Fuga di Ochoa con scusa caffè, invenzione clamorosa con il Burgos del portiere ex Salernitana da 5 Mondiali e sei dita
- Postato il 3 settembre 2025
- Di Virgilio.it
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L’ultima invenzione, quasi letteraria per quanto poco aderente alle dinamiche odierne, di Guillermo Ochoa dovrebbe trovare una sua giusta collocazione in una definizione davvero rappresentativa del personaggio, tra realismo magico e nella densa varietà di leggende che il contesto offre sul portiere e l’uomo.
Un protagonista assoluto del suo tempo, che ha liquidato gli istanti precedenti alla firma con una fuga che cela una storia, o almeno una sorta di spiegazione per quanto fantastica. Un’altra versione di sé che arricchisce di folklore l’ex Salernitana e estremo difensore della nazionale messicana.
- La fuga di Ochoa davanti al contratto
- Portiere leggenda del Messico con ossessione Mondiali
- Gli inizi fortuiti e il sogno PSG
- Ajaccio, Malaga e Liegi e la costruzione di un mito
- Le sei dita di Ochoa, fenomeno messicano
La fuga di Ochoa davanti al contratto
Più o meno, stando a quel che riportano le cronache locali Ochoa avrebbe affermato prima di dileguarsi di voler prendere un caffè. Bene, peccato si trovasse quasi nella sede del Burgos in procinto di firmare il suo contratto con il club di seconda divisione spagnola, ingaggio per nulla banale e ovvio considerata età e anche la scarsa continuità di gioco.
Ochoa, al Burgos, era pronto a siglare un accordo utile alla causa Mondiali (suo personalissimo obiettivo e record da conquistato per la FIFA) e aveva già superato le visite mediche di rito. Secondo quanto riportato da alcune fonti ai media di lingua spagnola, prima di mettere la firma sul contratto, l’ex Salernitana avrebbe chiesto qualche modifica all’accordo, richiesta assecondata dal club che avrebbe preparato l’accordo con qualche variazione.
Secondo quanto riportato dalla stampa spagnola, il portiere non avrebbe visto di buon grado la modifica all’ingaggio, secondo lui ben al di sotto dal minimo previsto nel campionato e con la scusa del caffè si sarebbe allontanato per poi non presentarsi e non rispondere alle chiamate telefoniche seguite.
Ochoa e Simeone all’epoca della Salernitana
Portiere leggenda del Messico con ossessione Mondiali
Ochoa è nato a Guadalajara il 13 luglio 1985 e, quindi, già in Qatar era arrivato con alle spalle 37 stagioni di lotta e di calcio che lo hanno condotto a sfiorare livelli elevatissimi ma a livello potenziale, perché di glorioso c’è poco.
Un portiere eccezionale durante le settimane del Mondiale e delle competizioni di maggiore visibilità internazionale, meno decisivo nei club in cui ha militato anche se la tifoseria gli ha riservato spesso un amore incondizionato, assurdo, pazzo.
Anche quando, con un colpo di genio, la Salernitana se lo è aggiudicato sembrava dovesse anche interpretare il compito di amuleto, in una stagione già di per sé anomala, addirittura apparendo all’epoca una sorta di leader carismatico.
Ochoa in azione
Gli inizi fortuiti e il sogno PSG
Prima del colpo di testa recente e dell’avventura alla Salernitana era quella che potremmo definire una promessa. A 19 anni era già con l’America, per una circostanza alquanto fortuita e che ha assai a che vedere con una lettura molto sudamericana dei bizzarri incroci tra le esistenze predestinate, anche se Memo (così lo chiamano) si guadagna grazie alla Copa América la sua parte da attore protagonista nel calcio che conta. Nel 2007, forse insperatamente, entra nella top 30 dei calciatori candidati al Pallone d’Oro e EA Sports lo sceglie, insieme a Jozy Altidore, per la copertina di FIFA per il mercato nordamericano. Insomma è l’anno della consacrazione.
Eppure ci si mette di mezzo il destino. Il portiere messicano aveva un precontratto con il PSG, che aveva raggiunto l’intesa con il procuratore per portarlo a Parigi (al suo posto verrà ingaggiato Sirigu), ma il controllo antidoping sentenzia che Ochoa è positivo al clenbuterolo, uno stimolante che pare lo avesse contaminato per un’intossicazione alimentare. Andrés Guardado, alla premiazione, sale con i guanti da portiere dell’amico e ne alimenta il mito, la leggenda.
Ajaccio, Malaga e Liegi e la costruzione di un mito
E di questo si nutre Ochoa. Di leggende, fondate o create dal mito ancor prima dell’avvento dell’AI ovvero dell’intelligenza artificiale. Esse sono una componente, un elemento del suo rapporto con il pubblico che come per incanto sogna un portiere con sei dita.
Un mito alimentato da guantoni, mancate smentite e quel gioco di ruoli e mezze frasi che hanno consentito rimanesse e sopravvivesse il dubbio.
In Francia arriva poi davvero, anche se in Corsica quando nel 2011 firma un contratto con l’Ajaccio e marca così un passaporto da internazionale: in Francia lo amarono tanto che (anche questa è leggenda) un tifoso decise di mettere un annuncio per vendere la casa e forse anche la madre purché rimanesse a fine stagione. Ma poi andò al Malaga e al Granada per provare infine anche il Liegi e vincere una Coppa del Belgio.
Le sei dita di Ochoa, fenomeno messicano
Come sia nata, la leggenda più divertente che lo investa è cosa da Mondiale: risale a quando incominciò quasi per scherzo l’azzardo di un suo estimatore che gli imputava sei dita per esaltarne le qualità da portiere soprattutto con addosso la maglia della nazionale messicana.
Ochoa non si fece pregare e si prestò al gioco: nessuna smentita, ci ricamò quanto basta per creare attesa, sorrisi e un divertimento che latita troppo spesso. Ai Mondiali ha addomesticato centravanti dai numeri esaltanti, senza perdere quella verve che ogni quattro anni pare investirlo di poteri quasi sovrannaturali che non gli hanno certo conferito un dito in più per mano, ma quello spirito che lo ha condotto a occupare il posto da titolare lì tra i pali. E che però, adesso, per il portafogli, riduce tutto a un caffè.