Giornata mondiale della biodiversità: per salvarla, capiamo prima cosa sia
- Postato il 22 maggio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Si parla tanto di biodiversità e di “salvare la biodiversità”. Ma, un po’ come il concetto di crisi climatica, e forse anche di più, la maggior parte delle persone ancora non sa di cosa stiamo parlando quando invochiamo, appunto, la protezione della biodiversità.
Eppure impariamo da piccoli a capire cos’è: lo impariamo leggendo i libri con i nomi degli animali e le specie, oppure i libri e documentari che spiegano piante e alberi, oppure gli ecosistemi natura, pianura, montagna, collina, etc. In maniera semplice e diretta. Mano mano che lo studio si fa più astratto, però, ci dimentichiamo di quei libri. Una vita in città cementificate e senza alberi, dove la mattina non si sente più neanche il canto di un uccello e tutto si svolge in luoghi artificiali (macchine, uffici), fa il resto.
Ma la biodiversità cos’è? Se volessimo trovare un equivalente chiaro e semplice, si potrebbe utilizzare il termine “natura”. Natura in tutte le sue manifestazioni, quindi tutte le specie animali, vegetali, gli ecosistemi. La parola “diversità” inclusa nel termine “biodiversità” è però cruciale perché ci ricorda che la ricchezza della natura sta nella sua enorme, esuberante e magnifica varietà. Perché questa ricchezza va preservata? Non solo per la sua bellezza estetica. Il primo motivo è che distruggere la biodiversità, come purtroppo sta accadendo in maniera progressiva e inarrestabile, con la conseguente scomparsa di migliaia di specie, equivale a una sofferenza estrema di animali e piante.
Purtroppo nessuno rende visibile, nonostante l’abbondanza di smartphone e videocamere, la scomparsa progressiva di specie animali e vegetali, preceduta ovviamente da una lotta strenua per la sopravvivenza in contesti sempre più mutati dal punto di vista climatico e ambientale. Animali che non trovano più cibo, ad esempio, o che, come i famosi orsi polari, non riescono più a sopravvivere in un habitat stravolto. Se vedessimo tutta questa sofferenza, probabilmente saremmo molto più determinati nel salvare la natura (e la biodiversità).
Ma proteggere la biodiversità significa proteggere anche noi stessi: dalla ricchezza di piante, ecosistemi e animali dipende infatti la nostra salute. E dipende anche il nostro cibo. Anche se crescono ovunque monocolture e Ogm, senza biodiversità, basti pensare alle api, non avremmo la ricchezza di alimenti cui ancora possiamo accedere.
L’evoluzione umana, come spiega la teoria darwiniana, nasce dalla ricchezza della natura e dalla sua, a volte casuale, diversità. La biodiversità è dunque anche un concetto insieme genetico e filosofico. Nella varietà e ricchezza animale e vegetale l’umanità prospera e migliora. Nella riduzione della diversità, in un mondo sempre più uguale, standardizzato, dove si mangiano in tutto il mondo gli stessi cibi e si vive in luoghi privi di natura, non prosperiamo, ci ammaliamo, moriamo. La decadenza umana nasce proprio da qui, dal fatto che stiamo andando verso un mondo sempre più povero e monotono a livello ambientale e naturale.
Per fortuna, qualcosa si può fare. La legge europea sul restauro della natura, che chiede ai paesi di ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi degradati al 2030, è un esempio. Tutte le leggi di protezione di aree naturali come parchi, come quelle per gli insetti impollinatori, sono altri esempi; così come, ancora, le norme per proteggere gli animali a rischio. Non solo: si sta diffondendo, lentamente ma con forza, un concetto molto importante rispetto alla biodiversità, ovvero quello di “rigenerazione” della natura. Non basta infatti solo proteggerla: la natura si può anche ricreare laddove è scomparsa, a partire da interventi come la messa a dimora di alberi, la ricreazione di zone umide e molto altro ancora.
Questo “rifare la natura” è un tema importante e potrebbe essere uno slogan nuovo per la giornata della biodiversità che cade oggi. E’ anche un tema che dà speranza rispetto ai dati sull’estinzione delle specie animali, ma anche di alberi e piante e di distruzione progressiva degli ecosistemi.
Infine una considerazione, e una piccola provocazione, a livello linguistico: forse potremmo chiamare la biodiversità in un altro modo, perché le persone capiscano meglio. E allora questa potrebbe diventare la giornata della “totalità delle specie animali, vegetali e di tutti gli ecosistemi”. Oppure la giornata della “ricchezza della natura”.
In generale, capire cos’è la biodiversità e a cosa serve è una vera e propria lente per leggere il mondo e i fatti che accadono, per interpretare gli eventi e agire di conseguenza. Per questo ci vorrebbe più informazione, più educazione ambientale nelle scuole, in generale più scienza per tutti, perché in definitiva è proprio l’ignoranza scientifica che porta a misconoscere l’importanza della biodiversità, specie ai fini della nostra sopravvivenza. Un’ignoranza che – purtroppo – non risparmia nessuno, politici, giornalisti, decisori. La maggior parte dei quali ancora crede che si stia solo parlando di conservare passivamente un pezzo di parco o proteggere gli ultimi panda sulla Terra.
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