“Il ddl disforia mette a rischio la salute dei nostri figli”: oltre 280 genitori di minori trans contro il disegno di legge
- Postato il 18 agosto 2025
- Diritti
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Condannano i ragazzi e le ragazze a sofferenze inutili e mettono a rischio la loro salute”. Non è un atto di accusa generico, ma la frase di uno dei 287 genitori di ragazzi e ragazze transgender che hanno firmato una lettera dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri del ddl disforia, provvedimento che prevede una stretta senza precedenti sui percorsi di affermazione di genere per i minori trans. Una proposta che – denunciano – “calpesta diritti, salute e vite in nome di ideologie prive di basi scientifiche”.
Il fronte dei genitori è nato in pieno agosto, “mentre tutti erano in ferie”, sottolineano. “È la strategia, farlo ora, quando sei impreparato. Ma noi ci siamo raccolti e siamo tanti. Questo ddl toglie l’unico strumento, la triptorelina, che permette a un adolescente trans di affrontare il percorso con un minimo di serenità. Chi lo ha scritto non conosce il farmaco: è reversibile e usato da anni per altre patologie senza effetti collaterali. Questo governo si intromette nella vita dei nostri figli, mettendo a rischio la loro esistenza. È insopportabile” spiega Cinzia Messina, madre di Greta, una diciannovenne transgender.
Nella lettera, le famiglie denunciano “i silenzi dei centri medici”, “le uscite transfobiche di movimenti che si definiscono ‘pro vita’ mentre negano la vita stessa delle persone transgender” e “le pressioni di un governo che compiace gruppi ideologici invece di proteggere i cittadini”. Mettono in guardia e lanciano accuse molto dure: “Se qualcosa di grave accadrà, lo considereremo un omicidio di Stato”. Citano inoltre le linee guida WPATH, l’Endocrine Society, l’Organizzazione mondiale della sanità e l’articolo 32 della Costituzione, ricordando che “i trattamenti affermativi salvano vite” e che negarli “significa condannare ragazzi e ragazze a sofferenze inutili e a rischi concreti per la salute mentale e fisica”. Promettono battaglia: “Difenderemo con ogni mezzo legale e civile i diritti dei nostri figli. E se necessario ricorreremo alla Corte di Giustizia dell’Unione europea”.
Per Valentina, madre di Emma, 13 anni, la questione è chiara: “Mia figlia già a tre anni manifestava il sentirsi femmina. A otto era depressa. Un giorno mi ha detto: ‘Mamma, io non voglio vivere con questo corpo’. Dopo anni di psicoterapia, al Careggi le hanno prescritto la triptorelina: da allora non ha più crisi depressive né pensieri suicidi. Il farmaco le ferma lo sviluppo e le dà tempo di decidere. Non sono ormoni: è lo stesso farmaco usato per bambine con pubertà precoce. Solo che per le nostre figlie improvvisamente diventa pericoloso. Alimentano ignoranza e odio”. Il ddl, spiegano le famiglie, potrebbe colpire anche chi è già in terapia. “Ogni 6 mesi dobbiamo rinnovare il piano terapeutico, ma se nel frattempo lo bloccano, non so cosa succederà. Ho visto genitori piangere perché sanno che senza farmaco il rischio suicidio è reale. Nessuno lo fa per capriccio: affrontare un percorso così, tra discriminazioni e viaggi infiniti verso i pochi centri specializzati, è tutto tranne che facile” continua Valentina.
L’avvocato e attivista della rete Lenford Matteo Mammini, contattato dai genitori, chiarisce a ilfattoquotidiano.it che il problema non è solo il “registro” delle prescrizioni: “Si prevede una commissione esterna che valuti la fondatezza della prescrizione medica. È un’ingerenza grave nel rapporto medico-paziente, una legge intimidatoria che spaventa i professionisti e li porta a rimandare o sospendere le cure. È il completamento di un disegno iniziato con ispezioni come quella al Careggi ( che, pur senza esiti negativi, hanno prodotto paura e rallentamenti”. Il rischio, sottolinea Mammini, è la violazione diretta dell’articolo 32: “Il diritto alla salute comprende anche l’integrità psicologica. Impedire cure che prevengono un danno psichico grave – come il blocco della pubertà – significa ledere quel diritto. E farlo per ragioni ideologiche, non scientifiche”.
Valentina intanto rilancia l’appello sul piano politico: “Questo governo ha scelto di proporre un ddl che mette a rischio la vita dei nostri figli, ignorando ogni evidenza scientifica e raccomandazione internazionale per alimentare pregiudizi. È una strategia per guadagnare consenso sulla pelle delle persone transgender. Chiedo alle opposizioni di contrastarlo con ogni mezzo: non bastano parole di solidarietà, servono azioni concrete, piazze, emendamenti e denunce in ogni sede nazionale e internazionale”. Le sue parole trovano un primo tiepido riscontro in una parte dell’opposizioni: la segretaria del Pd Elly Schlein, in una diretta social di qualche giorno fa, ha parlato di un provvedimento che “umilia le persone trans” e “limita i diritti fondamentali, arrogandosi il potere di stabilire chi può avviare un percorso di transizione”.
Dalla rete dei genitori, intanto, arriva un messaggio collettivo che suona come una promessa e anticipa un autunno di lotta, anche legale: “I nostri figli e le nostre figlie esistono. Le loro vite valgono. La loro salute non è merce di scambio politico. Saremo al loro fianco oggi e sempre, vincendo questa battaglia contro l’ignoranza e la violenza”.
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