi è ancora asimmetrico.

Arbitri e polemiche, perché serve abbassare i toni

La cosa che preoccupa, però, oltre agli errori che ci sono stati e che indicano che qualcosa va registrato in tempi rapidissimi, è la soglia di tossicità del dibattito intorno agli arbitri. Sostenendo che l’allenatore della Juventus, Igor Tudor, aveva ragione a lamentarsi ma servono toni meno esasperati, in fondo Rocchi altro non affermava che questo: la necessità di potersi rapportare alle società e ai tesserati evitando di utilizzare schemi comunicativi da guerra fredda, in particolare oggi che l’apertura degli arbitri è totale.

È un tasto su cui il designatore batte da tempo: laddove sono stati accettati dialogo e confronto, non si possono più tollerare proteste sguaiate in campo o davanti ai microfoni. Se è così a inizio stagione, cosa succederà alla fine quando punti (e fischi) peseranno il doppio? La verità è che i direttori di gara rimangono sempre l’alibi perfetto per gli errori degli altri, oltre che la ragione di doglianza per quelli che commettono. Ci sono in gioco centinaia di milioni di euro e nessuno è disposto ad ammettere un fallimento senza cercare sponde altrove.

Il dibattito sul futuro dell’AIA e degli arbitri

Anche per questo carico di responsabilità c’è chi vorrebbe strutturare differentemente il vertice della categoria, con più soldi e maggiori certezze (ora anche i tempi di pagamento sono… variabili). Qualcuno spinge per mettere tutto sotto il cappello della Figc e della Lega Serie A, modello che in Inghilterra ha però prodotto danni per l’indipendenza degli arbitri e non ha certamente contribuito a formare una generazione di fenomeni del fischietto. Le scosse del dibattito politico attraversano, però, una categoria già provata dalla continua esposizione alle polemiche.

Var e arbitri: chi arbitra davvero?

L’altra preoccupazione è di carattere tecnico ed emerge dall’ascolto degli audio tra arbitro e sala Var nelle situazioni più complesse. Tifosi e addetti ai lavori hanno potuto assistere a un rovesciamento dei ruoli, con direttori di gara davanti allo schermo (Aureliano a Verona, Mazzoleni a Napoli e Fabbri a San Siro) che hanno teleguidato i colleghi in campo imponendo di fatto la loro lettura degli episodi. Peraltro, sbagliata e bocciata. Ma anche fosse stata corretta, è una deriva che nessuno vuole e che non fa parte dei protocolli della Fifa.

Ecco perché la gestione di questo inizio di stagione non piace nemmeno ai vertici arbitrali e, oltre ai turni di riposo o ravvedimento operoso in Serie B, a tutti verrà chiesto di tornare allo spirito originario del Var che non prevede sconfinamenti o cambio di ruoli. Decide chi è in campo, anche se è giovane e non un veterano come chi sta al Var: Crezzini a Napoli era alla terza designazione in A. Tutto il resto è ricerca di talenti da far maturare in fretta come Sozza e Colombo la cui crescita è verticale e che sono stati perfetti nel derby di Roma e in Juventus-Inter. Per ora ci sono loro, serve che il gruppo dei big si allunghi rapidamente.

Autore
Panorama

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