Gratteri: “Vado in tv gratis a parlare di mafia e colletti bianchi. Chi mi attacca teme che la verità arrivi a milioni di persone”

  • Postato il 8 luglio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Lo faccio gratis, durante le ferie. E continuerò a farlo, anche se dà fastidio a chi gestisce il potere”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) dal procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri a proposito delle polemiche sulla sua partecipazione a “Lezioni di mafie”, programma che andrà in onda su La7 nella prossima stagione.
Le critiche sono nate dopo l’annuncio del suo impegno televisivo in quattro puntate dedicate all’analisi del fenomeno mafioso. Un format ideato dallo stesso Gratteri insieme al saggista Antonio Nicaso e al giornalista Paolo Di Giannantonio, che lo condurrà. Le riprese sono avvenute all’Università Roma Tre, con il coinvolgimento attivo degli studenti di Giurisprudenza. “Le ragazze e i ragazzi mi fanno domande e io rispondo. Poi Nicaso fa un approfondimento e Di Giannantonio conduce il tutto”, spiega il magistrato.

Ma non tutti hanno apprezzato questa scelta. “L’idea che il magistrato – commenta Gratteri – debba restare chiuso in una bolla è molto comoda a chi gestisce il potere. Il potere non vuole essere disturbato, non vuole critiche. Capisco l’irritazione, ma non mi interessa. Io ripeto come un disco rotto: in molti casi il silenzio è complicità. Chi ha la possibilità di parlare, di spiegare, lo deve fare. Deve prendere posizione. Stare zitti, fermi, per capire da che parte tira il vento è codardia“.
Per Gratteri la scelta di andare in tv è un atto di responsabilità. E le critiche ricevute non fanno che rafforzare la sua convinzione: “Se alcuni protestano, vuol dire che ho fatto la scelta giusta. Se avevo dei dubbi prima, me li hanno tolti loro”.
Un punto centrale per il magistrato è la portata pubblica del mezzo televisivo: “Un libro arriva a 60-70 mila lettori. La televisione raggiunge almeno un milione e ottocentomila persone”.

Sul piano investigativo, Gratteri lancia un nuovo allarme sulle sempre più diffuse connessioni tra la mafia e i colletti bianchi: “Oggi le mafie sono più pericolose di prima, perché sono più raffinate. Ci somigliano, si mimetizzano molto bene. Hanno imparato a infiltrarsi ovunque, e il livello di morale si è abbassato drasticamente. Non c’è più rossore, non c’è più vergogna: c’è chi si prostituisce anche per 5.000 o 10.000 euro”.

Bordata poderosa di Gratteri al viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che, in un convegno a Torino con l’ex magistrato Edmondo Bruti Liberati sulla riforma della giustizia, ha definito “inopportuna” la decisione del procuratore di Napoli: “Sisto ha pronunciato elogi sperticati a Bruti Liberati, cioè a un magistrato in pensione e attivista di Magistratura Democratica, perché partecipa solo a convegni dove si fa cultura. E ha criticato me, senza fare il mio nome, perché vado in televisione. Allora io ho risposto: sei viceministro? Bene. Al ministero ci sono 12 magistrati, c’è un ufficio ispettivo. Mandane quanti vuoi, apri un procedimento disciplinare, così posso spiegare meglio, entrare più a fondo e mostrare le ragioni per cui lo faccio e continuerò a farlo finché avrò forza”.

Il conduttore Alessandro Milan gli chiede se non tema ritorsioni istituzionali, come un intervento del Csm. “Io sono nato il giorno della guerra – risponde Gratteri – Sono stato combattuto da quando ho iniziato a fare il magistrato. Quando indaghi sul traffico di cocaina, ti elogiano. Ma appena esce in un’intercettazione la voce di un politico o di un amministratore, allora iniziano le critiche, le delegittimazioni, le campagne mediatiche”.

E conclude con tono deciso: “Ho studiato la questione, ho chiesto pareri a persone autorevoli, molto più esperte di me. Nessuno ha riscontrato incompatibilità tra il mio lavoro e il programma televisivo. Ma se qualcuno ha dei dubbi, lo invito a procedere. Così ne discutiamo seriamente, davanti a tutti, e sciogliamo finalmente questo nodo. Non è da escludere che ora, e me lo auguro, altri magistrati facciano la stessa cosa o che io faccia il bis e il tris“.

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