Francesco, tanto amato quanto ostacolato! Ecco le battaglie che non gli hanno permesso di conseguire

  • Postato il 23 aprile 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Papa Bergoglio ci ha lasciato da poco e le immagini di queste ore ci riportano grandi folle di persone, credenti e non, che gremiscono piazza San Pietro per rendergli omaggio e dargli l’ultimo saluto. Ma l’immagine che forse più di tutte rimarrà impressa nella memoria collettiva è quella di un Francesco solo che cammina lungo la stessa piazza deserta e silenziosa durante i giorni della pandemia, un uomo, ancora prima che un Pontefice, che porta su di sé tutto il peso, il dolore e lo sgomento di un momento storico che ha segnato in maniera indelebile il nostro Paese e tutto il pianeta. Un’immagine plastica che ha rappresentato la volontà e la speranza di chi come il Papa, pur facendosi forte di una fede incrollabile, si è trovato sicuramente a combattere contro un senso di impotenza che ha accomunato tutti gli esseri umani costretti a navigare a vista e a cercare di non annegare nel mare dell’incertezza e della paura create dall’epidemia di Covid-19.

Una solitudine fisica e morale che ha colpito tutti noi che quel giorno eravamo chiusi in casa davanti alla tv, un’immagine simbolica ed indelebile che ci torna in mente tutte le volte che realizziamo che non si è trattato di un film ma di una realtà che ha cambiato per sempre la nostra esistenza.

Ma quante altre volte Francesco si sarà sentito solo? Io credo che ciò sia avvenuto molto più spesso di quanto si possa pensare perché Bergoglio è stato un Pontefice molto amato dai fedeli, dai credenti e da molti laici, dai giornalisti e dai politici, dalla gente che accorreva alle adunanze pubbliche, all’Angelus e sotto le finestre del Policlinico Gemelli durante il suo ultimo ricovero ma è stato anche molto ostacolato, soprattutto all’interno delle mura leonine, nella sua volontà di compiere riforme, apportare cambiamenti e rivoluzioni epocali e soprattutto nell’intenzione di fare pulizia all’interno dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione che in epoca moderna di religioso e caritatevole ha avuto ben poco se pensiamo a tutti gli scandali che hanno coinvolto la banca vaticana.

Così come Gesù cacciò i mercanti dal tempio, nei primi cento giorni del suo pontificato Francesco annunciò di voler addirittura chiudere lo Ior anche perché la divulgazione delle notizie che riguardavano molti lati oscuri della gestione delle finanze vaticane aveva fatto venir meno la fiducia dei fedeli e la conseguente volontà di fare donazioni. Il Papa è in parte riuscito anche in un’opera che pareva impossibile come quella di innalzare il prezzo degli affitti degli appartamenti dei cardinali che, almeno in alcuni casi, ora pagano un canone in linea con i valori di mercato anche se persiste ancora qualche eccezione. E, cosa di non poco conto, è riuscito ad ottenere che i cardinali oggi vengano processati dal tribunale del Vaticano e non da una apposita corte presieduta da uno di loro, un passo avanti se si considera che purtroppo gli scandali finanziari non sono cessati sotto il suo pontificato; come nel caso del cardinale Angelo Giovanni Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato, che nel dicembre 2023 è stato condannato a cinque anni e sei mesi nel processo sulla gestione di 600 milioni di euro di fondi riservati della Segreteria di Stato.

Di quei milioni 240 erano stati spesi per un palazzo a Sloane Avenue a Londra, un investimento affidato a finanzieri a loro volta condannati per vari reati e che poco aveva a che fare con opere pie e con l’attenzione agli ultimi e ai poveri. E’ vero, Bergoglio è riuscito a far uscire il Vaticano dalla lista nera dei paradisi fiscali e ha imposto maggiore trasparenza nella gestione dei fondi della Santa Sede creando la Segreteria per l’Economia e la figura del Revisore ma non possiamo dimenticare il muro di gomma contro cui si è dovuto scontrare quando non gli è stato permesso di portare a termine il lavoro iniziato con la Commissione Pontificia che doveva indagare sui casi di corruzione e riciclaggio di denaro all’interno dello Ior.

Quella Commissione che aveva iniziato a lavorare con molto fervore e che riferiva direttamente a Bergoglio fu costretta a chiudere perché fu fortemente ostacolata non solo dai vertici dello Ior ma anche da una rete di persone che la considerava scomoda e non gradita.

Ora ci auguriamo che il successore di Papa Francesco sia intenzionato ad andare nella stessa direzione del suo predecessore e magari a spingersi anche più in là tenendo conto del fatto che i passi avanti fatti da Bergoglio hanno sicuramente contributo a fermare la sfiducia di tante persone in un’istituzione come la Chiesa, un allontanamento provocato da decenni di scandali come quelli portati alla luce da Vatileaks e da misteri tuttora irrisolti come la sparizione di Emanuela Orlandi e i confini poco chiari fra lo Ior, gli affaristi corrotti e la criminalità organizzata.

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Il Fatto Quotidiano

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