Governo, Meloni: «Taglieremo le tasse al ceto medio»

  • Postato il 11 giugno 2025
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Governo, Meloni: «Taglieremo le tasse al ceto medio»

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La premier Giorgia Meloni propone di tagliare l’Irpef al ceto medio. Salvini, rilancia, prima le cartelle.


Se l’esito fallimentare del referendum ha messo ancora una volta in luce le divisioni tra le diverse anime del centrosinistra, e in discussione l’unità del Pd, a poche ore dalla chiusura delle urne la questione del terzo mandato – caro alla Lega e osteggiato da Forza Italia – ha riacceso lo scontro nel centrodestra. E la promessa di un intervento a favore del ceto medio rinnovata dalla premier Giorgia Meloni in occasione degli Sati generali dei Commercialisti l’ha rinfocolata. La partita della riforma fiscale si conferma un campo minato per la coalizione di governo. È una questione di priorità, che proprio non coincidono.

TASSE, ALIQUOTE E CETO MEDIO


L’ultima legge di Bilancio ha reso strutturale la riduzione da quattro a tre delle aliquote, con benefici per i redditi bassi. «Il nostro lavoro non è finito, intendiamo fare di più, intendiamo concentrarci oggi sul ceto medio che, come tutti sappiamo, rappresenta la struttura portante del sistema produttivo italiano, e spesso è quello che avverte di più il peso del carico tributario», ha scandito la premier di fronte alla platea dei professionisti che questo peso gravoso lo hanno misurato, chiedendo pertanto al governo di usare «ogni euro ricavato dalla lotta all’evasione» per alleggerirlo.

DE NUCCIO: «SE NE PARLA DA TROPPO TEMPO»

«Se ne parla da troppo tempo, adesso ci sono le condizioni per trasformare questa idea in una scelta concreta», ha sostenuto il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano De Nuccio, riferendosi al recupero record di 33,4 miliardi di euro nel 2024 rivendicato da Meloni.
De Nuccio dal canto suo ha rilevato rileva le storture di un sistema improntato a «una progressività decisamente molto aggressiva».

«Nessuno – ha affermato – si scompone per il fatto che, dai dati delle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2024, emerga che lo 0,15% dei 42.570.078 contribuenti Irpef, che dichiara un reddito complessivo superiore a 300.000 euro, paghi il 7% dell’Irpef netta totale che viene versata. Ci può stare. Bisogna però intervenire sulla situazione per cui l’11,2% dei contribuenti, che dichiara un reddito complessivo compreso tra 40.000 euro e 120.000 euro, ossia la fascia che tiene insieme il ceto medio-basso e il ceto medio-alto, versa il 36,4% dell’Irpef netta totale».

CORSA ALL’INFLAZIONE E RIGIDITÀ DEI SALI, IMPOVERITO CETO MEDIO


La pazza corsa dell’inflazione degli ultimi anni e la rigidità dei salari hanno di fatto impoverito – o meglio proletarizzato – il ceto medio, senza che il fisco ne abbia tenuto conto. «Una aliquota Irpef del 35% per redditi lordi tra 28.000 e 50.000 euro, che scatta al 43% già a partire da 50.000 euro, con l’aggiunta di addizionali comunali e regionali che, insieme, arrivano a pesare anche un ulteriore 3%, è semplicemente insostenibile per chi si ritrova a pagarla», ha rimarcato de Nuccio, per poi puntualizzare. «Sinceramente interessa poco avere una, due, tre o cento aliquote. Ciò che interessa è avere una curva della progressività Irpef che non equipari di fatto il ceto medio a milionari».

L’IMPEGNO DELLA PREMIER


L’impegno della premier ha quindi raccolto il plauso della platea. Ma ha riacceso lo scontro tra i partiti della coalizione che si contendono quelle poche risorse che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti potrebbe essere disposto a mettere in campo. E comunque non a stretto giro. Sebbene Meloni non si sia sbilanciata annunciando tempi brevi per il taglio, trincerandosi dietro la “formula” della sostenibilità che gli è cara, il ministro leghista ha segnato l’orizzonte: «Ci sono ancora due anni e mezzo», ha affermato considerandolo, quindi, un obiettivo di legislatura.

LEO, FDI: «AGIRE CON PRUDENZA»

Ben più corto quello tracciato dal suo vice al Mef, Maurizio Leo, esponente di Fratelli d’Italia, che pur sottolineando la necessità di «agire con prudenza» – quella premiata dalle agenzie di rating – considera la possibilità di intervenire con la prossima legge di bilancio. L’obiettivo, ha spiegato, è «applicare una aliquota più bassa rispetto al 35% e attestarci al 33% per coloro i quali hanno un reddito di 50-60mila euro».

LE PRIORITÀ DI SALVINI

Ma per il vicepremier Matteo Salvini, la priorità è un’altra: «Per la Lega e per il governo una giusta, attesa e definitiva pace fiscale, una rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che stanno bloccando l’economia del Paese, sono una priorità, anzi un’emergenza», ha ribadito. Nel mirino del capo del Carroccio c’è la rottamazione quinques promessa al suo elettorato. E riparte il braccio di ferro con gli azzurri capitanati dal vicepremier Antonio Tajani, un nuovo round dopo il confronto rivelatosi “perdente” per entrambi andato in scena in occasione della passata sessione di bilancio. Per Forza Italia, «la priorità per noi è il taglio dell’Irpef, poi la rottamazione», ha ribadito il leader del partito.

OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO: «IL SEMPREVERDE TAGLIO DI TASSE AL CETO MEDIO»


I partiti dell’opposizione non hanno perso l’occasione e sono partiti all’attacco. «Come un sempreverde, un abito quattro stagioni, ad un certo punto a destra tirano fuori il taglio delle tasse», ha dichiarato il capogruppo Pd in Senato, Francesco Boccia. «Un governo incapace di qualsiasi scelta che possa affrontare le emergenze economiche di famiglie e imprese, ancora una volta si nasconde dietro l’ennesima trovata propagandistica», ha aggiunto.

CONTE: «TASSE TAGLIATE SOLO ALLE BANCHE»

«Le tasse le hanno tagliate solo alle banche, a cui hanno risparmiato una tassa sugli extraprofitti miliardari. Per gli altri aumenta la pressione fiscale, si tagliano gli sgravi sui mutui per la prima casa dei giovani e si aggiungono nuove tasse alle imprese con polizze catastrofali obbligatorie a carico di chi ha già la zavorra del carobollette», è stato l’affondo via social del leader M5s, Giuseppe Conte.

MATTEO RENZI: «LE TASSE SONO AUMENTATE»

Duro anche Matteo Renzi: «Non c’è uno che le chieda: ma perché non dici cosa hai fatto in questi tre anni? Il Melonismo è tutto qui: vivere in un presente infinito in cui rilanciare le stesse promesse e cancellare con cura ogni traccia di realtà – aggiunge il leader di Iv – Le tasse sono aumentate, il clima di insicurezza è aumentato, il debito pubblico è aumentato, gli sbarchi irregolari sono aumentati, il numero di giovani scappati dall’Italia è aumentato. Diminuisce solo il potere d’acquisto».

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