Ha ragione Cacciari: la Scuola è stata divorata dalla burocrazia e dall’obbedienza

  • Postato il 16 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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E’ doveroso da parte di chi fa l’insegnante riprendere l’analisi sulla Scuola fatta da Massimo Cacciari su La Stampa lunedì 28 luglio, perché il filosofo scatta una fotografia inappellabile, chiara, capace non solo di “destruens” ma di “costruens”. Una pagina di giornale che andrebbe appesa in ogni sala docenti il primo di settembre o che andrebbe letta ad ogni inizio collegio docenti.

Scrive l’ex sindaco di Venezia: “L’oppressione burocratica schiaccia l’autonomia didattica, omologa al basso, rende vacua chiacchiera ogni selezione meritocratica. L’insegnante ha sempre meno tempo per leggere, studiare, continuare a formarsi. Produzioni di riunioni per mezzo di riunioni, redazione di piani e progetti, rendiconti continui non sulle proprie conoscenze ma sull’osservanza di procedure e metodi soffocano il suo spirito d’iniziativa”.

Ora provate a pensare – se siete docenti – a quante riunioni avete fatto nell’ultimo anno scolastico. Classi parallele, collegi docenti, collegi docenti di settore (nemmeno previsti dalla Legge), interclasse, riunioni sulla continuità, incontri con la neuropsichiatria, con la psicologa, con il Consultorio, Glo, Consigli d’Istituto, commissioni varie e chi più ne ha più ne metta. Cosa vi è rimasto di tutte queste riunioni? Provate a riassumerlo con una sola parola.

Non c’è davvero più tempo per se stessi, per diventare maestri, persone capaci di essere perennemente appassionate. La maggior parte di noi è divorato, schiacciato, inseguito dal mostro della burocrazia “architettato” da chi ci governa per tenerci sotto controllo. Da qui la seconda riflessione di Cacciari: “E’ il sistema dell’universale sorveglianza. Tutto si svolge sotto il timore della punizione. Non hai seguito la regola, non hai riempito con diligenza i moduli prescritti, la controversia legale, magari fino al Tar, sta in agguato. Per essere tranquilli obbedisci ai comandamenti ministeriali, per quanto stupidi possano essere e anche se ciò ostacola fino ad impedirla la tua volontà di crescita intellettuale, di cambiare, di innovare dove le cose ti sembra non funzionino”.

Proprio così. Dopo quasi vent’anni di insegnamento oggi vado in classe con la paura al punto tale da essermi assuefatto al silenzio della maggioranza. Posso scrivere e dire di Scuola solo grazie al fatto che sono giornalista ma da maestro – come quasi tutti – mi sono rassegnato a “fare solo il mio dovere” che per lo Stato significa entrare in classe puntuale, compilare, fare le riunioni, obbedire ai superiori, tacere di fronte alle ingiustizie.

Cacciari osa poi una soluzione: “Docenti e studenti si oppongano, solo così nascerà una nuova classe dirigente”. Sulla carta, il filosofo ha ragione. Ma chi si può opporre? Come ci si può opporre se si è minacciati da sospensioni, voti in condotta, provvedimenti disciplinari? Non ho una risposta. Solo un interrogativo.

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Il Fatto Quotidiano

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