Garlasco, lo “scontro” in aula tra il pm di Pavia e l’avvocato dei Poggi nell’udienza sull’incidente probatorio
- Postato il 5 giugno 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Che la procura di Pavia, che ha iscritto Andrea Sempio per l’omicidio di Chiara Poggi, e i legali di parte civile della vittima, ci fossero posizioni distantissime, era già emerso dalle dichiarazioni che avevano bollato come “stravaganti” le nuove ipotesi. Dai verbali dell’udienza del 16 maggio quando si è discusso dell’incidente probatorio davanti alla giudice per le indagini preliminari, Daniela Garlaschelli, emerge uno scontro diretto. Innescato dallo “stupore” della procura che in qualche modo non seguiva le richieste dei pm.
Lo stupore del pm – Il procuratore aggiunto di Pavia Stefano Civardi (a destra nella foto) aveva esordito così: “Giudice, non è senza un certo stupore che abbiamo letto la memoria (dei legali della famiglia di Chiara, ndr), che sostanzialmente mira ad avere un incidente probatorio diverso rispetto a quello chiesto dal pubblico ministero, ed è non senza un certo stupore che leggiamo questo non nella difesa dell’imputato, ma nella difesa della persona offesa, che tradizionalmente sta in processo per dire qualcosa che serva per poi far valere le proprie ragioni nei confronti dell’indagato”. A rispondere era stato l’avvocato Gian Luigi Tizzoni (a sinistra): “Nella sorpresa complessiva, io ho dato ormai per sdoganato il fatto che la Procura di Pavia abbia, con così tanta insistenza, doverosamente dal suo punto di vista, ritenuto di affrontare una vicenda coperta da un, lo definirei, stragiudicato, formatosi con 8 anni di processi e sette tentativi finora andati a vuoto”. Il legale ha più volte sottolineato come la famiglia Poggi, in virtù dei processi avvenuti nel contradditorio delle parti, ritenga Alberto Stasi responsabile del delitto della figlia Chiara.
Il Dna a tappeto – Il procuratore contestava la richiesta dei legali dei Poggi di non includere nelle comparazioni il Dna di Stasi, già condannato con sentenza definitiva “oltre ogni ragionevole dubbio” dalla Cassazione. Mentre sempre l’avvocato Tizzoni aveva fatto presente la necessità di un allargamento a tutti coloro, anche investigatori, soccorritori, medici, tecnici che “possono aver in qualche modo contaminato le dita” di Chiara, per non “inseguire”, poi, tra “una decina d’anni” anche “Ignoto 7, 8 o 9…”. E tra questi, però, pure Marco Panzarasa, l’amico di Stasi che usò a Londra il pc di quest’ultimo. Quel pc che, poi, Chiara utilizzò “per una decina di minuti la sera precedente della sua uccisione”.
Le unghie e i contatti – In un intervento del pm, ad esempio, si ritrova anche un riferimento abbastanza esplicito, con tanto di ‘stoccata’, all’ipotesi che il Dna sulle unghie di Chiara, che la Procura con una consulenza attribuisce a Sempio, possa arrivare da un contatto mediato con la tastiera del pc della 26enne, usato da Marco Poggi e dagli amici, come Sempio appunto. Così Civardi: “Non diciamo ‘sotto’, perché sembra appunto che il Dna si raccolga anche accarezzando col dorso della mano la tastiera del computer …”. Lo stesso Civardi sostiene che i legali della famiglia Poggi vorrebbero “formare” una prova “mutilata”, mentre la Procura “dice ‘facciamo chiarezza una volta per tutte, non possiamo rimanere in questa incertezza, in questo dibattito perenne sul tema”.
Per l’avvocato Tizzoni “non è sufficiente valutare chi frequentava la casa, ma forse è più pregnante concentrarsi su chi ha avuto un contatto fisico col corpo di Chiara”. L’elenco di chi si dovrà sottoporre al prelievo include tre carabinieri che si sarebbero mossi senza guanti nella villetta di via Pascoli a Garlasco, il medico legale, i soccorritori del 118, chi ha spostato il corpo. Anche per chi si è protetto le mani “si porrà sempre il problema della saliva e del sudore: eravamo nel mese di agosto e nulla può escludere che una goccia di sudore di questi soggetti sia caduta nelle mani della povera vittima” sottolinea.
Possibili contaminazioni? – C’è poi il medico legale che asportò fisicamente i margini ungueali e “dobbiamo anche ripensare a quello che è successo a Genova nel 2014: dovremo avere la certezza che anche in quel contesto a Medicina legale di Genova non ci siano state delle possibili contaminazioni. Questo perché è pacifico, e credo che anche il professor Previderé lo possa confermare, stiamo parlando – sottolinea l’avvocato Tizzoni nel corso dell’udienza, come emerge nel verbale – veramente di un quantitativo minimale di Dna, in un caso, se ho ben capito, attribuibile a un soggetto ignoto, terzo rispetto a Sempio e rispetto a Stasi. Quindi è assolutamente doveroso non doverci trovare tra qualche anno ad inseguire questo famoso soggetto, e possibilmente escluderlo e trovarlo adesso”.
E tra chi si dovrà sottoporre al tampone salivare c’è appunto anche Marco Panzarasa, amico di Alberto Stasi. I due trascorrono nel luglio 2007 una vacanza a Londra dove l’ex bocconiano porta il suo computer, lo stesso che Chiara Poggi ha utilizzato per una decina di minuti la sera prima del suo omicidio. Computer che Panzarasa, oggi avvocato, avrebbe usato a Londra. La richiesta del suo Dna è – come quello delle altre persone indicate nell’incidente probatorio – per escluderle dalla scena del crimine, come spiega lo stesso Tizzoni. “Questo non perché si immagini che Panzarasa possa avere un’implicazione, ma non mi sento di escludere, peraltro anche letta l’ordinanza del gip Lambertucci, che il Dna del famoso terzo soggetto possa essere attribuibile a Panzarasa, proprio perché anche lui utilizzatore dello stesso computer”.
L'articolo Garlasco, lo “scontro” in aula tra il pm di Pavia e l’avvocato dei Poggi nell’udienza sull’incidente probatorio proviene da Il Fatto Quotidiano.