Festival Eurhop: il meglio della birra artigianale italiana in mostra a Roma

  • Postato il 10 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ha Inizio oggi a Roma, e andrà avanti fino alla mezzanotte di domenica, un appuntamento imperdibile per gli appassionati di birra artigianale. Presso il Salone delle Fontane dell’Eur si celebra Eurhop, il festival internazionale che raduna il meglio della produzione non industriale di casa nostra con diversi ospiti dagli altri grandi paesi a tradizione brassicola: Belgio, Inghilterra, Germania, Repubblica Ceca.

So già che nel corso della tre giorni berrò molto bene, anche perché per l’occasione i birrai portano sempre anteprime e nuove creazioni da presentare al pubblico. Ancora mi ricordo il primo Eurhop al quale partecipai quasi 10 anni fa, dopo essere ritornato a vivere in Italia dall’estero, e l’entusiasmo nel trovare tra le spine birre di grande personalità e qualità, capaci di competere e spesso superare i migliori produttori di quella Gran Bretagna che avevo appena lasciato e che aveva iniziato la sua “rivoluzione craft” diverso tempo prima rinverdendo l’eredità di bitter, IPA e porter con l’obiettivo di spazzare via la produzione massificata e industriale di lager anonime.

Dieci anni dopo, molte cose sono cambiate. Nel Regno Unito i marchi un tempo in prima fila nella battaglia del gusto contro le multinazionali sono finiti sul libro mastro dei giganti di malto e luppolo: Meantime, Camden Town, Beavertown, tutti passati nelle mani dei megagruppi. E Brewdog, che per tanto tempo e tanti fan è sempre stata associata a una visione modernissima, spumeggiante e profondamente contro il sistema (punk) di pensare e bere la birra, sta negli ultimi mesi subendo un preoccupante calo di vendite oltre alla chiusura di 10 locali compreso il pub nella scozzese Aberdeen, proprio lì dove l’attività del birrificio ha avuto inizio.

In Italia il panorama è decisamente frastagliato: da una parte la “nouvelle vague” artigianale nel settore della birra è oramai un fatto consolidato e non certamente una moda passeggera. I primi pionieri di una maniera di fare birra che investisse nel processo produttivo passione e attenzione all’eccellenza, alla varietà, all’utilizzo di materie prime locali, alla ricchezza di stili e sfaccettature oltre la classica “bionda”, sono stati sostituiti da una nuova generazione di protagonisti. Bravi e preparati, i birrai italiani sono apprezzati non solo in casa propria ma anche all’estero, come dimostrano gli eccellenti risultati riportati nell’ultima edizione di settembre degli European Beer Star (37 medaglie in totale tra le quali 9 ori).

Sembra essersi intanto esaurita la corsa alle acquisizioni dei birrifici artigianali da parte dell’industria, dopo alcuni clamorosi passaggi di proprietà che tra il 2016 e il 2017 avevano suscitato sdegno e disapprovazione nella platea di riferimento del movimento craft. Anzi: il fenomeno inverte la rotta, come dimostra il caso di Hibu, prima venduto al gruppo Heineken ma riacquistato dagli stessi primi proprietari dopo appena 4 anni.

Se l’interesse dei gruppi industriali verso l’artigianale sembra essersi intiepidito, si è invece sviluppata una nuova sensibilità dei mass media. Prova ne è l’intera puntata dedicata da “Report” proprio alla birra, pochi mesi fa: a come si beve e serve nel modo corretto, alle evidenti differenze gustative che corrono tra la produzione di massa offerta dalle marche più famose e l’eccellenza e varietà garantita dal comparto artigianale. Un servizio televisivo in prima serata, nella cornice di uno dei più seguiti programmi di informazione e inchiesta, non può che avere generato, e sia perdonata la ripetizione dovuta, un ottimo servizio alla causa artigianale.

Però… Però servono anche i numeri, e non solo le parole: e i numeri contenuti nell’ultimo report di Assobirra ci dicono che i consumi nel nostro paese stentano a decollare. La media pro capite, tra alti e bassi, non ha subito significativi balzi in avanti in questi ultimi dieci anni: in Italia, fanalino di coda nel panorama europeo assieme alla Francia, non si bevono più di 36 litri di birra all’anno, e di questi solo 3% sono prodotti da impianti artigianali e microbirrifici.

Concorsi, tv, divulgazione, eventi, tagli alle accise, studio, battaglie contro l’industria, sempre nuovi birrifici e nuove etichette non hanno ancora scardinato le secolari abitudini dei consumi nazionali, premiando tutti gli sforzi compiuti dai nostri birrai per offrire un’eccellenza agroalimentare. Dal canto mio, in questa tre giorni di festival ce la metterò tutta per aiutare il settore: mi basteranno due pinte al giorno per coprire un decimo di quanto la media statistica mi assegna per l’intero anno.

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Il Fatto Quotidiano

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