Ex Ilva, confermato il forno elettrico a Genova ma senza impianto Dri: ecco il piano per Cornigliano
- Postato il 14 luglio 2025
- Copertina
- Di Genova24
- 3 Visualizzazioni


Genova. Quattro forni elettrici per l’ex Ilva, di cui uno a Genova pronto entro la fine del 2029. Dall’incontro al Mimit coi sindacati in vista dell’accordo di programma su Taranto arriva una conferma alle indiscrezioni pubblicate sabato da Genova24. L’obiettivo del Governo è garantire una produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, di cui 2 milioni vedrebbero la luce proprio nello stabilimento di Cornigliano, destinato a diventare il punto di riferimento per tutti gli impianti del Nord con la riapertura del ciclo a caldo chiuso dal 2005.
A Genova niente impianto Dri: “Non fattibile per il cono aereo”
È stata valutata invece “non fattibile” l’ipotesi di collocare a Genova l’impianto Dri, da cui uscirebbe il pre-ridotto con cui alimentare il forno elettrico. Il problema è che la struttura sarebbe alta 140 metri e sorgerebbe a ridosso del cono aereo dell’aeroporto Cristoforo Colombo, in un’area in cui l’altezza massima dei manufatti è fissata a circa 48 metri. “Da verifiche informali effettuate con Aeroporto di Genova e con Enac – si legge nelle slide presentate ai sindacati – è emerso che la realizzazione” di un edificio con quelle dimensioni “non è verosimilmente percorribile in alcuna area dello stabilimento“. È prevista la possibilità di chiedere deroghe in caso in caso di manufatti preesistenti con sviluppo similare o differenze di ingombro minimali, ma non sarebbe questo il caso.

Quindi, se alla fine prevarrà l’opzione A, cioè quella che prevede la realizzazione di un impianto Dri per ciascuno dei forni elettrici che sostituiranno gli altiforni di Taranto, bisognerà costruire altrove la struttura adibita ad alimentare l’area a caldo di Cornigliano. In alternativa non verrebbero costruiti impianti di preriduzione negli stabilimenti ex Ilva, con la possibilità di realizzarli altrove (ad esempio a Gioia Tauro e Piombino). In ogni caso servono aree con grande disponibilità di gas. Anche il nuovo forno elettrico, però, sarà particolarmente energivoro in termini elettrici: Genova passerà dai 0,4 terawatt dell’assetto attuale ai 2,3 terawatt futuri.
Ex Ilva, il progetto per le aree di Cornigliano
Di sicuro con questo scenario non si porrebbe più il problema di un sottoutilizzo delle aree ex Ilva. Il forno elettrico di Cornigliano occuperebbe la zona dell’ex centrale termoelettrica oggi abbandonata, nei pressi della foce del Polcevera e della portineria della fabbrica. Si ipotizza un’estensione di circa 70mila metri quadrati. Insieme al forno dovrebbe costruire a Genova un impianto mini-mill di colaggio e laminazione a caldo in grado di produrre acciaio utilizzando rottami ferrosi. La riorganizzazione delle aree contempla anche un’area di 72mila metri quadrati per i rotoli laminati a caldo e un nuovo capannone di 19.500 metri quadrati.

Oggi a Genova le linee di laminazione a freddo – che comprendono decapato, zincato, banda stagnata e cromata – vengono alimentate esclusivamente coi rotoli che arrivano da Taranto. Col nuovo assetto decarbonizzato, lo stabilimento di Cornigliano sarebbe del tutto indipendente e rifornirebbe pure la fabbrica di Novi Ligure, dove si producono anche alluminato ed elettrozincato. I coil imbarcati in Puglia continuerebbero a servire i tubifici di Racconigi, Socova e Salerno.

Bucci esulta: “Segnale concreto per il rilancio industriale”
“Accogliamo con favore la bozza del piano di decarbonizzazione trasmessa oggi dal Governo, che conferma l’impegno verso il rilancio industriale del sito di Genova Cornigliano all’interno di un progetto nazionale strategico – commenta il presidente ligure Marco Bucci, finora molto cauto sulle ipotesi allo studio del Governo -. La previsione della costruzione di un forno elettrico a Genova, con una capacità produttiva di circa 2 milioni di tonnellate annue, è un segnale concreto che va nella direzione che abbiamo sempre auspicato: garantire la continuità operativa, tutelare l’occupazione e valorizzare il ruolo della Liguria nella filiera siderurgica italiana ed europea”.
“Come ho già avuto modo di sottolineare nei giorni scorsi, il futuro dell’ex Ilva deve essere fondato su tecnologie moderne, sostenibili e compatibili con l’ambiente urbano in cui gli impianti si trovano – aggiunge Bucci – La scelta dell’elettrico e del preridotto è coerente con l’obiettivo della decarbonizzazione e con l’evoluzione di Genova verso un’industria green. Importante anche il riferimento alla realizzazione di un impianto capace di alimentare il forno elettrico, con Genova e la Liguria che possono garantire tutta l’esperienza e il know how delle proprie aziende nel settore dell’energia”. “Ora – conclude – è fondamentale passare ad azioni concrete e tempi certi. La Regione Liguria è pronta a fare la sua parte per accompagnare questa transizione e garantire un futuro solido e sostenibile allo stabilimento di Cornigliano”.
Fiom e Danieli presentano l’ipotesi di forno elettrico per l’ex Ilva
L’obiettivo del ministro Adolfo Urso è arrivare alla firma sull’accordo martedì per poi approvare giovedì l’autorizzazione integrata ambientale. Peraltro tutte le trattative finora si sono concentrate su Taranto. “Per noi è un elemento significativo che va nella giusta direzione per rilanciare la siderurgia genovese – commenta Stefano Bonazzi, segretario generale della Fiom di Genova -. Oggi occorre fare un ragionamento che non sia ideologico ma concreto, che affronti il tema dell’aumento dei posti di lavoro”. Domani il sindacato, in un convegno organizzato in tempi non sospetti, presenterà alla città l’ipotesi di forno elettrico insieme ad Antonello Mordeglia del gruppo Danieli, tra i leader del settore.
I dubbi su occupazione e ricadute ambientali
Ma i dubbi sul fronte occupazionale sono tutt’altro che dissipati. “Non ci è stato fornito alcun dato delle persone che saranno impegnate – riferisce Luca Pasquetti della Fim Cisl di Genova -. Per noi è importante coniugare occupazione, ambiente e salute, ma in primis dobbiamo conoscere i numeri”.

E mentre a Taranto associazioni e comitati continuano a invocare la chiusura dell’ex Ilva e chiedono di non firmare l’accordo per la transizione elettrica, a Genova mancano ancora diversi passaggi istituzionali per poter considerare chiusa la partita. Tra le anime di Cornigliano che anni fa diedero battaglia per chiudere l’area a caldo, fonte di migliaia di posti di lavoro ma anche di patologie che continuano a mietere vittime tra la popolazione, crescono i malumori per quello che alcuni leggono come un passo indietro nei confronti dell’ambiente e dei residenti. Senza contare che la sindaca Silvia Salis, pur ipotecando l’utilizzo siderurgico di quelle aree, ha mostrato finora più cautela di Bucci in materia di forno elettrico. E la sua maggioranza conserva al suo interno sensibilità diverse.