Ex Ilva, Uliano (Fim Cisl): “Rischio speculazioni, intervenga lo Stato. Spezzatino? Pericoloso anche per Genova”
- Postato il 23 dicembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Le iniziative di lotta che abbiamo messo in campo su Genova hanno ridotto il rischio che venisse chiusa la zincatura, ma non abbiamo costruito le condizioni per il rilancio dell’ex Ilva. Dovremmo ragionare di ripartenza degli altiforni, invece si sono ridotte le attività. L’atteggiamento del governo porterà a una lenta morte degli impianti“. È l’allarme lanciato da Ferdinando Uliano, segretario generale nazionale della Fim Cisl, oggi a Genova per presiede un consiglio generale del sindacato dei metalmeccanici.
All’antivigilia di Natale, dopo la mobilitazione dei lavoratori tra novembre e dicembre, il futuro dell’acciaieria di Cornigliano è ancora pesantemente incerto. Sul piatto, per ora, ci sono due offerte per l’acquisizione dell’intero complesso industriale e arrivano entrambe da fondi di investimento americani: Bedrock Industries e Flacks Group. Il secondo è ritenuto favorito con un piano di investimenti da 5 miliardi e la garanzia di 8.500 posti di lavoro (su oltre 10mila attuali, compresi quelli in cassa integrazione) a fronte di una partecipazione pubblica del 40% per i primi cinque anni.
Ma la Fim Cisl, come gli altri sindacati, nutre forti dubbi: “Bisogna prendere atto, dopo quasi due anni, che non ci sono soggetti industriali che si stanno palesando. Il fatto che non siano soggetti industriali ma solo fondi economici è la preoccupazione più grande”. Il piano condiviso con il governo, ricorda Uliano, prevedeva “circa 8 milioni di tonnellate: 6 prodotte dai forni elettrici nello stabilimento di Taranto e 2 ipotizzate sullo stabilimento di Genova per alimentare il Settentrione. Questo era il disegno che avevamo condiviso con il governo”. Adesso “si palesano fondi che normalmente hanno atteggiamenti più speculativi: sono in grado di portare questi investimenti importanti per una durata così lunga o sono fondi che fanno un’attività speculativa che nell’arco di due anni decidono di acquistare e poi vendere?”.
Per questo i sindacati continuano a chiedere “un incontro a Palazzo Chigi, perché ci vuole la massima responsabilità”. E quindi reclamano ancora una volta l’intervento diretto dello Stato: “Il governo deve fare la parte principale in questo progetto di rilancio – continua Uliano -. Questo significa utilizzare anche le risorse che le partecipate dallo Stato possono esprimere. Molte di esse, tra l’altro, hanno un rapporto cliente-fornitore con l’ex Ilva. Siccome questo per noi, e penso anche per lo Stato italiano, è un settore strategico, diventa importante avere questo atteggiamento e poi aggregare in un secondo momento i vari soggetti industriali. Non vorremmo tornare all’epoca di Mittal“.
E lo spezzatino? L’idea di separare i destini di Genova e Taranto, tornata d’attualità durante gli scioperi per scongiurare lo stop delle zincature, non piace al segretario nazionale della Fim: “Per noi l’unità del complesso ex Ilva è ancora un valore aggiunto, perché la decarbonizzazione è un processo in atto in Europa. Con una produzione di 8 milioni di tonnellate anche Genova sarebbe stata parte attiva rispetto a un processo di produzione di acciaio, non solo con la lavorazione a freddo, ma anche con lo sviluppo delle aree a caldo. L’ipotesi di spezzatino la vediamo come molto pericolosa anche per gli impianti stessi del Nord, quindi stiamo invitando a tenere il gruppo nell’interezza. Lo spezzatino di fatto riduce le possibilità di sviluppo complessivo del gruppo, anche degli stabilimenti del Nord”.
Infine un commento sul recente rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, anche a Genova preceduto da scioperi e cortei: “È stato un passaggio molto importante. Per noi è fondamentale illustrarlo ai lavoratori perché abbiamo fatto, dal nostro punto di vista, un capolavoro – commenta Uliano -. Per la seconda volta i metalmeccanici aumentano in salario più dell’inflazione, cosa che non avviene in altri contratti nel nostro Paese. In particolare, aumentiamo di un terzo i salari dei metalmeccanici, perché tra l’aumento del passato contratto a 310 euro di incremento mensile ai 205 di questo contratto, stiamo parlando di 515 euro mensili su un salario medio di 2.200 euro“, ha spiegato il sindacalista. “Ci sono voluti 17 mesi, ma il risultato è un risultato importante perché riguarda più di un milione e 700mila metalmeccanici, di cui a Genova sono circa 50mila“, ha aggiunto.