Giornata mondiale contro la siccità: l’Italia brilla per la sua latitanza

  • Postato il 17 giugno 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Desertificazione, siccità e degrado dei suoli sono fenomeni che si aggravano di giorno in giorno in tutti i paesi Ue, eppure si fa ben poco. Pochi ricordano l’allarme lanciato dall’Osservatorio europeo Copernicus a fine gennaio 2024 ove si evidenziava che nel periodo da febbraio 2023 a gennaio 2024, la temperatura globale dell’aria sulla superficie del pianeta del globo era di 1,52°C più alta rispetto al periodo 1850-1900. E con una temperatura media di 13,14°C, gennaio 2024 era stato il gennaio più caldo mai registrato dall’inizio delle misurazioni, secondo i dati della rete europea.

Poco dopo, il 14 ottobre 2024, il Consiglio dell’Unione europea, evidenziando “l’aumento della frequenza e della gravità della siccità nonché l’aggravamento della desertificazione e del degrado del suolo sia a livello mondiale che europeo”, adottava importanti conclusioni esortando la Commissione a proporre “un piano d’azione globale a livello dell’Ue per combattere la DLDD, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza alla siccità e conseguire la neutralità in termini di degrado del suolo entro il 2030”; sottolineando, in particolare, la necessità di una trasformazione dell’agricoltura e dei sistemi alimentari verso la sostenibilità, la resilienza alla siccità e pratiche climaticamente intelligenti, seguendo i 13 principi dell’agroecologia della Fao; e chiedendo maggiori sinergie, specie nell’attuazione del quadro globale per la biodiversità, dell’accordo di Parigi e del programma per la definizione di obiettivi di neutralità in termini di degrado del suolo.

Finora, infatti, ben poco è stato fatto. E di questo vi sono certificazioni ufficiali. La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), in una storica sentenza emanata il 9 aprile 2024, su ricorso di quattro donne e un’associazione svizzera, le Anziane per il clima, composta da circa 2.300 over 65, ha decretato che la Svizzera è stata carente sia nel quantificare le proprie emissioni di gas serra, sia nel rispettare i suoi stessi obiettivi di riduzione delle emissioni, sia nell’adottare leggi e misure volte a mitigare i cambiamenti climatici; insomma non ha agito in modo abbastanza incisivo contro il riscaldamento globale e questo configura una violazione dei diritti umani verso i cittadini.

Si tratta di un precedente che va ben oltre la Svizzera e riguarda tutti i paesi europei che hanno l’obbligo di fissare obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra basati sulla scienza e allineati con l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Ma qualcosa si è mosso anche in India. Sempre ad aprile 2024, la Corte suprema della nazione asiatica ha per la prima volta ampliato la nozione giuridica di “diritto alla vita”, includendovi il diritto a difendersi dagli impatti nefasti dei cambiamenti climatici in quanto – scrivono i giudici – il diritto a non subire gli effetti del riscaldamento globale e quello di vivere in un ambiente non inquinato “rappresentano due facce della stessa medaglia”.

E invece l’Italia brilla per la sua latitanza. Eppure nel nostro paese ben 12 Regioni vivono già oggi un elevato stress idrico con un velocissimo incremento: Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia sono le più esposte in assoluto, seguite nell’ordine da Campania, Lazio, Marche e Umbria, Toscana, Molise, Sardegna e Abruzzo. Proprio per questo, già nel 2021, più di 200 ricorrenti, tra cui 162 adulti, 17 minori (rappresentati in giudizio dai genitori) e 24 associazioni impegnate nella giustizia ambientale e nella difesa dei diritti umani avevano deciso di citare in giudizio dinanzi al Tribunale civile di Roma lo Stato italiano per inadempienza climatica, ovvero per l’insufficiente impegno nella promozione di adeguate politiche di riduzione delle emissioni climalteranti, cui consegue la violazione di numerosi diritti fondamentali riconosciuti dallo Stato italiano derivanti da fonti internazionali, regionali e nazionali (cfr. i novellati art. 9 e 32 della Costituzione).

Ma, dopo più di due anni e mezzo di udienze e migliaia di pagine di documentazione prodotta, il Tribunale evitava di pronunciarsi, evidenziando il “difetto assoluto di giurisdizione”. Insomma, niente di fatto. Ma siccità e desertificazioni avanzano comunque. E con loro i terribili e irreversibili danni alla vita e all’ambiente.

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Il Fatto Quotidiano

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