“Ho sentito un rumore, come se avessi colpito una pietra”: arrestato a Bari don Nicola, il prete indagato per la morte di Fabiana Chiarappa. Tracce di sangue sulla sua auto

  • Postato il 29 aprile 2025
  • Cronaca Nera
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È stato arrestato oggi, 29 aprile, con l’accusa di omicidio stradale aggravato da fuga e omissione di soccorso don Nicola d’Onghia, il prete indagato per la morte della 32enne Fabiana Chiarappa avvenuta la sera dello scorso 2 aprile. Il prete, sacerdote di Turi (Bari), si trova ora ai domiciliari e nei suoi confronti il gip del Tribunale di Bari ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare su richiesta della Procura della Repubblica.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, intorno alle 20.28 la vittima, giocatrice di rugby e soccorritrice del 118, mentre procedeva in sella alla sua motocicletta Suzuki, avrebbe perso il controllo del mezzo, finendo fuori strada e impattando contro un muretto a secco. Poco dopo, sempre secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stata investita dall’automobile condotta da don D’Onghia. Stando a quanto riferito agli inquirenti, quella sera il parroco, alla guida della vettura, avrebbe avvertito un rumore provenire dal pianale della propria auto (“come se avessi colpito una pietra“) ma di non essersi accorto né della moto né della ragazza, anche a causa del buio. Poco dopo aver sentito il rumore, intorno alle 20.30, si sarebbe fermato in una stazione di servizio per controllare eventuali danni all’auto, prima di rimettersi in macchina e tornare verso casa. Solo il giorno dopo, appreso dell’incidente dalla stampa, avrebbe deciso – dopo consultazione coi suoi legali, gli avvocati Vita Mansueto e Federico Straziota – di raccontare tutto ai Carabinieri.

Le indagini, coordinate dalla pm Ileana Ramundo della Procura di Bari, hanno visto impegnati i Carabinieri della Stazione di Turi e la Sezione Investigazioni Scientifiche, che hanno raccolto immagini dalle telecamere di videosorveglianza presenti lungo il percorso e condotto accertamenti medico-legali e tecnici sui mezzi coinvolti e sul luogo dell’impatto. Decisive, per le investigazioni, sono risultate le tracce di sangue rinvenute sulla Fiat Bravo del sacerdote, che dai primi accertamenti scientifici sono riconducibili alla vittima.

Il provvedimento cautelare degli arresti domiciliari, emesso dal Gip di Bari su richiesta della Procura, sottolinea la sussistenza di un duplice rischio: l’inquinamento delle prove e la possibilità di reiterare il reato. Per gli inquirenti rimane aperto il quesito più rilevante: chiarire attraverso l’autopsia, attesa entro il prossimo mese, se il decesso della giovane sia stato causato dall’urto contro il muretto o dall’impatto successivo con la vettura del sacerdote. Nel frattempo, don D’Onghia è stato affidato alla custodia domiciliare, supportato dalla difesa e in attesa dell’evoluzione delle indagini e degli esami autoptici che potranno fornire ulteriori elementi cruciali per la vicenda.

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