Greco: «Per la nostra sanità servono competenza ed efficienza»

  • Postato il 24 maggio 2025
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Greco: «Per la nostra sanità servono competenza ed efficienza»

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Intervista al sindaco di Castrolibero (CS) Orlandino Greco, leader di Italia del Meridione, dalla sanità alle prossime comunali, dalla città unica allo spopolamento


COSENZA – Il sindaco di Castrolibero e leader di Italia del Meridione Orlandino Greco ha rilasciato al Quotidiano un’intervista a trecentosessanta gradi sulle criticità che attanagliano la Calabria ma anche sulle indiscusse ma inespresse potenzialità della regione. Un punto di vista sulle principali problematiche e sulle soluzioni da mettere in campo per uscire dall’impasse.

Sindaco Greco come vede i problemi che la Calabria si trova ad affrontare? Ad iniziare dalla sanità, lei ha tra l’altro aderito alla manifestazione dello scorso 10 maggio a Catanzaro. Intravede qualche possibile soluzione?

«Le problematiche legate alla sanità sono datate in Calabria. Il primo Consiglio regionale a cui ho partecipato nel 2015 era sul bilancio e la Calabria spendeva già all’epoca circa 330 milioni di euro come mobilità passiva. Già allora iniziammo ad evidenziare che era impensabile che i cittadini del Sud finanziassero gli ospedali del Nord. Oggi Italia del Meridione parte da quest’analisi: sulla sanità c’è un divario sostanziale incolmabile a cui ovviamente hanno contribuito le politiche dissennate negli anni passati. Ma ci sono due elementi che fanno la differenza. Il primo è endogeno ed è connesso a una classe dirigente mediocre che non è in grado di fare programmazione e di spendere i soldi. Tutto ciò ha favorito la migrazione sanitaria, compresi i medici di alto livello che scelgono di andare via. Serve una selezione della classe dirigente capace di disegnare strategie adeguate per la sanità. C’è poi la responsabilità esogena che è collegata alla ripartizione del fondo sanitario. Senza gli strumenti economici si può fare poco. L’indice di povertà aumenta con gravi ripercussioni sulla sanità. È necessario adeguare i Lea (Livelli essenziali di assistenza). Direttore oggi servono due parole chiave: efficienza e competenza. La politica deve uscire dalla nomina dei direttori generali, la gestione clientelare fa il male del Sud».

Quindi lei crede che ci sia bisogno anche di una crescita culturale della popolazione. Se la gente va a votare con una maggiore conoscenza della realtà sarà più difficile “infinocchiarla”.

«La penso esattamente così. Ci sono due temi fondamentali per la classe politica: la selezione e l’educazione del cittadino. Se l’interesse personale va a prevaricare sull’utilità pubblica è chiaro che si creano dei mostri».

Greco, Italia del Meridione come si colloca in questa prospettiva? È ancora in essere il rapporto con la Lega?

«Il nostro è un partito post-ideologico che si colloca nell’alveo delle cose da fare. Non abbiamo schemi predefiniti ma privilegiamo quello che realmente serve al Paese. Se noi ci battiamo per la fiscalità di vantaggio al Sud e questa battaglia oggi è patrimonio di Rifondazione comunista non esitiamo a stare al loro fianco. Ci rimproverano di essere ambigui? No, non lo siamo. Rispondiamo ai dettami costituzionali, articolo 3 e articolo 5. Non siamo una sigla, ma ragioniamo sulle idee non sulle alleanze schematiche. L’accordo politico-elettorale a Monza Brianza non deve necessariamente valere anche a Saline Joniche. Il patto federativo con la Lega per le elezioni europee era legato a una serie di tematiche che ha visto Matteo Salvini lottare nella nostra stessa direzione. Penso al Ponte sullo Stretto, infrastruttura fondamentale perché ridisegna una nuova Europa, oppure al sostegno all’Alta Velocità. Costruiamo alleanze con chi risponderà alle nostre esigenze. Il nostro partito si fonda su un modello degasperiano. Alcide De Gasperi e Pasquale Saraceno, pur non essendo meridionali, capirono che un Paese che va a tre o quattro velocità non potrà mai essere competitivo. Ho sempre sostenuto che la questione meridionale è un’invenzione per giustificare la parte finale dell’intervento strutturale nel Mezzogiorno che ha finanziato le grandi aziende del Nord che erano ormai fallite. Dobbiamo detassarci dal pregiudizio. E credo che i giornali e il mondo della comunicazione possano svolgere un ruolo determinante nel confutare determinate narrazioni. Sono stati commessi innumerevoli errori nel Mezzogiorno. Da calabrese non posso non sottolineare che a Crotone hanno distrutto il territorio con la Pertusola. La terra di Pitagora è stata violentata dalla classe politica».

