Flotilla per Gaza, la Cgil: “Sciopero generale in caso di attacco o arresto degli equipaggi”
- Postato il 30 settembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Abbiamo deciso che dichiareremo uno sciopero generale immediato, tempestivo di tutte le categorie, qualora questa missione venga aggredita – spiega Christian Ferrari, della segreteria nazionale Cgil – poi andremo avanti, a partire da sabato prossimo, 4 ottobre, a Roma una grande manifestazione nazionale indetta dalla comunità palestinese con tutti i movimenti, i soggetti che si stanno impegnando in questa battaglia”.
Così la Cgil oggi torna a lanciare la mobilitazione in caso di aggressione alla Global Sumud Flotilla, che in queste ore sta continuando la navigazione verso Gaza, e che già dalla prossima notte potrebbe trovarsi nella zona considerata a rischio per le incursioni dell’esercito israeliano.
“Per quello che riguardava Genova avevamo già annunciato questa intenzione – aggiunge il segretario della Camera del Lavoro, Igor Magni – che oggi è diventata una posizione di tutta la Cgil. Non poteva essere diversamente visto quello che sta accadendo su quel territorio e visto quello che potrebbe accadere alla missione della Global Flotilla. Ricordiamoci che è una missione umanitaria che sta cercando di aprire un corridoio umanitario, cosa che oggi è impedita e che questo è una situazione, perché in quel territorio stanno morendo le persone a centinaia ogni giorno”.
All’assemblea anche Stefano Rebora, di Music for Peace, l’associazione che con la raccolta fondi e la fiaccolata del 30 agosto ha dato forte impulso alla mobilitazione nazionale. “Tutte le sigle sono composte da esseri umani – spiega Rebora – e in questo momento dobbiamo riconoscerci nell’umanità. Quindi ben venga la Cgil, come ben vengano tanti altri per continuare a supportare non tanto solo la flottiglia, quanto la giustizia. Non può esistere pace senza giustizia“.
Rebora ha poi anche commentato l’ipotesi di accordo di pace presentato dal presidente Usa Trump: “Verba Volant scripta Manent: bisogna vedere poi cosa succederà in concreto perché, anche se è un piano un po’ pasticciato, potrebbe essere una soluzione. Bisogna vedere se poi vengono mantenute le promesse – spiega – perché non dimentichiamo che non è dal 7 ottobre che c’è il problema del di Gaza e del popolo palestinese. Senza andare troppo indietro nella storia, partiamo da Piombo Fuso dal 2008-2009, la prima grande operazione che fecero gli israeliani all’interno della striscia, da allora sono state fatte tante promesse. È stato costruito un aeroporto che non ha mai visto un aereo perché è stato immediatamente distrutto, e stato promesso un porto per dare la possibilità di sviluppare l’economia all’interno di Gaza che non è mai stato costruito. Di fatto è sempre stata una prigione a cielo aperto. Quindi bisogna vedere realmente cosa succederà: il popolo deve essere vigile, non mollare, e fare in modo che veramente una volta per tutte sia riconosciuto lo Stato di Palestina e poi la libertà così tanto auspicata per la popolazione palestinese e la possibilità di muoversi liberamente sul territorio mondiale e di poter fare quello che fanno tutte le nazioni di questa terra”.