“Ho paura di perdere i capelli e il terrore che dal water possano uscire i serpenti”: le confessioni di Tananai

  • Postato il 23 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il palco stavolta è quello di “Hot Ones Italia”, ma al centro non c’è solo la musica. Tananai, nome d’arte di Alberto Cotta Ramusino, si è raccontato ad Alessandro Cattelan, nella puntata in onda su RaiPlay da venerdì 23 maggio. “Ho paura di perdere i capelli”, ha ammesso. Poi ha aggiunto: “Ho la fobia che dal water possano uscire i serpenti e, quando prendo il traghetto di notte, ho paura di cadere in acqua e rimanere in mare aperto nel buio. Mi angoscia non capire dove finisce il mare e dove inizia il cielo e la notte”.

La sua estetica, tanto nei tatuaggi quanto nei progetti musicali, segue un principio preciso: fidarsi. “Sono pieno di tatuaggi fatti a caso, ma non sono un completo pirla. Spesso li faccio senza sapere quello che farò. Nel momento in cui scelgo un tatuatore o una tatuatrice mi fido della loro visione artistica e lascio il mio corpo come fosse una tela dove potersi esprimere. Faccio così anche con i miei collaboratori, i registi dei miei video, quando li scelgo hanno carta bianca. Ovviamente discutiamo insieme, ma se ci scontriamo su qualcosa lascio l’ultima parola al singolo professionista del settore”, racconta il cantante.

Il Festival di Sanremo, per lui, è stato un doppio banco di prova. “Sono stati molto diversi. Al primo arrivavo da Sanremo giovani e non ero conosciuto… Il Festival è un frullatore incredibile; si crea una dinamica di competizione che avverti meno tra i colleghi partecipanti ma fortemente nei vari team, nei discografici, negli uffici stampa. Io mi sento sempre un ariete che deve portare avanti il lavoro delle persone che, con me, sono state sul progetto”. Il suo primo Festival si è chiuso con un ultimo posto: “Avrei preferito spaccare senza arrivare ultimo. Però quando ho sentito ‘Brividi’ sono stato consapevole che quello non sarebbe stato il mio Sanremo. Il mio secondo Festival invece ha visto esprimersi un’altra parte di me. Ho portato un altro aspetto della mia personalità e della mia musica, quella più introspettiva ed è andata molto bene”.

Tra i nomi che ha apprezzato all’ultima edizione, Tananai non ha dubbi: “Olly è stato molto bravo, la sua musica ha fatto parlare tanto in questi anni, sono stato molto contento per lui. E anche per Lucio Corsi perché il suo progetto è solido e stabile da molto tempo. Ma il mio pezzo preferito di quest’anno resta però quello di Giorgia”.

Poi, in chiusura, una riflessione profonda sulla sua esperienza all’ONU e sul senso dell’identità: “Una simulazione diplomatica per studenti… è stata una bella esperienza. Una delle nostre responsabilità in questo momento è quella di trovare un posto nel mondo, trovare qualcosa che ci permette di definirci come persone e ci identifichi. Secondo me si va verso l’abbandono della concezione umano centrica del mondo; un modo per stare bene è quello di capire meglio chi siamo e cosa ci piace fare, senza essere definiti unicamente in base al lavoro che abbiamo e ai soldi che facciamo. Perché né i soldi né il lavoro definiscono una persona, che invece viene definita dalle passioni”.

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Il Fatto Quotidiano

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