Giovanni Falcone e la separazione delle carriere: "Sarà inevitabile"

  • Postato il 4 novembre 2025
  • Giustizia
  • Di Libero Quotidiano
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Giovanni Falcone e la separazione delle carriere: "Sarà inevitabile"

Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e segretario della Lega, facendo propria la riforma della Giustizia che, in realtà, è un tema caro a tutta la maggioranza, pubblica sui suoi profili social un discorso di Giovanni Falcone, a suo dire favorevole alla separazione delle carriere. Scrive Salvini su Instagram: “Avanti con la riforma della Giustizia voluta dalla Lega”. Salvini, insomma, interpreta la separazione delle carriere come strumento di riforma e responsabilizzazione del sistema giudiziario, in linea con l’agenda del suo partito.

Nell’audio si sente l’ex-magistrato, ucciso dalla mafia il 23 Maggio 1992 con una bomba esplosa sull’autostrada all’altezza di Capaci mentre era di ritorno a Palermo dall’aeroporto che oggi porta il nome suo e quello del collega e amico Paolo Borsellino, perorare la diversità dei compiti che spetterebbero a giudici e pm. Dice Falcone nel file audio: “Inevitabilmente, per il suo funzionamento, occorre una profonda trasformazione dell'ordinamento giudiziario e non è pensabile né logicamente plausibile, in un codice che accentua vistosamente le caratteristiche di parte del pm, pensare che le carriere dei magistrati, del Pubblico Ministero e quelle dei giudici potranno rimanere ancora a lungo indifferenziate”.

 

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Nel 1991, ad un anno soltanto dalla sua prematura scomparsa e in un’audizione al Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Falcone disse: “Non sono contrario in linea di principio alla separazione delle carriere, ma solo se si garantisce l’autonomia del pubblico ministero dal potere esecutivo”. In una recente intervista a “Cinque minuti” su Rai 1, il ministro dei Trasporti aveva ribadito la propria posizione, sostenendo che la riforma dovrebbe prevedere anche la responsabilità civile per i magistrati che sbagliano: “È giusto avere una giustizia più veloce che non metta in galera le persone sbagliate. 31 mila, più di 31 mila negli ultimi anni sono gli italiani finiti ingiustamente in galera e nessuno paga. Anche in tribunale chi sbaglia deve pagare come accade a tutti gli altri lavoratori".

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Autore
Libero Quotidiano

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