Il caso Ngwang inaugura il codice penale dei bianchi e dei neri
- Postato il 3 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La peggior cosa è che non faccia più neppure notizia, né susciti sdegno. Pur essendo un fatto grave che, nella totale negazione del diritto, segna il possibile destino di un giovane calciatore di colore, con padre italiano e in Italia da 16 anni, che ha osato accennare alla piccola Meloni.
Fatti del 22 aprile, lui si chiama Amos Rodriguez Franklin Ibii Ngwang, in un video butta lì una frase – “Melò, ho saputo che hai una bella figlia, io so negro, bello, figo…” tuttora reperibile sul web – che gli costa un provvedimento d’immediata espulsione firmato ad horas dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Lo blocca la giudice di Ancona Alessandra Filoni. L’avvocato del ragazzo fa ricorso e la pratica dove finisce? Giusto sulla scrivania della giudice Silvia Albano. Proprio la presidente di Magistratura democratica già vittima di attacchi pesantissimi nell’autunno scorso per non aver convalidato il trattenimento nel centro di Gjader in Albania di 12 migranti destinati all’espulsione. Era l’inizio dell’avventura albanese di Meloni risoltasi in un clamoroso flop.
Albano, come la collega marchigiana, rispetta il diritto e ferma l’espulsione. I quotidiani governativi Libero e il Giornale ci saltano su per aggredire Albano e ribadire che quel calciatore di 27 anni va espulso. Anche se, con una lettera, ha chiesto scusa per la sua bravata. Toni durissimi contro la magistrata rossa, ovviamente colpevole per una foto che la ritrae – scrive il Giornale – “nella sede della scuola sindacale della Cgil, con un gruppo di ragazzi della Figc, insieme a Gianni Cuperlo, Stefania Pezzopane e altri futuri alti dirigenti del Pd”. Quasi fossero degli eversori rossi…
Ma i garantisti à la carte, quelli che ogni giorno si battono in Parlamento per indebolire ogni possibile norma che possa toccare politici e imprenditori, sono spietati contro Ibii Ngwang. Si lasciano alle spalle i grandi giuristi italiani, da Piero Calamandrei in avanti, per tornare a una procedura pre-giuridica che scardina i fondamenti dello Stato di diritto. A un italiano, della stessa età di Ibii, che avesse fatto quello che ha fatto lui, sarebbe stato difficile contestare perfino il vilipendio. Invece Ibii viene espulso ad horas, senza né contraddittorio né processo.
Esiste forse in Italia, e ce l’ha il ministro Piantedosi in tasca, un codice penale dei neri ovviamente differente da quello dei bianchi? Il garantismo dei Costa, degli Zanettin, dei Calderone vale solo per chi ha la pelle bianca? Per caso, senza saperlo, siamo tornati alle leggi razziali? Perché se non è così appare davvero impossibile espellere uno che è nato nel 1998, che vive in Italia da quando aveva 16 anni, è figlio di un italiano, che di mestiere fa il calciatore, che in Camerun non troverebbe nessuno e soprattutto ormai parla solo la nostra lingua. Forse i partiti d’opposizione, tra Camera e Senato, dovrebbero presentare interrogazioni e interpellanze per chiedere ai ministri dell’Interno e della Giustizia se, all’insaputa dei cittadini italiani, è stato scritto ed esiste un codice occulto per gli stranieri. Peggio di Trump, insomma.
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