Garlasco, le otto nuove impronte che riscrivono le indagini

  • Postato il 11 settembre 2025
  • Di Panorama
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Sono undici le impronte digitali isolate su reperti sequestrati nella villetta di via Pascoli a Garlasco, la casa dove il 13 agosto 2007 venne uccisa Chiara Poggi. Il ritrovamento è avvenuto nel corso degli esami condotti dal perito Domenico Marchegiani, della polizia scientifica di Milano, nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli.

Otto di queste impronte sono state giudicate “certamente utilizzabili” dai consulenti e saranno ora sottoposte a confronto con i profili della vittima, di Alberto Stasi — condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio — e di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e nuovo indagato nella riapertura dell’inchiesta.

Le impronte si trovano sul sacchetto della spazzatura e sul contenitore dei cereali, due oggetti sequestrati nella cucina della villetta subito dopo il delitto. I reperti fanno parte di un lotto di quattro oggetti analizzati: oltre ai cereali e alla spazzatura, anche un’Estathé alla pesca e una confezione di biscotti. Nessuna impronta è stata rilevata proprio sull’Estathé, la bevanda che Stasi sostiene di aver consumato la sera precedente, dopo aver cenato con la fidanzata con due pizze d’asporto e una lattina di birra portata da casa.

Analisi mai fatte prima

Secondo gli esperti, queste impronte non erano mai state rilevate nel 2007. La loro comparsa oggi è il frutto di nuove tecniche di rilevamento: le tracce sono state esaltate con cianoacrilato e poi trattate con una seconda colorazione chimica, una procedura che ha richiesto tempi lunghi e grande precisione.

La difesa di Stasi, rappresentata dall’avvocata Giada Bocellari, sottolinea che non è scontato il loro valore probatorio: «Non è detto che siano confrontabili o utili giuridicamente. Hanno i requisiti minimi per passare alla fase successiva, ma vedremo i prossimi step».

Di segno opposto il commento di Dario Redaelli, consulente della famiglia Poggi: «Dopo un’estate di notizie suggestive, oggi ci siamo concentrati su qualcosa di concreto. L’attività peritale è stata ineccepibile e i risultati sono quelli che speravamo».

Il 26 settembre la decisione sulla proroga

Il prossimo appuntamento è fissato per il 26 settembre in tribunale a Pavia. In quell’udienza, la procura — guidata da Fabio Napoleone, con i pm Civardi e De Stefano — chiederà una proroga dell’incidente probatorio per completare tutti gli accertamenti in corso. Sul tavolo anche la nomina di un esperto della Scientifica di Torino, indicato da Marchegiani come ausiliario per l’attribuzione delle impronte.

Questa richiesta nasce dall’esigenza di dare una collocazione precisa a ogni impronta e di verificarne la compatibilità con i soggetti coinvolti nell’indagine, sia come vittime che come imputati o indagati.

Il nodo del DNA sulle unghie di Chiara

Parallelamente, resta aperto il capitolo più delicato: il DNA rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi. Per la procura di Pavia, il profilo genetico apparterrebbe ad Andrea Sempio e, in parte, a un secondo uomo non identificato.

La genetista Denise Albani, sempre nell’ambito dell’incidente probatorio, ha recuperato i dati grezzi del DNA estratto nel 2007 dal Ris di Parma, dati che all’epoca non erano stati messi a disposizione della procura. Si tratta di elementi cruciali per valutare se la quantità e la qualità del materiale biologico consentano un’attribuzione certa.

Nel 2007 i Ris avevano dichiarato l’impossibilità di ricavare un profilo; nel 2014, su incarico dei giudici d’appello, il genetista De Stefano aveva tentato nuovi esami senza riuscire a identificare con certezza un soggetto, ritenendo il campione troppo limitato e degradato. Oggi, invece, la procura sostiene che i nuovi dati possano confermare la compatibilità con Sempio.

Le posizioni degli avvocati

L’avvocata Angela Taccia, legale di Sempio, ribadisce la linea della difesa: «Andrea Sempio non c’entra niente, è innocente. Frequentava la casa dei Poggi, come confermato anche dalla famiglia, e dopo diciotto anni non è possibile dire con precisione cosa abbia toccato. Bisognerà capire anche se eventuali contatti siano stati diretti o mediati».

Bocellari, per Stasi, insiste sul carattere incerto del nuovo materiale: «Queste impronte sono parziali, non sappiamo ancora se siano davvero confrontabili. Solo gli esami successivi potranno dirci se avranno un peso processuale».

Per la famiglia Poggi, attraverso Redaelli, ogni nuovo elemento è importante: «Ogni traccia che può essere collocata con certezza è un passo avanti verso la verità».

La pista Savu e il “Santuario”

A complicare ulteriormente il quadro si aggiunge la figura di Flavius Savu, il latitante romeno arrestato in Svizzera con un mandato di cattura internazionale. Condannato a cinque anni per l’estorsione ai danni di Don Gregorio Vitali, al centro dello scandalo dei festini hard al Santuario della Madonna della Bozzola, Savu si è detto pronto a collaborare con la procura di Pavia anche sul caso Poggi.

Secondo il suo legale, Roberto Grittini, il romeno acconsentirà all’estradizione e si metterà a disposizione dei magistrati per chiarire le dichiarazioni già rese in passato, nelle quali sosteneva che Chiara fosse stata uccisa per impedirle di rivelare un presunto giro di pedofilia legato al Santuario. Una pista che, al momento, gli inquirenti definiscono “suggestiva” e priva di riscontri, ma che potrebbe portare i pm a sentirlo come persona informata sui fatti.

Nelle sue ricostruzioni, Savu ha fatto nomi e indicato ruoli: avrebbe citato lo stesso Andrea Sempio e l’amico Michele Bertani, morto suicida, attribuendo a ciascuno una parte in un contesto di rituali e abusi. Accuse pesanti, che si intrecciano con la nuova indagine sul delitto e che, se confermate, aprirebbero scenari inediti.

Un caso che non smette di produrre colpi di scena

A quasi due decenni dall’omicidio, il caso di Garlasco continua a riempire le aule di tribunale. La riapertura dell’inchiesta ha riacceso il dibattito su un delitto che ha diviso l’opinione pubblica e che, ancora oggi, è avvolto da interrogativi.

Il 26 settembre sarà una data chiave: da quell’udienza dipenderanno i tempi e i modi con cui si procederà sugli accertamenti scientifici. Nuove impronte, vecchi reperti, un profilo di DNA mai del tutto chiarito e ora anche la voce di un testimone controverso come Savu: elementi che potrebbero riscrivere parti di una vicenda che, finora, sembrava chiusa.

Autore
Panorama

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