Famiglia e lavoro: aumentano i papà che si dimettono per la cura dei propri figli, ma le mamme sono più del doppio
- Postato il 15 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Se nel 2024, le convalide di dimissioni in Italia da parte di genitori che lavorano sono state quasi 61mila, il 69,5 per cento ha riguardato le donne lavoratrici, mentre gli uomini che si sono dimessi rappresentano il 30,5%del totale. Per quanto il gap di genere permanga, si parla di 18.519 uomini. Un numero non più trascurabile, sebbene di molto inferiore a quello delle donne (42.237). Ma la relazione annuale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, con i dati del biennio 2023-2024 racconta molto di più: se per i padri il motivo principale di dimissioni è il cambio di impiego, per le mamme è la difficoltà a conciliare il lavoro e la cura dei figli. E, in questo, non aiuta la carenza di servizi. E come dimostrano le testimonianze raccolte da ilfattoquotidiano.it sulle difficoltà a cui i genitori, soprattutto le donne, vanno incontro se non riescono a trovare (o a permettersi) un centro estivo per i figli.
I dati dell’ispettorato sulle dimissioni dei genitori – Nel corso del 2023, sono state adottate 62.688 convalide di dimissioni o risoluzioni consensuali su tutto il territorio nazionale , mentre nel 2024 è stato pari a 60.756. Di queste ultime, 42.237 (pari al 69,5% del totale) si riferiscono a donne e 18.519 (30,5%) a uomini. La tipologia di recesso più frequente è di gran lunga quella delle dimissioni volontarie. Delle convalide riferite a lavoratrici madri nel 2024, il 98% sono relative a dimissioni volontarie (41.406 provvedimenti), circa l’1,2% sono dimissioni per giusta causa (525) e lo 0,7% sono riferite a risoluzioni consensuali (306). Per quanto riguarda i lavoratori padri, quasi il 97,5% del totale sono riferite a dimissioni volontarie (18.048 provvedimenti), quasi l’1,0% a dimissioni per giusta causa (177) e quasi l’1,6% a risoluzioni consensuali (294). Nel 2024, il 79,3% dei destinatari di convalida ha fra i 29 ed i 44 anni. Scomponendo per genere, questa fascia di età comprende il 78,6% (33.181 convalide) delle lavoratrici madri totali e l’81% (14.999 convalide) dei lavoratori padri. La fascia di età più rilevante è quella fra i 34 ed i 44 anni, in cui si contano 17.923 lavoratrici madri e 9.869 lavoratori padri. Il maggior numero di convalide si riferisce nel biennio a genitori con un figlio, seguiti dai genitori con due figli ed infine da genitori con più di due figli.
Quando e perché si lascia il lavoro – Nel 2024 le convalide rese a genitori con un figlio sono il 56,4% del totale (34.272), il 32,8% sono relative a genitori con due figli (19.910) e il 7,9% a genitori con più di due figli (4.793). Nel biennio, in generale, il dato che rimane costante è la prevalenza di coppie con un figlio e l’età del figlio sino ad un anno, limite entro cui, per norma, vige il divieto di licenziamento. “La concentrazione delle convalide su queste tipologie, associate alla prevalenza femminile delle convalide sul totale – si spiega nella relazione – conferma come la fase più critica per restare nel mercato del lavoro per le donne continui ad essere proprio il primo anno dalla nascita del figlio”. Lo spiegano anche le motivazioni indicate nelle richieste di convalida: in generale, il 39,3% è connesso alla difficoltà di conciliazione con i figli per ragioni legate alla disponibilità di servizi, il 26,5% è relativo al passaggio ad altra azienda, il 25,9% alle difficoltà connesse al lavoro (di conciliazione legata all’organizzazione del lavoro o a scelte del datore di lavoro), l’1,6% a difficoltà logistiche (cambio di residenza o distanza dal luogo di lavoro), lo 0,1% al trasferimento dell’azienda e il 6,6% ad altre motivazioni.
La ‘non scelta’ delle mamme – Ma il tema delle motivazioni presenta profonde differenze di genere. Perché per le donne dietro le dimissioni c’è soprattutto la difficoltà di conciliazione tra lavoro e cura dei figli. La maggioranza delle lavoratrici madri ha collegato tale difficoltà all’assenza di servizi (il 45,2% nel 2023, il 47,5% nel 2024). La seconda tipologia di problematiche è quella legata all’organizzazione del lavoro (29,5% nel 2023 e 30,0% nel 2024). Nel complesso la difficoltà di cura rappresenta nel 2023 il 74,7% delle convalide, valore che è passato al 77,5% nel 2024. Nessun segno, di miglioramento, dunque. Per i lavoratori padri, invece, la motivazione principale di recesso è di carattere professionale, ovvero per passaggio ad altra azienda (72,2% nel 2023 e 66,6% nel 2024) mentre la cura dei figli è la motivazione solo nel 16,7% dei casi nel 2023 e del 21,1% nel 2024. “Si tratta di uno sbilanciamento di genere di notevoli proporzioni – spiega la relazione – che emerge anche dalla lettura dell’incidenza delle motivazioni di cura delle donne sul complesso delle motivazioni di cura di entrambi i generi”. L’ampia maggioranza delle convalide motivate per ragioni legate ai servizi di cura, infatti, è addotta da lavoratrici madri (95,5% nel 2023, 94,6% nel 2024), così come nel caso delle motivazioni legate al luogo di lavoro (91,7% nel 2023 e 90,4% nel 2024). Più equilibrato è il risultato per il passaggio ad altra azienda, con valori del 53,9% riferito a lavoratori padri e 46,1% a lavoratrici madri nel 2023 e 54,9% relativo a lavoratori padri e 45,1% a lavoratrici madri nel 2024.
Dall’assenza di una rete familiare alle aziende. Ma il gap è accentuato al Sud – La relazione approfondisce la natura delle motivazioni legate alla cura dei figli, spesso però connesse tra loro. Cosa manca? Nel 2024 le difficoltà maggiori sono riscontrate nel conciliare il lavoro con la cura dei bambini (45% delle convalide complessive) e in seconda istanza nell’assenza di parenti di supporto (43%). Restano residuali l’elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (7,3% delle convalide) e il mancato accoglimento al nido (4,6%). Motivazioni, queste, che possono diventare più centrali in assenza di una rete familiare che posso supportare i genitori a prendersi cura dei figli mentre sono al lavoro. Ma quanto incidono queste carenze nelle differenze territoriali? Il gap è evidente al Nord, al Centro e al Sud: prevalgono nettamente le convalide relative alle lavoratrici madri, ma con differenze significative. Nel 2024 al Nord sono state adottate 40.485 convalide (il 66% del totale) ma, di queste, il 65% sono quelle relative a lavoratrici madri, nell’Italia Centrale i provvedimenti sono stati 11.979 (20% del totale) e qui quelli relativi a lavoratrici madri rappresentano il 73 per cento di questa quota, mentre al Sud (dove sono stati rilasciati 8.292 provvedimenti, corrispondenti ad appena 14% del totale), la percentuale di quelli relativi alle donne è dell’86%. Tra l’altro, tra il 2022 e il 2024, se le convalide riferite alle lavoratrici madri presentano un calo del 4 per cento nel Nord e Centro Italia, al Sud questo calo si ferma al 2 per cento.
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