“Il catcalling? L’ho sdoganato, è un gesto spontaneo. Rispetto a tutte le piaghe sociali, mi sembra una cosa così leggera e non è considerato reato”: così Anna Falchi

  • Postato il 13 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Il catcalling non fa male a nessuno”, titola in prima pagina il quotidiano “La Verità” riportando le parole di Anna Falchi. La showgirl, impegnata alla conduzione de “I Fatti Vostri”, dopo le polemiche non arretra e conferma le sue posizioni sul catcalling (molestie, verbali e gestuali, subite dalle donne da parte di sconosciuti per strada o in luoghi pubblici, ndr).

“Per il catcalling sono stata anche contestata. L’ho sdoganato perché è un gesto spontaneo, un complimento spontaneo che non nuoce a nessuno se fine a sé stesso. Questo può far piacere a tutti, lo dicevo in questo senso”, ribadisce Falchi al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. “Non stigmatizzo chi lo considera una molestia, è libero di farlo. Ma rispetto a tutte le piaghe sociali che esistono mi sembra una cosa così leggera, tanto che non è considerato reato. Ci sono il mobbing, lo stalking, il revenge porn, il body shaming, il razzismo, l’odio social, l’etaismo, cosa molto più importanti. Mi sento di dire così”, aggiunge la showgirl di origini finlandese.

Falchi cita come esempio, guardando al passato, una canzone di Fred Buscaglione dove l’uomo fischiava a una bella ragazza ed esclamava “Che bambola”: “Dobbiamo tacciarla di sessismo? Se si legge il testo ‘riempiva un bel vestito di magnifico lamè, un cumulo di curve come al mondo non ce n’è’. Quando la donna si stranisce, si gira, gli dà uno schiaffo e lui dice (fischia, ndr) ‘che sventola’. Insomma c’è la libertà di prenderlo come un complimento o di offendersi. Poi nelle commedie degli anni settanta-novanta – continua Falchi – con la Fenech, la Bouchet, sogni proibiti degli italiani, era quasi un cliché. È un modo un po’ anacronistico ma se qualcuno ancora lo faccia, solleviamolo da questo piccolo peccatuccio… mi sembra che il discorso sia logico”

Per la conduttrice, le donne con alcune esagerazioni incutono terrore agli uomini già consapevoli dei limiti del rispetto: “Gli uomini adesso prendono distanza, stanno sulle difensive. È comprensibile, perché c’è un perbenismo un po’ anche forzato, diciamolo. Non si possono rubricare tutti gli approcci allo stesso modo”.

Le sue parole sul “catcalling” avevano fatto discutere a “La Volta Buona”. La conduttrice Caterina Balivo aveva ricordato alcune sue dichiarazioni (“Evviva il catcalling, ce ne fossero di uomini che lo fanno, lasciamoli essere rozzi”) e Falchi aveva replicato: “Detta così, sembra una esternazione brutale la mia. Il catcalling non ha a che fare col gatto, è quando ti fischiano per farti un complimento, magari un modo un po’ selvaggio, come si faceva una volta. C’è sempre stato a me non dà fastidio sinceramente. È un complimento che mi fanno magari anche la mattina quando vado in tuta prendere un caffè così che mi vedono e dicono ‘ah che bella figliola sei’”.

E ancora: “Sono sempre felice quando ricevo un complimento, non ci trovo nulla di grave perché così. Ci lamentiamo che non ci sono più i maschi, ma quella è una cosa un po’ da maschio. Sono anche un po’ dalla parte degli uomini, perché il politicamente corretto è in tutti gli ambiti. Compreso questo, mi sembra un po’ eccessivo. Nel subconscio, in fondo, non dispiace a nessuno, solo che adesso fa comodo dire così“, aveva aggiunto Falchi. Balivo si era dissociata in diretta da tali affermazioni.

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Il Fatto Quotidiano

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