Garlasco, la procura generale di Milano nel 2017 ai pm di Pavia: “Stasi condiziona investigatori. Vuoto probatorio su Sempio”
- Postato il 4 giugno 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Nel giorno in cui la famiglia Poggi risponde con una nota e poi con la parole della madre di Chiara alle ricostruzioni sul delitto, le agenzie di stampa riportano un documento di 13 pagine che la procura generale di Milano inviò alla procura di Pavia nel dicembre del 2016. La madre di Alberto Stasi aveva presentato un esposto contro Andrea Sempio che fu trasmesso per competenza. Tre giorni dopo il 23 dicembre avvenne l’iscrizione del fascicolo anche se gli inquirenti milanesi sconsigliavano l’iscrizione di Sempio perché tutti gli elementi erano stati già esplorati.
Chiara Poggi non aveva alcuna “doppia vita” e la “versione alternativa” che indica in Andrea Sempio il suo assassino è priva di “ogni razionalità e plausibilità pratica” per la procura generale che allertava i colleghi ritenendo che anche “nell’attualità, Alberto Stasi continua a fare quello che ha sempre fatto fin dall’immediatezza dell’evento, scegliendo il modo e il momento per tentare ancora una volta di condizionare l’azione degli investigatori (in questo caso di Pavia) con informazioni peraltro già scrutinate dai precedenti giudici”, come i “dati” sulle presunte telefonate sospette di Andrea Sempio.
I magistrati milanesi fanno presente che “i dati concernenti Sempio, a partire dalle conversazioni del 7 e 8 agosto 2007”, ossia le telefonate di lui verso casa Poggi, ritenute sospette anche nelle indagini (quelle del 2017, ndr) sull’amico del fratello di Chiara, fino “allo scontrino del parcheggio di Vigevano, sono già indicati con le stesse parole nella memoria della difesa” del 3 dicembre 2014 nell’appello bis. Sempre la Procura generale milanese parla di “informazioni già vagliate e giudicate del tutto irrilevanti” e “inidonee a consentire l’iscrizione” di Sempio, che invece venne indagato e archiviato dal gip.
La Pg scrive ancora che l’amico storico di Marco Poggi “viene denunciato dalla società di investigazione privata, attraverso una lettura monca ed erronea dei dati processuali”. A solo “titolo di esempio – si legge nell’appunto – vengono non considerate le celle Tim agganciate dai telefoni degli amici di Sempio la mattina del 13 agosto 2007, per sostenere, in modo discordante dalle loro dichiarazioni, che Roberto Freddi e Mattia Capra alle ore 10 circa” erano “già lontani da Garlasco, lasciando intendere che erano coinvolti in oscure attività di supporto a Sempio”. Ipotesi che però viene esplorata, anche in queste settimane dai pm di Pavia che hanno aperto la nuova inchiesta.
I “precedenti giudici hanno già valutato tali informazioni”, si legge ancora, “ritenendole prive di ogni collegamento con le risultanze processuali”. La “vita di Chiara, le sue frequentazioni, il suo ambito familiare”, si legge, tolgono “ogni razionalità e plausibilità pratica alla versione alternativa dell’amico del fratello”, quale possibile killer. Quel 7 e 8 agosto Sempio “chiama in cerca del fratello l’utenza di casa Poggi”. C’è il più “totale vuoto probatorio” su qualsiasi contatto tra i due. La Pg fa riferimenti pure alla “sistematica eliminazione di fonti di prova fondamentali” su Stasi da parte dell’allora comandante dei carabinieri di Garlasco, “maresciallo Marchetto”, condannato per aver sviato le indagini mentendo al gup di Vigevano Stefano Vitelli, e che continua a rilasciare dichiarazioni.
La pm Giulia Pezzino e l’aggiunto Mario Venditti – che nei giorni scorsi ha ribadito che la presunta prova scientifica sulle unghie era inservibile – invece aprirono le indagini iscrissero Sempio e valutarono anche alibi, telefonate, presunto movente. Poi chiesero l’archiviazione al gip Labertucci che accolse l’istanza e scrisse: “In conclusione, se è (non condivisibile ma) umanamente comprensibile l’intento di fare di tutto per difendersi da una gravissima accusa, anche dopo l’esaurimento dei possibili gradi di giudizio ordinario, nel caso di specie ci si deve tuttavia arrestare difronte all’inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa Stasi e tendenti a rinvenire diverso, alternativo colpevole dell’uccisione di Chiara Poggi”.
Già sospettato nel 2007 – Sempio, all’epoca del delitto 18enne, era già entrato nell’ampia rete di persone da controllare nel 2007 appunto perché frequentava la villetta di via Pascoli. Sospetti, poi scartati, ma che già allora furono destati dalle tre telefonate a casa Poggi nei giorni precedenti al delitto e che non avevano ragione di essere in quanto Sempio sapeva che l’amico Marco era in vacanza in montagna con i genitori. Ma al pm che aveva sentito Sempio nell’ottobre del 2008, proprio Marco Poggi aveva detto: “Io non ricordo di averlo detto espressamente ad Andrea. Non c’era l’abitudine fra noi ragazzi di salutarci quando uno partiva, anche perché era una questione di dieci giorni quindi non mi era nemmeno venuto in mente di mandare un messaggio o fare una telefonata per salutare”.
E poi aveva offerto la possibile spiegazione dei mancati contatti: “Non ricordo se ho ricevuto telefonate da parte di Andrea mentre ero in Trentino, non ricordo di aver avuto problemi di copertura del segnale della mia utenza mobile, se però mi chiamava durante la giornata è possibile che il segnale non ci fosse perché durante la giornata andavamo a fare delle passeggiate in luoghi di altitudine elevata dove spesso non c’era segnale. Ricordo ad esempio che il 13 agosto io e mio padre eravamo andati a fare una camminata in un luogo dove non c’era segnale quindi mia madre non riusciva a raggiungerci per comunicarci quello che era avvenuto quindi solo quando siamo arrivati in una baita ci hanno detto che ci avevano cercato e poi ci hanno portato giù con la jeep”.
L'articolo Garlasco, la procura generale di Milano nel 2017 ai pm di Pavia: “Stasi condiziona investigatori. Vuoto probatorio su Sempio” proviene da Il Fatto Quotidiano.