“Gli operai più esposti al cloruro di vinile hanno perso 2,5 anni di vita”: lo studio sul petrolchimico di Brindisi

  • Postato il 29 luglio 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Hanno riaperto gli archivi aziendali, quindi in collaborazione con le anagrafi comunali e la Asl hanno incrociato i dati di esposizione al cloruro vinile monomero con lo stato di vita dei lavoratori e le cause di decesso per coloro che sono nel frattempo morti. E il risultato, sostiene lo studio, non lascia spazio a fraintendimenti: tra i 1.756 lavoratori del petrolchimico di Brindisi, quelli più esposti al cloruro di vinile monomero hanno perso 2 anni e mezzo di vita rispetto ai compagni di lavoro meno o per nulla a contatto con il gas dal quale, attraverso la polimerizzazione, si ottiene il Pvc, una delle plastiche più utilizzate al mondo.

Il risultato preliminare dello studio condotto da Emilio Gianicolo e Maria Blettner dell’università di Mainz, in Germania, insieme a Susi Epifani e Luca Convertini della Asl di Brindisi, Federico Scognamiglio dell’università di Padova e Maurizio Portaluri dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato presentato al Congresso nazionale di igiene industriale e ambientale. A settembre, invece, verrà presentato nella sua interezza alla conferenza della Società Tedesca di Informatica Medica Biometria ed Epidemiologia che si terrà a Jena.

I tempi di sopravvivenza, ha anche dimostrato lo studio, sono diminuiti di 6 mesi per ogni incremento unitario dell’esposizione a Cvm. In altri termini: all’aumento delle concentrazioni di Cvm nei luoghi di lavoro del petrolchimico brindisino è corrisposta una diminuzione progressiva degli anni di vita vissuta. È stata, inoltre, riscontrata una forte associazione tra l’esposizione a Cvm e il
rischio per il cancro al polmone e, in misura maggiore, per il cancro al fegato.

La produzione del Pvc attraverso il gas Cvm, a Brindisi, era iniziata nel 1963 ed è andata avanti per 32 anni, fino al 1995 tra Montecatini e Montedison. Già negli Anni Settanta, Lotta Continua iniziò a tenere una contabilità di malattie e decessi sospetti tra i lavoratori del sito e, in anni più recenti, è toccato a due ex lavoratori – Franco Caiulo e Vincenzo di Totaro – riaccendere i riflettori sulla vicenda.

A Brindisi venne anche aperta un’inchiesta sulle morti tra i lavoratori, coordinata dall’allora pubblico ministero Nicola Piacente, oggi procuratore di Genova. Non si giunse mai a una fase dibattimentale, principalmente perché non venne mai riscontrato un angiosarcoma epatico tra gli operai, malattia ritenuta scientificamente correlata all’esposizione al Cvm come dimostrato dall’inchiesta di Felice Casson per il polo gemello di Porto Marghera. L’inchiesta venne chiusa nel 2003 e anni più tardi – era il 2012 – quella malattia venne poi diagnosticata a di Totaro.

A Brindisi, tra l’altro, non è mai stato realizzato uno studio epidemiologico come avvenuto proprio nel sito Veneto nonché a Ravenna e Ferrara, dove sono stati in funzione altri petrolchimici nei quali veniva impiegato il Cvm. La collaborazione tra la Asl e l’università di Mainz ha ora permesso di colmare la lacuna e, sottolinea il gruppo di studio, i risultati ottenuti “sinora dallo studio sui lavoratori del petrolchimico di Brindisi sono in linea con gli studi simili condotti in Italia ed all’estero”.

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