Domenica e lunedì si vota in diversi Comuni della Calabria. Che sensazioni ha su questa tornata elettorale?

«L’Italia del Meridione ha dimostrato di avere un radicamento importante al Sud ma abbiamo candidati anche alle comunali di Genova e in Veneto e nel Lazio. A Lamezia Terme sosteniamo Gianpaolo Bevilacqua contro la destra e la sinistra, perché le imposizioni dall’alto non reggono. A Rende abbiamo presentato una lista a sostegno di Sandro Principe. Non si tratta semplicemente della continuazione della battaglia per il no alla fusione. Sono convinto che l’esperienza e le grandi capacità politiche di Principe consentiranno la vittoria al primo turno. Rende è stato un modello amministrativo e deve tornare a essere tale».

A proposito di città unica. Dopo il referendum consultivo che registrò una schiacciante vittoria del no, si disse che dal punto di vista amministrativo era comunque necessaria l’unificazione dei servizi. A che punto siamo?

«Sarebbe il minimo innanzitutto un ambito sociale tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Sui trasporti mi consenta di denunciare che è fallita una municipalizzata nel silenzio assordante della politica. Serve un gestore all’avanguardia ma intanto i nuovi pullman destinati all’Amaco sono fermi da un anno e mezzo in deposito. C’è anche qui un grave ritardo, è palese. Anche sul versante urbanistico c’è una grande lentezza. Il Piano strutturale associato è una possibilità e noi lo favoriamo. Ma siamo anche consapevoli di essere avanti rispetto a Cosenza e Rende di almeno vent’anni».

C’è un problema legato allo spopolamento che si avverte anche nell’area urbana di Cosenza ma che interessa ovviamente tutta la regione.

«La Calabria deve diventare zona franca per settori specifici. A Castrolibero, dopo averlo fatto con il turismo, stiamo tentando di favorire le aziende che operano nell’intelligenza artificiale. Tante eccellenze sarebbero attratte. Bisogna capire che chi parte e va via dalla Calabria lo fa un biglietto di sola andata. Bisogna offrire servizi e in questo occorre essere dirompenti garantendo una premialità alle aziende locali. Dobbiamo diventare una terra di produzione, oggi la Calabria è praticamente un sobborgo di Milano in termini di popolazione. C’è da invertire la rotta ed è su questo che noi costruiremo le nostre alleanze».

Greco, nei giorni scorsi la Provincia di Cosenza ha approvato il conto consuntivo certificando un disavanzo di 82 milioni di euro. L’Ente è sull’orlo del dissesto. Lei è stato un amministratore provinciale che idea si è fatto su questo rischio di default?

«Non entro nel merito dei bilanci che non conosco nel dettaglio atteso che ovviamente il grave disavanzo è sotto gli occhi di tutti. Ma in generale posso dire che sulle Province abbiamo le idee chiare. La nostra battaglia è iniziata dal 2011 contro la legge Delrio. Non volete le Province? Allora abbiate il coraggio di eliminarle del tutto, sapendo che però c’è stato il referendum del 2016 in cui i cittadini hanno chiesto che le Province siano Enti di primo livello. C’è in predicato la riforma che dovrebbe portare all’elezione diretta del presidente della Provincia, così com’era, e auspichiamo che ciò avvenga. Ma sia ben chiaro che i tagli che dal 2012 sono stati fatti, nonostante la spesa pubblica sia aumentata, alle Province e ai Comuni e in parte alle Regioni, rappresentano una vergogna tutta italiana».

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