Hair il musical: ritorno a teatro con cast e regia italiani
- Postato il 29 settembre 2025
- Di Panorama
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Al museo di storia americana Whitney Museum di New York esite un quadro raffigurante un pettine e delle ciocche. Proprio quel quadro sembra essere stato d’ispirazione per il titolo di un musical che sarebbe diventato un simbolo planetario contro la guerra in Vietnam. La storia di un gruppo di hippie che nel cuore del Central Park si ribella alla guerra, inneggiando alla libertà a trecentosessanta gradi e che ha visto tra i suoi protagonisti teatrali una giovanissima Diane Keaton e in Italia degli altrettanto novelli Loredana Bertè e Renato Zero.
A quasi sessant’anni dal suo debutto, “Hair” di Gerome Ragni, James Rado e Galt MacDermot, non è mai stato così attuale, in un periodo storico dove i conflitti sembrano fare da padrone.
Nel 2019, in occasione del suo cinquantesimo anniversario, ne era nata una nuova versione italiana prodotta da MTS Entertainment e diretta da Simone Nardini, stoppata però dal Covid. Ma il periodo di guerre e discriminazioni che stiamo vivendo, non poteva passare inosservato alla sensibilità teatrale, e anche grazie alla collaborazione del Teatro Carcano, da novembre HAIR The Tribal Love – Rock Musical ormeggerà sulle scene teatrali italiane in una versione completamente rinnovata, con musiche e dialoghi interamente in italiano, sempre sotto la guida di Simone Nardini, che cura regia, scene e costumi.
Simone, quando debuttò a teatro, il musical raccolse diverse querele per atti osceni in luogo pubblico. Rimarrai fedele all’originale portando il nudo integrale?
“Assolutamente sì, perché il mondo non è cambiato, e non solo per le guerre. Le luci basse nella scena del nudo sono state introdotte da metà degli anni Ottanta, prima era luce piena, come torneremo a fare noi. La volontà degli autori, infatti, è cercare di restituire la forza che lo spettacolo aveva quasi sessant’anni fa, cercando di evitare le querele! Il nudo ha un doppio significato all’interno dello spettacolo. Il primo simboleggia la bellezza di essere come si è. Nella diversità siamo tutti uguali e non c’è nulla da vergognarsi a essere se stessi. L’altro significato riguarda un valore che viene spesso associato al nudo: lo scandalo. E se anche fosse? Che cosa è più scandaloso e vergognoso: il nudo e la sessualità o andare a morire in guerra? In questa duplice valenza, il nudo diventa un costume di scena, un elemento drammaturgico.”
Hai avuto difficoltà a trovare attori disposti a interpretare la scena di nudo?
“Per assurdo ho avuto più difficoltà adesso, nel 2025, che non nel 2019. Perché la realtà fa paura. I giovani sono abituati a vedere e (alcuni) a fare di tutto attraverso i social. Ma il social rimane comunque uno schermo che ti filtra, per cui non viene data la giusta importanza alle azioni. È come se lo schermo del telefonino possa proteggere in qualche modo dalla vita vera, come se fosse una protezione che non rende reale la realtà. Ecco che trovarsi in carne ed ossa su un palcoscenico inizia a essere difficile. In più, l’età scenica dei personaggi è quella del liceo, del college americano.”
Il periodo storico non poteva essere più coerente e appropriato
“Torno alla carica con Hair, perché il momento attuale lo richiede, il contesto sembra quasi più centrato oggi rispetto al suo periodo di stesura e rappresentazione. Un manifesto ideale dei giovani che cantano il loro desiderio di pace e libertà. HAIR vuole essere un momento di riflessione sociale. Con il bisogno di ritrovare l’originaria semplicità, sia nella forma, sia nell’aspetto visivo. Lo spettacolo tratta infatti temi importanti: la libertà sessuale che i protagonisti esprimono con una sincerità che sfida le convenzioni sociali e l’uso delle droghe, che regalano solo un’illusoria fuga dalla realtà, un abbaglio che si trasforma in schiavitù.”
Per approfondire questi temi, saranno organizzati incontri con te, con il cast, accompagnati da storici, studiosi, sociologi e psicologi a Milano e nelle altre tappe del tour
“Il teatro deve essere intrattenimento, soprattutto se parliamo di musical. Ma è anche un momento di aggregazione e di riflessione sociale e culturale. In un momento come questo, più che mai, mi è sembrato giusto abbinare delle attività parallele. I giovani spettatori potranno, per esempio, incontrare uno psicologo per parlare di stupefacenti, perché lo spettacolo inneggia alla libertà delle droghe, ma in realtà questa emancipazione ti nega la libertà nel momento in cui ne diventi dipendente. E poi la possibilità prima dello spettacolo di parlare di guerra, perché i ragazzi devono capire che il conflitto non è solo ciò che sta succedendo oggi a Gaza o in Ucraina. Il germe della guerra è anche semplicemente un atto di bullismo in classe. Solo imparando ad accettarci e ad accettare gli altri per come sono, fisicamente, esteticamente, intellettualmente e culturalmente, ci può essere una speranza per il futuro.”
Partenza 22 novembre al Teatro Manzoni di Monza. Nuovo cast italiano, band dal vivo diretta da Eleonora Beddini , coreografie coinvolgenti curate da Eleonora Mosca; tutto per celebrare finalmente “l’Era dell’Acquario”, in una realtà immersiva dove, almeno a teatro, si potrà cantare “When the moon is in the Seventh House and the Jupiter aligns with Mars, then the peace will guide the planets”. “Quando la luna entrerà nella Settima Casa e Giove si allineerà con Marte, la pace guiderà i pianeti”.