Gli italiani non usano le cinture di sicurezza, l’allarmante statistica

  • Postato il 27 ottobre 2025
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Dai numeri emerge un’Italia che si sente più prudente di quanto non sia davvero. La fotografia scattata dalla sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) dell’Istituto Superiore di Sanità, relativa al biennio 2023-2024, racconta un Paese che ha fatto passi avanti in tema di sicurezza alla guida, ma che continua a inciampare in vecchie distrazioni e disuguaglianze sociali.

Cinture, tra abitudine e disattenzione

Partiamo da un gesto semplice: allacciare la cintura. Quasi 9 italiani su 10 (l’87%) la usano regolarmente sui sedili anteriori. Ma il dato crolla quando si passa dietro: solo il 34% dei passeggeri posteriori la indossa. È un obbligo sancito dall’articolo 172 del Codice della Strada, eppure molti sembrano considerarlo un optional. Un progresso c’è — fino al 2015 la percentuale non superava il 20% — ma la distanza dal pieno rispetto della norma resta ampia.

Meglio, invece, il dato legato al casco: nel biennio considerato, il 96% degli intervistati che si sono spostati in moto dichiara di averlo sempre indossato. Segno che la cultura della sicurezza sulle due ruote si è consolidata, probabilmente anche grazie a campagne mirate e a una maggiore sensibilità dei più giovani.

Dietro la media nazionale, però, si nasconde un’Italia spaccata. Al Nord, l’uso delle cinture posteriori tocca il 54%, mentre al Sud precipita al 18%. Stesso copione per il casco: 98% al Nord, 93% nel Mezzogiorno. Le differenze non sono solo geografiche, ma anche sociali: chi ha un livello d’istruzione più basso o difficoltà economiche tende a usare meno i dispositivi di sicurezza. Tra i laureati la cintura posteriore è utilizzata nel 37% dei casi, tra chi ha un titolo di studio inferiore appena nel 28%.

Bambini in auto: seggiolini più diffusi, ma non abbastanza

Un altro fronte cruciale riguarda i seggiolini per bambini. L’indagine mostra segnali di miglioramento, ma il quadro resta a tinte miste. Il 17% degli intervistati ammette di avere difficoltà nell’uso di seggiolini o adattatori, o addirittura di non utilizzarli affatto. Il dato si aggrava al Sud (24%), mentre si attesta al 13% al Centro e al 12% al Nord.

La componente economica pesa ancora: il non utilizzo raggiunge il 24% tra chi riferisce difficoltà finanziarie, contro il 15% di chi non ne ha. Tuttavia, rispetto al passato, il trend è incoraggiante: nel 2011 il dato di utilizzo inadeguato o assente toccava il 24%, oggi scende al 17%. Un progresso reale, ma ancora insufficiente se si considera che la sicurezza dei più piccoli dovrebbe essere il primo gesto automatico di ogni genitore.

Alcol e guida: meno incidenti, ma il rischio resta

Sul fronte alcol alla guida, la sorveglianza Passi segnala un fenomeno in calo ma non debellato. Sei italiani su cento ammettono di aver guidato dopo aver bevuto nei trenta giorni precedenti all’intervista. Tra i 18-21enni la percentuale è del 5%, ma sale al 7% tra i 25 e i 34 anni. La differenza di genere è netta: 7% degli uomini contro 3% delle donne.

Guardando indietro, la progressione è evidente: dal 12% del 2008 al 7% del 2024. Un risultato importante, favorito anche dalle restrizioni imposte negli anni della pandemia, quando la chiusura di locali e la riduzione della socialità avevano abbassato i consumi. Finita l’emergenza, i numeri si sono stabilizzati su valori comunque più virtuosi.

Un Paese in movimento, ma non ancora maturo

Nel complesso, la sicurezza alla guida in Italia mostra una crescita lenta ma costante. Gli italiani sembrano più consapevoli, ma ancora poco coerenti. L’obbligo della cintura posteriore o del seggiolino non è solo un dettaglio normativo: è una questione culturale.

L’impressione, leggendo tra le righe del rapporto Passi, è quella di un Paese che ha imparato a rispettare le regole quando le percepisce come utili, ma che ancora fatica a farle proprie come abitudine quotidiana. Eppure, sulle strade, basta un gesto dimenticato — una cintura slacciata, un casco mancato — per trasformare una distrazione in una tragedia.

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Virgilio.it

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