Gianluca Gazzoli sugli ultimi mesi prima della morte della mamma: “Siamo stati abbandonati dall’Istituto curante. Nessun rispetto né la delicatezza che ogni persona meriterebbe”

  • Postato il 4 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Siamo stati abbandonati dall’Istituto curante, soltanto tramite una telefonata”. È una confessione inaspettata e dolorosa quella che arriva via social da Gianluca Gazzoli. Pochi giorni dopo aver annunciato la scomparsa di sua mamma Giovanna, morta a 65 anni dopo una lunga malattia, ora lo speaker di Radio DeeJay e il fondatore del podcast di successo Passa dal BSMT, ha voluto ringraziare per l’affetto ricevuto e condividere una riflessione con i suoi follower. “Voglio esprime un profondo grazie per l’enorme affetto e la vicinanza che mi sono arrivati in questi giorni. Mi ha commosso e sinceramente stupito la quantità di messaggi, di pensieri e di ricordi che ho ricevuto: mai avrei immaginato una partecipazione così grande. Ognuno di questi gesti, anche il più piccolo, ha avuto per me un valore immenso. Ho cercato di leggere e rispondere a più persone possibili, perché realmente mi è stato di aiuto e perché penso sia giusto farlo”, ha scritto Gazzoli in una serie di storie sul suo profilo Instagram. Poi ha ricordato com’è nata la puntata-racconto con protagonista sua mamma Giovanna, quasi un “testamento” profondamente commovente nel quale la donna ha raccontato la storia della sua vita e quella della sua famiglia, svelando alcuni dettagli sulla malattia e le cure, senza mai perdere la speranza.

“Sono felice di avere avuto con lei quella nostra chiacchierata, nei modi e nei tempi in cui è avvenuta. È stato qualcosa di unico, che resterà per sempre, e sono felice che abbia toccato il cuore di così tante persone”, ha spiegato Gazzoli. “Ma soprattutto sono felice che lei abbia potuto ricevere e vivere tutto l’affetto e la stima che meritava. Era ciò che più desideravo perché se fosse successo troppo tardi, non me lo sarei mai perdonato. La verità è che tutto questo crea un legame speciale, ci avvicina e ci ricorda quanto l’umanità e la capacità di esserci gli uni per gli altri siano il bene più grande che abbiamo. In un momento d grande dolore, questa vicinanza è stata per me come ossigeno: mi ha dato conforto, forza e la possibilità di guardare avanti con gratitudine”. Poi, il conduttore radio e tv ha rivelato che c’è stato un momento vissuto in questi mesi che non dimenticherà mai: “All’inizio di luglio, dopo mesi di terapie, ci siamo trovato di fronte a comunicazioni dure, date nel modo più freddo e impersonale che si potesse immaginare. In quelle parole non abbiamo sentito la cura, né il rispetto, né la delicatezza che ogni persona meriterebbe. In un attimo ci siamo trovati senza speranza, quasi abbandonati, proprio quando invece c’erano le forze, possibilità e motivi per continuare a lottare. Abbandonati dall’Istituto curante, soltanto tramite una telefonata”.

La svolta è arrivata grazie all’incontro con un dottore che “non voleva fermarsi a un protocollo”. Dunque, ha ringraziato, “il Professor Gianni Bolla e tutti i medici che ha saputo coinvolgere al nostro fianco. Con le loro competenze, ma soprattutto con la loro umanità, ci hanno permesso di non arrenderci, di cercare nuove strade, di vivete tempo prezioso che credevamo perduto. Quei giorni in più, quelle settimane, quelle ore condivise sono diventate un dono inestimabile che porteremo per sempre con noi”.

Infine, la riflessione più emotiva: “Ho imparato che la differenza, nei momenti più duri, la fa la capacità di guardare alla persona nella sua interezza e non solo alla malattia. La medicina non è una scienza esatta: oltre al corpo, vanno considerati la forza interiore e la volontà di combattere, perché possono cambiare il corso delle cose. Ciò che per qualcuno può sembrare ‘poco tempo’, per chi vive e ama può valere immensamente. Il mio invito è semplice: non smettere mai di sperare, non smettere di cercare possibilità. Perché l’umanità e la vicinanza sono la forza più grande che abbiamo per andare avanti”.

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