Giustizia dal volto umano per una madre che investì il figlio nel cortile di casa. Il pm: “Non condannatela”
- Postato il 20 giugno 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Esiste un fine pena mai anche senza sbarre e secondini di guardia, esiste, per fortuna, anche la capacità di riconoscere il peso di certe condanne a vita per evitare di accanirsi con inutili pene supplementari. Esistono giudici per i quali la giustizia non può essere contraria al senso di umanità.
Il bambino riportò danni permanenti
La storia, riportata dal Corriere della Sera, riguarda quella che in apparenza sembrerebbe una semplice richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano. In apparenza. I fatti nella loro nuda tragicità: la richiesta di archiviazione riguarda una madre che, l’estate di due anni fa, investì acccidentalmente il figlio di un anno e mezzo nel cortile di casa nell’hinterland milanese. Una distrazione rovinosa: la ruota anteriore colpì il bambino che riportò danni permanenti.

Il pm Paolo Storari, stretto tra le maglie e i vincoli del codice che impongono procedimento e sanzione penale per la donna, ha chiesto ufficialmente che non venga condannata. Il ragionamento segue una linea coerente di umanità: la madre, straziata dai sensi di colpa, vive già, giorno dopo giorno, il suo, testuale, “ergastolo interiore”.
Quale strada giuridica per non condannarla?
Che senso avrebbe una pena ulteriore se non aggravarne il supplizio? Il problema, tuttavia, è trovare una formulazione giuridica appropriata. Ci sarebbe l’archiviazione per la tenuità del reato (articolo. 131-bis, anche se la colpa leggera provoca conseguenze gravi): peccato che una relazione ministeriale del 2014 escluda l’applicazione della tenuità del reato in presenza di morte o lesioni gravissime.
La Procura potrebbe proporre il patteggiamento con pena sospesa, ma, nota il pm, si tratterebbe ancora di non rispettare il dramma della madre. Resta appellarsi all’articolo 27 della Costituzione che vieta l’erogazione di pene contrarie al senso di umanità e sollevare una questione di legittimità costituzionale per conflitto tra la norma penale vigente e appunto la Costituzione.
La questione è ora affidata al Gip (giudice indagini preliminari) cui spetta sciogliere questo rovello giuridico-umanitario.
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