Giornata mondiale del cane: approfittiamone per riflettere, non solo per fare post sui social
- Postato il 26 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Dal 2004 il 26 agosto si celebra la giornata mondiale dedicata ad uno degli animali domestici più amati dall’uomo, l’amico a quattro zampe per eccellenza che in molti casi è considerato, a tutti gli effetti, un vero e proprio membro della famiglia: il cane.
Se da una parte negli ultimi anni è aumentata la sensibilità verso queste creature che da secoli ci regalano il loro amore incondizionato, è diminuito il fenomeno del randagismo e dell’abbandono, sono cresciute le adozioni dai canili e il numero dei volontari che impiegano gratuitamente il proprio tempo per accudire gli ospiti dei rifugi, purtroppo bisogna ammettere che i casi di maltrattamento, sevizie e sfruttamento economico ai danni dei cani è un fenomeno ancora molto diffuso di cui la cronaca purtroppo ci restituisce ogni giorno terribili resoconti.
In alcuni casi gli episodi di violenza che spesso sfociano nella morte dell’animale vengono addirittura ripresi e divulgati dai carnefici attraverso dispositivi elettronici come telefoni e tablet e finiscono su piattaforme social come odiosi incitamenti alla violenza contro poveri esseri indifesi.
Senza arrivare a questi episodi estremi, va detto che purtroppo sono abbastanza frequenti anche casi di incuria e abbandono che riguardano cani di tutte le razze così come meticci detenuti in spazi angusti, reclusi in recinti, garage o terrazzi in pessime condizioni igienico-sanitarie, spesso esposti alle intemperie o alle alte temperature, denutriti e assolutamente privi di qualsiasi tipo di cura, affetto, vicinanza umana.
Questa condizione, oltre ad essere estremamente nociva e in alcuni casi anche letale per l’animale, può anche costituire la causa di un aumento della loro aggressività come ho avuto modo di descrivere in precedenza in questo blog dove si analizzava il problema delle razze canine considerate “killer” per natura come pittbull e rottweiler, che in realtà sovente sviluppano un comportamento potenzialmente pericoloso per l’uomo se non vengono detenuti, accuditi e nutriti in maniera corretta e dignitosa.
Fortunatamente dal primo luglio in Italia è entrata in vigore una legge che inasprisce le pene per chi maltratta e/o uccide un animale domestico e il carcere può arrivare fino a quattro anni di detenzione se il reato è accompagnato da atti di sadismo, violenza prolungata o organizzazione di combattimenti fra animali. Questo significa che la pena detentiva prevista è reale perché supera i tre anni, sotto i quali nel nostro Paese si possono richiedere misure alternative al carcere ma ora sta alla giurisprudenza far sì che venga applicata con rigore in modo da poter costituire un vero deterrente che le semplici sanzioni pecuniarie, anche se aumentate dalla nuova norma, a mio avviso non costituiscono.
La legge che prende il nome dall’onorevole Michela Vittoria Brambilla che l’ha fortemente voluta è senz’altro un passo avanti e una conquista di civiltà, ma occorre tener conto che purtroppo non saranno punibili i reati colposi previsti nella stesura originale del testo ma poi eliminati in uno dei passaggi alle Camere; in altre parole se un proprietario dichiarerà alle autorità che il proprio cane è stato trovato in grave stato di malnutrizione o addirittura è morto perché si è dimenticato di dargli da mangiare e da bere e lo ha tenuto sul balcone per giorni durante il mese di agosto, tale comportamento non sarà considerato equiparabile ad un atto di violenza o maltrattamento ma solo di incuria e verrà punito con una semplice multa.
A ciò va aggiunta una riflessione: il deterrente costituito dalla nuova legge, le campagne contro gli abbandoni e la violenza sugli animali saranno sufficienti per una rivoluzione culturale che ci spinga a fare del 26 agosto una giornata di vera riflessione e non una semplice sfilata di foto sui social accanto ai propri cani?
A mio avviso un inasprimento delle pene per chi maltratta cani, gatti e altri animali domestici era sacrosanto e doveroso ma dovrebbe essere accompagnato da una vasta opera di sensibilizzazione e prevenzione da attuarsi nelle famiglie e nelle scuole dove è fondamentale educare bambini e ragazzi al giusto approccio verso gli animali di affezione perché purtroppo, in alcune zone del nostro Paese, è ancora diffusa la percezione degli animali domestici come meri oggetti dediti alla guardia di abitazioni o appezzamenti di terra oppure impiegati solo nella caccia e nel riporto delle prede e detenuti per il resto del tempo in gabbie e recinti senza alcun contatto umano.
Se è vero che qualche associazione ha proposto agli istituiti scolastici di vario grado e indirizzo di istituire appositi incontri con gli studenti e il personale docente e in alcuni casi c’è stato un riscontro positivo, iniziative di questo tipo sono ancora troppo poche e sarebbero invece più che auspicabili per educare le nuove generazioni alla sensibilità e all’empatia e contrastare ogni forma di violenza, abuso e condotta antisociale partendo proprio dal rispetto e dall’amore verso gli animali.
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