Ferrari, ora serve un leader forte per invertire la rotta

  • Postato il 10 ottobre 2025
  • Formula 1
  • Di Virgilio.it
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Per risalire dal baratro della sofferenza serve un leader vero: carismatico, capace di osare, e dotato di un’autorevolezza suprema. Parole di Luca Cordero di Montezemolo, spese nei giorni scorsi sulla Ferrari. Una “picconata” mica da ridere, quella dell’ex presidente. Una dichiarazione che boccia completamente l’attuale dirigenza e il mandato Vasseur. Cosa serve per il cambio di traiettoria? Una cosa molto semplice…

La comunicazione stantia a cui più nessuno crede

Il team italiano è “avvitato” su se stesso, intrappolato nel limbo dei perdenti da tre lustri e mezzo. Troppo per il Cavallino Rampante. Darsi una svegliata, scendere dal piedistallo e capire che l’attuale approccio del reparto sportivo non funziona. Serve una scossa. Una nuova mentalità. Un piano di lavoro inedito. E invece si fanno solo chiacchiere, le solite tra l’altro, dove nulla di nuovo si ascolta o legge.

Le ultime arrivano proprio ieri da John Elkann, intervenuto ieri al Capital Markets Day 2025, evento legato guarda caso agli aspetti finanziari. Un argomento sul quale il nipote di Gianni Agnelli è ferratissimo. Tutto il contrario della Formula 1, dove per sapere quante ruote ha una vettura le deve prima contare. Ovviamente, l’ultima frase è volutamente provocatoria per enfatizzare la sua estraneità alla massima categoria.

Eppure ci crede, John. La prende sul personale, dice. Ribadisce l’impegno assoluto e promette che la proprietà sta lavorando sodo. L’obiettivo, manco a dirlo, è sempre lo stesso: vincere. Questo il sunto del suo intervento, che però non rassicura nessuno. Dalla scomparsa di Marchionne la musica non cambia mai. Troppe volte abbiamo vissuto questa situazione che non porta a nulla. Da qui la necessità di modificare il paradigma.

Parliamoci chiaro: l’auto 2026 per il nuovo ciclo normativo è fatta da chi, ampiamente, ha dimostrato di non saperci fare. Un gruppo di lavoro che in quattro stagioni di wing car non ne ha azzeccata mezza, specie nell’ultima stagione, dove sembra addirittura impossibile correggere la SF-25. Tutti gli sforzi sono stati vani. Su che base si dovrebbe nutrire fiducia? Nemmeno per il più “efferato tifoso” sembra possibile.

Occasioni sprecate che non torneranno più

Ferrari oggi somiglia a un pugile bolso, colpito senza tregua e con la campanella del round che non suona mai. È alle corde, prova a difendersi come può, ma ogni volta incassa un nuovo colpo. Il pugile non è un fuoriclasse, ma a preoccupare davvero è chi sta all’angolo: un team che sembra incapace di leggere il match e di trovare la strategia giusta per reagire. Un parallelo con la boxe che, purtroppo, calza alla perfezione.

Elkann, dicevamo. Il “nostro”, potrebbe essere uno dei migliori presidente Ferrari della storia: basterebbe farsi da parte. Attenzione: non deve cedere la proprietà o scomparire, dovrebbe solamente dare in mano la scuderia a un manager scafato, arrogante quando serve, preparato e, come dice Montezemolo, autoritario. Il profilo descritto non è facile da trovare all’interno del paddock. O per lo meno, non lo era sino a qualche mese fa.

Vent’anni di conduzione magistrale, durante i quali il team ha conquistato otto titoli piloti e sei costruttori, partendo dalle ceneri della Jordan. Avrete già capito di chi stiamo parlando: Christian Horner. Il britannico incarnerebbe alla perfezione la figura necessaria per il rilancio della Rossa, un mix di esperienza, visione strategica e capacità di gestione di un team vincente. Perché allora Ferrari non lo cerca?

Elkann potrebbe ma non vuole

La ragione è piuttosto semplice, e spiega perché da mesi Adrian Newey stia lavorando sul regolamento 2026 con Aston Martin. La trattativa per portare il genio di Stratford-upon-Avon a Maranello è fallita miseramente in partenza. L’ex Red Bull voleva carta bianca, esattamente quello che pretenderebbe Horner. Ora, domanda: è giusto perdere delle opportunità epocali solo per continuare a nutrire un ego oramai sgonfio?

Se la Rossa non vince più è anche, e soprattutto, per questa ragione. I migliori non vogliono essere stipendiati dagli uffici di Via Abetone Inferiore 4 se l’accordo prevede di essere un “semplice dipendente” che deve seguire un protocollo già prefissato. Procedura che non funziona. Metodo stantio. Sistema eroso da anni di sconfitte. Gestire a livello aziendale la Ferrari come la FIAT è la mossa più azzeccata per deludere.

Il mondo cambia, e con esso anche la Formula 1. Non sappiamo che tipo di riorganizzazione sia in atto nella gestione sportiva, ma se i capisaldi non mutano ed evolvono con approcci operativi, il risultato difficilmente si discosterà da quello attuale. Ne è prova l’ultimo ciclo vincente della Rossa, quando Jean Todt, Ross Brawn e Rory Byrne ottennero pieni poteri per ribaltare la situazione. Elkann potrebbe fare lo stesso, entrando nella storia che conta della Ferrari. Dovrebbe solo volerlo, però…

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Virgilio.it

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