Green Deal, chi paga il conto? Il lato oscuro della transizione ecologica

  • Postato il 21 maggio 2025
  • Di Panorama
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Quali siano le conseguenze dell’integralismo ambientalista lo abbiamo visto di recente in Spagna. Nonostante il governo guidato da Pedro Sánchez faccia di tutto per intorbidire le cose, la verità sul blackout del 28 aprile è evidente: la rete è collassata a causa di un’instabilità di frequenza dovuta probabilmente alla scarsa gestibilità della produzione di energia rinnovabile. Nel momento in cui si è registrato il blocco della fornitura elettrica infatti, la produzione eolica e solare era al massimo della capacità e sovrastava tutto il resto. L’instabilità generata da un eccesso di produzione ha fatto scattare i sistemi di protezione e, con le rinnovabili, il ripristino del funzionamento della rete si è rivelato più complesso di quanto ci si immaginava. Per questo la penisola iberica e anche alcune zone confinanti della Francia sono rimaste al buio per quasi un giorno.

Ma con il Green deal non si rischia soltanto il blackout, c’è anche il pericolo di pagare a caro prezzo la cosiddetta transizione verde. Se n’è reso conto un mio amico francese, il quale, per una serie di vicende familiari, si è dovuto di recente occupare del patrimonio immobiliare di proprietà dei genitori. Intendiamoci: nessun palazzo, nessuna speculazione. Solo qualche appartamento dato in affitto, che avrebbe dovuto consentire a papà e mamma, e successivamente ai loro eredi, di godere di un’integrazione della pensione.

Ho usato il condizionale passato perché in realtà il mio amico ha scoperto a sue spese quali danni causino i talebani dell’ambiente. Infatti, dall’inizio di gennaio la Francia si è dotata di nuove regole per la locazione di immobili. In pratica, se si possiede un’abitazione catalogata in classe G non è più possibile affittarla. Nel caso la si voglia mettere a reddito e non lasciarla vuota, si è dunque obbligati a ristrutturarla per migliorarne le prestazioni energetiche. In altre parole, sulle vecchie case, quelle che non hanno serramenti nuovi, isolamenti perfetti e sistemi di riscaldamento ultimo modello, il governo francese ha introdotto una tassa invisibile del valore di decine di migliaia di euro. La ristrutturazione di un appartamento, che preveda porte e finestre a tenuta termica, pannelli solari o pompe di calore per generare riscaldamento e raffrescamento, più un eventuale cappotto che impedisca la dispersione, per un appartamento di 75 metri quadri può costare tra i 100 e i 175 mila euro. Non male come stangata.

Certo, esiste la possibilità di non fare nulla e di limitarsi a un uso personale dell’immobile, ma non è escluso che prima o poi a qualche governo ambientalista non venga in mente di introdurre la ristrutturazione per decreto. A questo punto, qualcuno potrebbe liberarsi dell’appartamento dei genitori vendendolo. Ma siccome gli acquirenti non sono fessi, sanno benissimo che se sul capo del proprietario pende una norma che costringe ad adeguare la classe energetica degli immobili, il valore dell’alloggio si abbassa. Dunque, la tassa che non si intende pagare con la ristrutturazione rischia di trasformarsi in un deprezzamento della quotazione, ovvero in una stangata per chi mette in vendita.

A ciò va poi aggiunto che le banche sono più disposte a finanziare con un mutuo un edificio efficiente piuttosto che uno potenzialmente meno appetibile. Dunque, pure i tassi d’interesse rischiano di pesare sul portafogli del povero proprietario di casa. Non è finita. La legge francese prevede che entro il 2030 sia vietata la vendita di immobili in classe G ed entro il 2028 il divieto di affitto sia esteso anche agli appartamenti in classe F, cioè un gradino sopra quanto a efficienza energetica, e in classe E nel 2034.

Vi state domandando quante siano in Francia le abitazioni a rischio di essere messe fuori mercato? Il governo dice 646 mila, ma in realtà nella fascia di alloggi che nei prossimi anni richiederanno di essere ristrutturati, pena l’essere inutilizzabili, ci sono almeno 4,8 milioni di case. E in Italia? Secondo uno studio di Tecnocasa, il 58 per cento degli edifici è nella classe più bassa. Ciò vuol dire che, se fosse in vigore la legge francese, fra i 12 e i 13 milioni di abitazioni non potrebbero presto essere affittate o vendute.

Tutto ciò fa capire che il Green deal tanto amato da Ursula von der Leyen e dalla commissaria Teresa Ribera (quella che in Spagna ha spinto per la trasformazione del sistema energetico, facendo chiudere le centrali tradizionali per pompare le rinnovabili) non è gratis, ma rischiano di pagarlo a caro prezzo milioni di famiglie italiane.

Autore
Panorama

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