“Ho chiuso con la mia famiglia e non mi interessa avere figli. I miei genitori si facevano la guerra, mi ha segnato a lungo”: Fabri Fibra si racconta
- Postato il 7 settembre 2025
- Trending News
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Milano è protagonista dell’ultimo singolo di Fabri Fibra in duetto con Joan Thiele, “Milano baby”, appunto, “una città che mi ha dato tantissimo. È piena di problemi, sempre più costosa ed esclusiva, però è anche un posto in cui, se uno ci crede, è reciproco. Milano, ecco, ‘crede in te’. Ci scommette. O almeno con me è così”. Il rapper, vero nome Fabrizio Tarducci, ne parla in una lunga intervista a Vanity Fair, tra le difficoltà degli esordi ai successi di due dischi come “Mr. Simpatia” (2004) e “Tradimento” (2006) che lui definisce “l’11 settembre della musica italiana: serviva riportare attenzione sul rap italiano, e senza volerlo avevo trovato la chiave, cioè dei testi estremi, scorretti, pericolosi. Ci sono riuscito, ho aperto una strada, anche perché l’hip hop, prima di allora, in Italia era solo festaiolo. Io non avevo voglia di nascondere la polvere sotto il tappeto”.
Il rapper viene da Senigallia ma con quella realtà e con la famiglia dice di aver chiuso i ponti: “Sì, ma è stato più naturale di quanto sembri. Vengo da una famiglia disfunzionale, i miei, separati in casa, si facevano la guerra e mi hanno segnato a lungo – solo pochi anni fa ho metabolizzato davvero quello che avevo vissuto. Quando nel 2006 sono arrivato a Milano, a livello di rapporti con Senigallia, avevo solo macerie”.
Tracciando un bilancio di questi anni di carriera, Fabri Fibra riflette su ciò che ha dovuto sacrificare, come ad esempio la paternità (“Ho passato vent’anni tra studio e tour e mi è stato impossibile mettere su famiglia”) anche se “al momento neanche m’interessa”. Sull’altro piatto della bilancia però c’è la convinzione che sia valsa la pena fare il percorso che ha fatto: “Sì, per due motivi. Primo, perché la faccia delle persone sotto il palco, percepire che mi ascoltano e che stanno bene, è impagabile. È il coronamento finale di un lavoro lungo, che magari, come nel caso dell’ultimo disco, dura anche anni. Egoisticamente, poi, le dico che questa vita – i concerti, lo studio, la creatività in generale – è da film e me ne accorgo quando stacco. È bellissima, perché mi ha salvato dal vuoto, dall’autodistruzione. Dal niente che stavo rischiando di essere a Senigallia”.
L'articolo “Ho chiuso con la mia famiglia e non mi interessa avere figli. I miei genitori si facevano la guerra, mi ha segnato a lungo”: Fabri Fibra si racconta proviene da Il Fatto Quotidiano.